«Io, regina degli alambicchi»

Giovedì 16 Maggio 2019
«Io, regina degli alambicchi»
IL PERSONAGGIO
In gergo vengono chiamati nasi, ma giustamente lei rifiuta questa definizione, poco elegante e molto riduttiva: preferisce essere definita fragrance designer, creatrice di profumi. Il suo Agrums è stato inserito dal guru francese Nicolas de Barry tra i 101 profumi del mondo e della storia che vale la pena provare almeno una volta. Nell'elenco, dove ci sono miti come Chanel N°5 e Diorissimo, sono solo quattro le essenze italiane. Claudia Scattolini 46 anni, portati con fascino ed eleganza, doveva fare la farmacista, come la nonna, la prima donna laureata a Peschiera del Garda, e come la mamma, ma dopo la laurea si è resa conto di essere attratta da altri alambicchi. Un'attrazione fatale verso il mondo dei profumi. Si è iscritta - prima italiana ammessa - al master europeo di Fragranza e cosmesi all'Università di Versailles. «Due anni durissimi, che senza le basi della laurea in Farmacia non avrei potuto superare - racconta - ma alla fine si esce con una preparazione eccellente. Per tutti i diplomati si spalancano le porte delle grandi multinazionali della cosmesi, 5-6 colossi che controllano il mercato mondiale».
DI NICCHIA
Ma Claudia non ha voluto varcare quelle porte ed ha deciso di mettersi in proprio, e far concorrenza ai giganti della profumeria. «Non scherziamo - frena subito - siamo su pianeti diversi, il mio è un mondo di nicchia». E infatti il suo marchio si trova solo in pochi negozi nelle grandi capitali da New York a Dubai, da Praga al Kazakistan. «Non ho una rete commerciale - chiarisce - Per una scelta precisa ho una produzione limitata. In molti casi lavoro per singoli clienti che mi commissionano un profumo». Come un sarto che confeziona abiti su misura. La sua piccola nicchia è a Cassola, alle porte di Bassano, dove ha sede il laboratorio. Claudia lavora da sola, i collaboratori sono esterni. Si aggira per le stanze dell'atelier del profumo, come una sorta di moderna alchimista, tra formule chimiche, disegni della piramide olfattiva e boccette con oli essenziali, sparse sui vari tavoli di lavoro e sugli scaffali. La creazione di un'essenza richiede moltissime prove. Nulla è lasciato al caso, perché alla base ci sono solide conoscenze scientifiche. Certo, la creatività e la fantasia sono fondamentali. Per Claudia il profumo è un modo di comunicare. «È il primo senso che scatta quando abbiamo un approccio con una persona o un luogo sconosciuti. Si è portati a credere che sia la vista il senso-sentinella, in realtà è l'olfatto a mandarci i primi segnali. Ogni cosa ha un suo odore. E ogni ambiente si può aromatizzare».
JESOLO SI PROFUMA
Lei crea profumi unici su commissione. Può essere un brand come Diesel o Geox, oppure un Comune, come nel caso di Jesolo, o un magnate arabo che vuole fare un regalo esclusivo a una delle mogli. «Il profumo serve a marcare il territorio, o a creare atmosfere. Nel caso di Diesel, doveva adattarsi all'ambiente del gigantesco ingresso dello stabilimento, dove c'è una parete alta 24 metri ricoperta di piante: una scenografia olfattiva, che desse l'idea di fresco. Per Jesolo serviva un'essenza da usarsi in occasione di eventi particolari. Un profumo che portasse subito a identificare la località. Ho cercato di mixare il mare e le discoteche, due dei simboli di quella spiaggia. Un po' di sale e un po' di mojito ed è nato J. Fragrance, il logo olfattivo di Jesolo». A sentirla parlare con la massima semplicità sembra che un profumo lo possa realizzare chiunque mescolando gli ingredienti. Ma non è un minestrone. Dietro ogni essenza ci sono lunghi studi ed un numero enorme di tentativi. Le differenze possono essere infinitesimamente piccole, ma non sfuggono a chi ha naso. «È come per il vino - semplifica Claudia - Tutti sono in grado di dire se quella bottiglia è buona o meno, ma solo chi se ne intende davvero, come un sommelier, ne percepisce le sfumature di aroma, sapore, colore, il tipo di vinificazione, sapidità, dolcezza, freschezza. Analogo è il discorso per i profumi».
DOCENTE AL BO'
Per Claudia, che tiene un corso di Profumeria all'università di Padova, ogni persona dovrebbe avere il suo profumo, una specie di biglietto da visita. «Quando incontri qualcuno inevitabilmente lo metti a fuoco: noti com'è vestito, pettinato, l'abbronzatura della pelle. E percepisci l'odore che emana. È un messaggio forte che trasmettiamo. Io creo il profumo in base alla personalità di chi lo deve usare. Ma per farlo ho bisogno di conoscere la persona». La seduta dura una giornata. Il paziente si reca nel laboratorio di Claudia e si confessa, rispondendo alle domande più varie. Una sorta di seduta psicologica, che prosegue a pranzo, perché anche la scelta del cibo e del modo di porsi a tavola porta a capire chi sei. Alla fine esce l'essenza che per la dottoressa Scattolini è adatta ad esprimere la personalità del cliente. Un eau de parfum che nessun altro al mondo avrà e che rappresenta l'anima di chi lo porta.
SALVINI E DI MAIO
«La personalizzazione del profumo si sta diffondendo soprattutto tra gli uomini, divenuti grandi consumatori di prodotti per l'estetica - racconta la creatrice di fragranze - Io cerco di aiutarli ad avere un'identità olfattiva». Se ognuno dovrebbe avere il profumo che si merita, vien voglia di sapere quali fragranze consiglierebbe ai nostri politici. Claudia sta al gioco: «Premesso che dovrei avere la possibilità di trascorrere con loro alcune ore, vado a spanne, basandomi su quello che ho letto e visto in televisione. Per Salvini ci vuole qualcosa di immediato e un po' rustico. Penso a un'essenza estratta dal fico che è verde di colore e trasmette una percezione olfattiva familiare. Per Di Maio vedrei bene qualcosa di démodé, che non porta niente di nuovo, ma che la gente coglie facilmente. Cercherei nella famiglia dei Fougere, essenza in voga negli anni Ottanta. Per Zingaretti servirebbe un aroma sofisticato, penso al Bourbon come base. Un profumo che racconti qualcosa di concreto, che dia un messaggio». Comunque il profumo non potrebbe essere utilizzato in campagna elettorale per raccogliere voti, perché per apprezzarlo bisogna essere a distanza ravvicinata. «Le essenze persistenti che lasciano una scia al passaggio - chiarisce Claudia - sono ormai superate ed anche un po' volgari. Il profumo deve essere delicato nel proporsi agli altri e non si deve sentire da lontano. La distanza ideale per apprezzarlo è quella dell'abbraccio». Ma, senza essere troppo romantic,i può bastare quella di un selfie.
Vittorio Pierobon
(vittorio.pierobon@libero.it)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci