In nero e col reddito di cittadinanza

Giovedì 10 Ottobre 2019
In nero e col reddito di cittadinanza
CAORLE
Gli oppositori del reddito di cittadinanza, su questo, sono stati profetici. Perché il grande bug della rivoluzione del welfare, marchio di fabbrica del Movimento 5 Stelle e del governo gialloverde, è il lavoro nero: stipendi nascosti al fisco, cioè, per poter ottenere il sussidio statale. E anche in Veneto cominciano a spuntare i furbetti. Il primo caso (ufficialmente, ma come confermano dal comando regionale della guardia di finanza gli episodi su cui si sta indagando tra le sette province sono diversi) arriva dal litorale veneziano, a Caorle. Qui, le fiamme gialle locali hanno scoperto una 21enne della zona che arrotondava i 300 euro al mese di reddito di cittadinanza lavorando in nero per un ristorante. Quel che è più grave, in realtà, è che la giovane, che vive a casa con i genitori, nella dichiarazione Isee non aveva inserito l'intero reddito famigliare. Se l'avesse fatto, non avrebbe avuto diritto al sussidio. Per questo motivo i militari l'hanno denunciato per il reato di omessa presentazione della documentazione sul reddito. Informato l'Inps della situazione, la tessera è stata immediatamente ritirata.
«ALTRE INDAGINI»
«Tutti i comandi provinciali - spiegano dal comando regionale della finanza - sono stati informati della necessità di provvedere a controlli diretti o indiretti (come in questo caso) sulla legittimità del reddito di cittadinanza. L'indicazione è operativa ovviamente solo da pochi mesi, ma nonostante ciò ci sono già diverse attività investigative in corso». Sicuramente quello di Caorle è il primo episodio in assoluto nell'area metropolitana di Venezia. «Combattere il lavoro nero è una nostra priorità - commenta il generale Giovanni Avitabile, comandante provinciale del Corpo - e in questo senso gli approfondimenti sul reddito di cittadinanza, ora, scattano in automatico in caso di situazioni irregolari nel mondo del lavoro. Sono delle indagini fondamentali perché queste misure devono essere considerate solo di sostegno. Anche in una regione come il Veneto, che non è certo tra le prime del Paese per richieste di questo beneficio». I numeri dell'Inps, in effetti, danno ragione al generale. In Veneto sono state accolte 5,6 domande ogni mille abitanti, contro il dato medio nazionale di 14,8 (e un picco di 26,3 al Sud). Naturalmente la parte del leone spetta ai capoluoghi di provincia e, in generale, alle località popolose: più sono i residenti, più sono i potenziali richiedenti. Guida la classifica Verona con 2.428 istanze recepite, seguita da Padova (2.237), Venezia (1.959) e Vicenza (1.201); più staccate Treviso (714), Rovigo (580) e Belluno (163).
I NUMERI
Il caso veneziano, per l'appunto, è stato scoperto con un controllo indiretto. L'obiettivo primario, come spesso accade nelle località turistiche del litorale, era cercare l'impiego di lavoratori irregolari. La guardia di finanza di Caorle dall'inizio dell'anno ha eseguito 31 controlli, individuando 45 dipendenti in nero. Diciassette i datori di lavoro sanzionati, per un totale di 181mila euro di multa. I settori ispezionati vanno dai bar ai ristoranti, dagli hotel ai campeggi. I dipendenti irregolari sono sia italiani sia stranieri, e di questa seconda categoria fanno parte soprattutto moldavi, romeni e dominicani. In 6 casi, i dipendenti irregolari sono stati regolarizzati e assunti ufficialmente. Nel ristorante in cui lavorava la 21enne con il reddito di cittadinanza, c'erano altri due colleghi in nero. In una azienda di pulizie, invece, sono state trovate 16 donne dell'Est con contratti fantasma, che erano state reclutate dai titolari (segnalati in procura per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro) tramite annunci sui social network.
Davide Tamiello
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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