«Io sto con i rinoceronti»

Lunedì 14 Ottobre 2019
«Io sto con i rinoceronti»
L'INTERVISTA
Per qualcuno è la donna che parla con il rinoceronte bianco e che lo salverà dall'estinzione. Solo con lei è stato possibile far partire il progetto internazionale per far rinascere la specie. Di sicuro siede sull'unica cattedra in Italia di Etica Veterinaria, al Bo di Padova. Barbara De Mori, veronese, 48 anni, esperta subacquea e di arti marziali, è una filosofa che ha creduto nell'etica per quanto riguarda gli animali e ha portato in Italia i maggiori esperti mondiali sfondando una porta che sembrava sbarrata.
Come è arrivata questa cattedra?
«Prima per sei anni ho insegnato filosofia morale a Cassino, tutti insieme a cena la sera, poi in un bar del centro giocavamo a calciobalilla con gli studenti che venivano a fare il tifo. Sono tornata a Padova chiamata da un collega di medicina veterinaria che organizzava un master di sanità pubblica e mi proponeva un seminario sull'etica animale, una novità assoluta, era una sfida da combattere anche se non sapevo niente del mondo veterinario. Questo piccolo insegnamento nel 2008 si è concretizzato col ritorno a Padova dove attualmente in Medicina Veterinaria insegno Etica del benessere animale e della conservazione. Tengo anche un corso in lingua inglese».
Ma già da bambina Barbara parlava con gli animali?
«Non ci pensavo nemmeno. Sono figlia di genitori che hanno divorziato quando avevo 6 anni, ho vissuto con mio padre e ho recuperato il rapporto con mia madre da adulta. Ho un fratellastro, figlio di mio padre, avevo 12 anni quando è nato: con lui ho un rapporto di predilezione. Negli Anni Settanta la società non era preparata, mi facevano fare la Prima Comunione in coda perché non stava bene! La maestra, figura molto buona della mia infanzia, mi prendeva da parte e parlava con me: in quel tempo della mia vita soffrivo di anoressia. Mio padre per anni ha lavorato in una televisione e lo accompagnavo la notte, così a 10 anni ho fatto la presentatrice di cartoni animati giapponesi: Ufo Robot, Goldrake, Mazinga, Lady Oscar, Candy Candy».
Non entrano ancora nella sua vita gli animali?
«Nella mia adolescenza mi sono ritrovata a dover scegliere tra due binari che poi si sono ricongiunti: ho seguito una scuola d'arte per 12 anni, era quasi scontato che facessi l'Accademia. Frequentavo lo Scientifico e mi appassionava. Alla fine mi sono iscritta in Filosofia a Padova e per la laurea sono andata a Oxford perché avevo scelto di occuparmi di un filone allora quasi assente in Italia: lo sviluppo del linguaggio. Con le parole facciamo cose, non parliamo soltanto. A Oxford ancora giovanissima ho avuto la fortuna di conoscere i più grandi pensatori, ho fatto la tesi su John Mackie e su di lui ho scritto il mio primo libro: era australiano, trasferito a Oxford, morto molto giovane lasciando una grande eredità. Ho conosciuto la vedova, mi ha invitato nella sua casa, tra dattiloscritti dell'ultimo lavoro incompiuto. Ho chiamato il mio primo cane Mackie, un Labrador che per 17 anni ha accompagnato un pezzo della mia vita importante».
È incominciata allora la sua carriera accademica?
«Ho lasciato la borsa di studio che avevo in Inghilterra per occuparmi di Diritti umani e contemporaneamente di un aspetto allora poco noto del mondo animale: le basi biologiche dell'etica, i nostri comportamenti visti sulla base dei comportamenti dei primati. Sono stata in una delle colonie più grandi al mondo di scimpanzè, quella fondata in Olanda da Desmond Morris ed è stata un'esperienza eccezionale accorgersi che siamo noi con il pelo per le dinamiche legate alla gerarchia».
Il ritorno a Padova
«A Padova mi sono ritrovata in un dipartimento in cui la maggior parte dei colleghi non era entusiasta che un filosofo morale fosse presente in facoltà con un insegnamento verso il quali molti erano scettici. Nel 2007 ho contattato negli Usa il filosofo della morale Bernard Rollin che oggi ha 80 anni, uno dei padri del pensiero animalista contemporaneo e dell'etica veterinaria. Ha accettato di venire in Italia gratis per promuovere l'etica veterinaria».
Ci spiega che cos'è l'etica veterinaria?
«C'era l'esempio di Temple Grandin che era stata una delle pazienti storiche di Oliver Sacks: per affrontare il suo autismo si è avvicinata al mondo degli animali e ha fatto di questo rapporto la sua vita professionale. Da autistica li capiva meglio, ne coglieva l'approccio alla vita, vedeva i particolari ed era in grado di risolverne i problemi. È stata una persona speciale da coinvolgere nel mio percorso».
Perché oggi tanti hanno un animale in casa?
«Il motivo della solitudine non è il principale. Poi la diffusione dell'animale da compagnia è dovuto alla rivoluzione urbana, oggi la popolazione delle città ha superato di gran lunga quella delle campagne. Cinquant'anni fa se chiedevi cosa fosse un animale, un bambino ti rispondeva: gallina, cavallo, mucca, maiale Oggi al massimo rispondono cane e gatto. Ma non è tutto oro ciò che luccica: l'Italia che ha nel cane il suo animale simbolo, è con la Grecia il paese col maggior abbandono di cani».
Parliamo di specie in estinzione?
«Abbiamo la totale responsabilità su questi estinzioni, sono dovute a cause umane. Quando ci avviciniamo a una specie come il Rinoceronte bianco del Nord, una specie che si è praticamente estinta, si capisce che le cause sono tutte provocate dall'uomo e sono scellerate: dal bracconaggio per il corno alle guerre civili, alla distruzione dell'habitat. Il Rinoceronte bianco ha lo stesso colore dell'altro, si chiama così per una cattiva traduzione dall'olandese, la parola originaria sta per muso largo e per il suo modo di brucare l'erba. Quello del nord è originario del Ciad, Sudan, Congo; l'altro sta in Sud Africa. Il bianco è tecnicamente estinto, perché rimangono solo due femmine, madre e figlia, che non possono sopportare una gravidanza. L'ultimo maschio Sudan è morto nel marzo 2018, ma restano gli spermatozoi e sono stati, per la prima volta, prelevati gli ovociti delle femmine. Al progetto l'Italia partecipa col laboratorio Avantea che ha ottenuto i primi embrioni di rinoceronte in provetta e che in precedenza ha ottenuto il primo clone di un toro e di un cavallo. Ci vorranno tre anni per avere una gravidanza coinvolgendo esemplari del Sud. Il cucciolo sarà allevato dalle due femmine superstiti che vengono da uno zoo della Repubblica Ceca e sono guardate a vista da guardiani armati 24 ore su 24. Il progetto ha questo aspetto interessante che mi ha chiamato in causa: il governo tedesco per finanziare 4 milioni di euro ha richiesto il parere vincolante di un esperto di etica!».
Edoardo Pittalis
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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