«Io, il signore delle mostre»

Giovedì 22 Ottobre 2020
«Io, il signore delle mostre»
IL PERSONAGGIO
La cultura è un momento consolatorio. E quella pittura istintiva, di getto, rivoluzionaria, una macchia che diventa colore e luce, a suo avviso potrebbe produrre questo effetto positivo nell'immediato, nel difficile periodo che stiamo attraversando. Addirittura replicando, nonostante il rispetto delle restrizioni anti-contagio, i numeri record registrati 16 anni fa con una rassegna analoga, tenuta nel medesimo posto e con la stessa qualità.
L'IDEA
Federico Bano, mecenate della cultura, con un passato nell'ambito della moda, ma da un quarto di secolo presidente della Fondazione omonima la cui finalità è tutelare e promuovere il patrimonio storico e artistico, con particolare attenzione all'Ottocento e al Novecento, ha deciso di allestire a Padova, a Palazzo Zabarella, la mostra I Macchiaioli. Capolavori dell'arte che risorge, che verrà inaugurata dopodomani, sabato, e che rimarrà aperta fino al 18 aprile 2021. Una sfida, la sua, che trae origine proprio dal desiderio di creare nuovi slanci, motivare reazioni, suscitare emozioni in una fase in cui l'emergenza sanitaria la fa da protagonista in ogni ambito.
Cento i capolavori, suddivisi in 6 sezioni, che saranno esposti nell'antico immobile situato nel cuore della città del Santo, nell'ambito della rassegna, frutto di un enorme lavoro durato un anno, curata da Giuliano Matteucci e Fernando Mazzocca: ci sono opere inedite, altre ritrovate, che ri-accendono i riflettori su un movimento innovativo che, spesso in contrapposizione con l'Impressionismo, ai suoi tempi non aveva riscosso il giusto riconoscimento, tanto che i suoi protagonisti venivano derisi, ma che invece poi ha cambiato il modo di rappresentare la realtà.
TANTI CAPOLAVORI
Provengono prevalentemente dalla Toscana (per esempio il Museo di Palazzo Pitti e alcune collezioni private), dove la corrente dei Macchiaioli aveva mosso i primi passi, attirando l'attenzione di critici, letterati e infine, anche il quel caso, di mecenati, che l'avevano appoggiato, contribuendo a farlo diventare il più importante che l'Italia abbia avuto nell'Ottocento, perché ha portato modernità nella pittura. E adesso, in una sorta di deja vu, Bano fa un'operazione analoga, stavolta a parti rovesciate, con i capolavori utilizzati per «guardare avanti, a un'Italia che risorge».
LA RIFLESSIONE
Il filo conduttore, lungo 200 anni, che collega i Macchiaioli alla situazione attuale è sintetizzato dallo stesso Bano. «Il loro - annota - è un mondo immediato, la cui essenza racconta dei valori dell'uomo, eroico e instancabile, della sua forza e del suo coraggio, della sua voglia di ripartire giorno dopo giorno a dispetto di qualsiasi difficoltà. Pieno di sogni ed emozioni vitali, forte di un'anima potente e vera che da sempre contrasta la morte. E anche l'uomo odierno è in un certo senso un macchiaiolo, che sa cogliere la vita in modo pieno, totale e profondamente eroico». «Le pescivendole di Signorini, - aggiunge - il merciaio di La Spezia, l'erbaiola di Fattori, le signore al sole di Cabianca, la gente al mercato di via del Fuoco, le madri raggianti e piene di vita, i bambini colti nel sonno, la donna che legge il giornale, sono i protagonisti della nuova rassegna. Luce, sole, nuvole, balconi fioriti, bucato steso ad asciugare, giovani donne che guardano assorte il paesaggio che si disegna fuori dalla finestra: sono immagini di un'Italia datata Ottocento, ancora incompiuta, sotto il profilo socio-politico, ma iconicamente riconoscibile e che oggi ci vengono incontro a delineare un Paese profondamente segnato dalla pandemia. Come allora, infatti, abbiamo davanti agli occhi la luce del sole, il bianco delle lenzuola, i davanzali con i fiori, tutto ciò a cui ci siamo aggrappati durante i giorni della quarantena, nel desiderio di sfuggire alla paura e all'angoscia. L'Italia dei macchiaioli, dunque, si sovrappone a quella del dopo pandemia».
APPASSIONATO
Ricerca e bellezza. Partendo da questo binomio per conquistare il pubblico, Bano nel 1996 aveva creato la Fondazione Zabarella, dopo aver restaurato lo storico palazzo omonimo, trasformandolo in un centro culturale multifunzionale, oltre che in una perfetta sede espositiva e in un laboratorio di ricerche e approfondimenti storico-artistici. Ha fatto tutto da privato, in collaborazione con enti, istituzioni, musei e collezionisti e, curando scientificamente la qualità degli eventi, è riuscito fin da subito a richiamare folle di visitatori. La mostra inaugurale era stato un battesimo prestigioso, con la rassegna dedicata al pittore francese Utrillo che aveva richiamato migliaia di persone. E ogni anno, poi, ha sempre proposto almeno un evento di assoluto valore: da Balla da Hayez, da Caravaggio a Bernini, da Mengs a Picasso, dai Macchiaioli prima dell'Impressionismo a Boldini, e poi De Chirico, Signorini, Canova e Modigliani.
GLI OBIETTIVI
«Con progetti di qualità - aggiunge il presidente - ho perseguito l'obiettivo di contribuire a ri-collocare Padova nel suo giusto contesto, reale e percepito, di importante e attivo nodo nel circuito nazionale dedicato alla creazione e alla promozione di attività culturali di alto livello in ambito artistico. E in questo momento problematico mi è parsa chiara la necessità di non mollare. Quindi, nonostante i costi elevatissimi per trasportare a Padova i cento capolavori dei Macchiaioli e per assicurarli, e non sapendo ora se ci saranno ulteriori restrizioni anti Covid, ho deciso comunque di concretizzare il progetto. Era un atto dovuto. Certo, la mia speranza è che la situazione evolva in maniera benevola, per il bene di tutti e anche per l'arte. Mi auguro che la mostra dedicata ai Macchiaioli, i quali rappresentano in un certo senso la nostra identità, ci possa accompagnare fino ad aprile: ho investito molto, però l'ho fatta con il cuore. Da imprenditore della cultura, ma per il bene dell'intera comunità. Esporremo capolavori di pittori che rappresentano un esempio di come si lottava nel Risorgimento per cercare nuovi slanci. Esattamente quello di cui c'è bisogno pure oggi».
Nicoletta Cozza
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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