Industria e ambiente a Berlino Caputo ora racconta cos'è l'Ilva

Domenica 23 Febbraio 2020
CINEMA
C'è ancora l'Italia in primo piano a Berlino. Al festival, nella sezione Panorama arriva Semina il vento, del tarantino Danilo Caputo, che porta il tema ecologico a narrare una terra sempre più tormentata, dove l'industria (in primis, l'Ilva) da tempo assale la natura. È un film piccolo, diviso tra sociale e privato, con la storia di una ragazzina che torna al proprio paese, tra gli uliveti e le ciminiere, entrando in conflitto con il proprio padre, proprietario di alcune terre, che invece cede ai compromessi e delude la figlia, intenta a salvare gli alberi. Il film esplora questa opposizione familiare, attraverso gli elementi significativi della natura, come il vento, mostrando una sensibilità non comune, nel disegnare un paesaggio costantemente minato: «Perché non volevo appiattirmi su un film solamente di denuncia», dice il regista.
DAL REFERENDUM AL FILM
Un progetto che parte da molto lontano, quando nel 2013 fu indetto un referendum a Taranto sul futuro dell'Ilva: «Sono partito da quella delusione. Il fallimento alle urne mi ha portato a credere che non solo l'inquinamento è, com'è ovvio, un dramma, ma che all'occasione la gente si volta dall'altra parte non andando a votare e quindi rinunciando a esprimere il proprio parere e cambiare lo stato delle cose. Insomma sembrava dire che il problema non la riguardava. Invece Taranto, la mia città, dipende da questa fabbrica da oltre 60 anni, creando costantemente l'illusione della felicità, provocando al contrario danni enormi, all'ambiente e soprattutto alla salute dei cittadini».
Si direbbe che in questa luce c'è tutta la conflittualità padre/figlia: «Sì e anche in modo paradossale. La giovane Nica è legata alla nonna, al passato e cerca di valorizzare, riscoprendolo, un mondo antico. Il papà invece è cresciuto nella modernità e nella finta prosperità dello sviluppo industriale, mostrando di accettare le lusinghe e i compromessi capitalistici. Il senso ecologico è un tema giovanile credo dovuto al fatto che le nuove generazioni hanno visto le conseguenze nefaste nel tempo portate dal sistema economico, assalendo la natura».
LA GIOVANE PROTAGONISTA
Nica è la giovane Yile Yara Vianello (già protagonista di Corpo celeste di Alba Rohrwacher), che pensava di smettere di fare l'attrice: «L'abbiamo cercata per 2 anni e alla fine ce l'abbiamo fatta a convincerla, spiega Caputo. E la ragazza, con la sua riconosciuta timidezza, esplora il proprio personaggio, immedesimandosi nelle sue scelte: «C'è molta affinità con Nica. Tante cose le avrei affrontate anch'io così, con le medesime forza e volontà. Ci ho messo tanto di mio nel personaggio, credo per questo piuttosto credibile. Almeno spero». Coraggio e desiderio, lotta e caparbietà. Servono forse azioni così risolute per portare avanti una politica arrembante su un tema così scottante, che vale il futuro del pianeta. Caputo ne è convinto: «Credo serva qualcosa di choc che ci obblighi a confrontarci ogni giorno. Il destino dell'umanità passa per forza da qui».
Adriano De Grandis
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci