In guerra con i soldati di carta

Mercoledì 25 Novembre 2020
In guerra con i soldati di carta
LA STORIA
«La documentazione non serve solo a rendere realistica una storia, è quello che ne dà il senso, sottintende agli avvenimenti, implica la psicologia dei personaggi. Che implica la psicologia dell'epoca. Le parole di Guido Fuga, che fu collaboratore di Hugo Pratt, sono un buon viatico per avvicinarsi non solo all'opera del maestro veneziano del fumetto, ma anche per capire il lavoro che sta dietro la realizzazione degli eserciti di soldatini di carta del Corriere dei Piccoli, un'operazione che tra gli anni 50 e 60 del secolo scorso lo vide impegnato assieme ad altri celebri e celebrati autori, tra cui i veneti Dino Battaglia e Leone Cimpellin.
LA RICERCA
A queste figurine da ritagliare è dedicato il bel volume Soldatini di carta. Le grandi firme del fumetto nel Corriere dei Piccoli, curato dalla veneziana Laura Scarpa per i tipi della casa editrice ComicOut (24,90 euro), che ripropone le tavole d'epoca recuperate e restaurate - in grande formato. Studiandole e leggendo gli approfondimenti (i testi sono di Andrea Angiolino, Lorenzo Barberis, Bruno Caporlingua, Adriano Carnevali, Davide Jabes, Adriano Laruccia, Alessandra Lazzari e della stessa Laura Scarpa) si capisce bene quanto la loro genesi si intrecci alla produzione fumettistica dei loro autori.
LA STAGNO
I soldatini, di stagno e di carta, possono essere considerati in un certo senso i primi giochi di ruolo, war games che si fanno risalire alla Prussia del 1700. Originariamente erano un gioco per bambini ricchi, destinato a educarli alla guerra e al comando, ma ben presto si diffusero in tutte le case borghesi. La versione più povera sono i soldatini bidimensionali di carta, che vennero soppiantati dalla plastica solo a fine anni 60. Venduti in cartoleria, potevano essere ritagliati e incollati su fogli di cartoncino leggero e infine giocati: avevano piccole basi che permettevano di schierarli per le battaglie. La bellezza di queste figurine è evidente, e a disegnarle infatti sono perlopiù le grandi firme del fumetto, alcune già affermate, altre che diventeranno autorevoli in pochi anni.
ANNI TRENTA
Sul Corriere dei Piccoli, il giornalino che ha portato e sviluppato il fumetto in Italia, i primi soldatini compaiono tra il 1931 e il 1937, ma sono più educativi che giocabili. Si tratta di una serie a cadenza settimanale di tavole illustrate a colori intitolate L'album dei soldati che si alternano ad altre serie (Popoli pittoreschi, Oriente favoloso). Le immagini sono collocate attorno a un riquadro di testo che fornisce le informazioni sulle nazioni e le popolazioni trattate. La mano che le disegna è quella di Domenico Natoli, che in tutto produrrà 37 tavole con 800 soldatini.
La svolta è alla fine degli anni 50, quando il settimanale pubblica una serie di soldatini in occasione del centenario della seconda guerra d'indipendenza: la realizzazione viene affidata allo studio Dami e in particolare a Giorgio Trevisan. Fanno la comparsa paginate di piccoli eserciti pensati per essere ritagliati e incollati su cartoncino.
CARABINIERI & BERSAGLIERI
Da un lato Vittorio Emanuele II, Garibaldi, Cavour, e file ordinate di bersaglieri, garibaldini, carabinieri, cavalleggeri, fanti, granatieri e genieri, con i cannoni dell'artiglieria; dall'altro Napoleone III, il generale Mac Mahon, ussari, granatieri a piedi e a cavallo, volteggiatori, zuavi e turcos. Tutti con la loro basetta da piegare per farli stare ritti in piedi. Ma non ci sono solo eserciti, il mondo dell'avventura si affaccia tra le figure militari (pellirosse, guerrieri e personaggi di paesi esotici e lontani) e finisce per comprendere anche figure da teatro o da pista: le maschere, personaggi d'opera, e infine anche calciatori e ciclisti.
In Pratt lo studio delle divise e delle mostrine dei vari eserciti fu un'attività parallela alla sua produzione fumettistica e di supporto a quella. Io ho visto personalmente alcuni suoi grandi fogli riempiti di soldatini in divise perfette e dettagliate scrive Scarpa - li aveva fatti attorno ai sedici anni, tornato dall'Africa a Venezia, andando a documentarsi alla biblioteca Marciana. Lo studio non si fermò mai, tanto che Scarpa sottolinea come nelle divise mettesse precisione assoluta, era come se quelle fossero il metro che misurava la storia. I soldatini di Pratt non sono affatto statici, ma estremamente dinamici e non è raro che alcuni siano disegnati in sequenza a riprodurre un'azione. E questo è anche il caso di Dino Battaglia, che in una stupenda tavola intitolata Tre secoli di armi da fuoco riproduce un moschettiere del 1608 in sette posizioni successive, da quella di riposo a quella di fuoco, passando attraverso il caricamento del suo moschetto; le varie azioni sono illustrate nello spazio della basetta, con l'uso dei termini tecnici (lo scopo educativo andava a braccetto con l'eleganza visuale). Nella stessa pagina c'è un'esercitazione di fanteria (1764-1780) che riproduce l'innesto della baionetta in canna in cinque movimenti.
GLI ALTRI VENETI
Battaglia oltre a disegnare i soldatini ne ha anche scolpiti molti, in legno di balsa, e poi la moglie Laura li colorava. Una passione che lo accomuna a un altro gigante come Sergio Toppi, di cui vengono presentate alcune tavole che sono una gioia per gli occhi: non solo quelle dedicate a esercito, marina e aviazione, ma anche quelle che illustrano il torneo cavalleresco, scene di caccia e le crociate. Anche Cimpellin prestò la sua matita al progetto, contribuendo con il suo stile espressivo grottesco alla serie soldati e battaglie, e accanto a quelle con i calciatori e i ciclisti, con cui bambini e ragazzi potevano ricreare e inventare partite e gare.
CREPAX E DINTORNI
Tra le chicche del libro anche un gioco da tavola con tanto di tabellone che riproduce la battaglia navale di Trafalgar (21 ottobre 1805), con un puntuale regolamento per giocarla. L'autore è Guido Crepax, che oltre ad essere il creatore di Valentina fu grande ideatore di giochi di guerra. Mi sono sempre sentito rapito di fronte ai soldati dei miei wargames raccontava in un'intervista - () tutte battaglie che non sono mai state per me le battaglie reali, i massacri storici che lasciavano sul campo centinaia di migliaia di morti ammazzati. Sono spettacoli che mi interessano da punto di vista estetico, scenografico, esteriore: somigliano agli incontri di boxe, alle gare automobilistiche. Non sono mai degli spettri di guerra. Non era certo lo spirito bellico quello che ispirava gli autori, che erano stati tutti bambini esuli e bombardati.
Marco Gasparin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci