«Insieme a Boldi vi farò ridere anche su Marte»

Mercoledì 12 Agosto 2020
Dopo il successo di Amici come prima, ancora un film con Massimo Boldi dopo 13 anni di separazione. L'estate del Covid-19 per Christian De Sica è Cinecittà, mascherine e splendidi ricordi del padre Vittorio.
Che sta facendo ora?
«Siamo a metà della terza settimana di riprese di Un Natale su Marte con Massimo Boldi e la regia di Neri Parenti. Tra due settimane gireremo a Cinecittà».
Amici come prima era dolce. Questo?
«Violentissimo, ma in senso comico. Uscirà al cinema a Natale o inizio gennaio 2021. Siamo su Marte, nel 2030, un resort come ambientazione. Nel film mi chiamo Fabio Sinceri ma invece dico un sacco di fregnacce. È diviso in due episodi».
Perché Marte?
«Gigi Proietti mi prendeva in giro: Siete stati in India, America, Africa... e mo' dove cavolo andate? Su Marte!».
In Amici come prima lei faceva da chioccia a Boldi. Qui?
«Pure peggio: è mio figlio. Il pargolo viene risucchiato in un buco nero e poi ci ritorna indietro con le fattezze di Massimo Boldi».
Faticoso girare con il Covid-19?
«Ogni giovedì faccio il tampone e le maestranze devono fare il sierologico. Tutto rallentato. Si fa una scena e c'è la disinfestazione dell'ambiente».
Boldi come sta?
«Viene direttamente in mutande e canotta sul set perché ci sono 40 gradi. Dobbiamo ancora girare una scena con gli scafandri».
Come avete fatto Marte?
«Grazie ai produttori Indiana e Cattleya, più Warner in distribuzione, usiamo il 360 Led Wall, un muro digitale che permettere di recitare circondati da una scenografia virtuale. Lo hanno usato per la serie tv The Mandalorian, mentre è la prima volta in un film italiano. Non potevamo andare in Marocco per via del Covid-19, così abbiamo inventato Marte a Cinecittà».
Uscendo dal set, che Italia vede in questo periodo?
«Strana. Tutti con la mascherina. Io uso quella chirurgica. Quando voglio fare il fico metto quella nera glamour ma poi comincio a grondare sudore. È un'estate assurda, indimenticabile».
Altre estati memorabili?
«Da piccolo papà lavorava sempre, al massimo ci portava qualche giorno a Saint Vincent, Montecarlo o Sanremo, tutti posti con i casinò perché voleva giocare. Un'estate a Sanremo volle insegnarmi a nuotare. Mi aveva fatto a 51 anni quindi non era proprio aitante. Stava fuori dall'acqua tranquillo e io mezzo affogato. Fai la rana Christian, lì fermo impalato. Poi tra il 1958 e il '59 portava me e mio fratello Manuel a Santa Marinella a casa di Roberto Rossellini e Ingrid Bergman. Adoro le prime vacanze con mia moglie Silvia, appena nato il piccolo Brando.
Sempre a novembre e dicembre però, mica agosto. Noi vogliamo un agosto indelebile...
«Ce l'ho! Ero molto piccolo, era agosto e avevo la poliomelite a Roma. Papà e mamma portano me e Manuel al Grand Hotel Palazzo della Fonte di Fiuggi, magnifico, tutto liberty e art noveau. Sempre fine anni 50. Mi ricordo papà che incontra Eduardo De Filippo lì con il figlio Luca e la povera figlia Luisella (sarebbe mancata nel 1960, N.d.R.). Papà ed Eduardo facevano il teatrino solo per noi. Venne pure Totò perché aveva fatto da poco L'oro di Napoli (1954) per la regia di papà dove c'era anche Eduardo. Siamo stati gli unici al mondo ad aver visto fare i clown su un palco insieme Vittorio De Sica, Totò ed Eduardo De Filippo. Pazzesco. Da quell'estate papà si fissò con l'idea del Teatro Lampo: io e Manuel a casa nostra, in frac, per intrattenere i suoi amici.
Che facevate?
«Sketch dai titoli assurdi, tipo Cittadini che protestano o I suicidi. Quando un giorno gli dico: Papà ho deciso: voglio fare l'attore, lui fa stravolto: Ma che sei matto?! e io: Ma papà... se m'hai fatto cominciare tu!».
Ora un salto nel futuro. Agosto 2021: Christian De Sica è uno splendido 70enne, e che fa?
«Spero ancora questo mestiere, altrimenti aprirò una scuola di recitazione. Ma comica, non drammatica».
E da qui ad agosto 2021?
«Faccio una piccola partecipazione in Comedians di Gabriele Salvatores da un soggetto di Trevor Griffiths. È stata una delle sue prime regie importanti al Teatro dell'Elfo di Milano e già l'aveva citato per il suo secondo film Kamikazen (1987). Poi torno con Siani dopo Il principe abusivo (2013) per Chi ha incastrato Babbo Natale.
Salvatores perché?
«Ci conosciamo da una vita e abbiamo amici in comune. Faccio un cammeo come vecchio attore che va ad esaminare dei colleghi. Il film, a parte Ale e Franz, sarà composto da giovani aspiranti guitti come eravamo io e Manuel ai tempi del Teatro Lampo di papà».
Francesco Alò
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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