«In aiuto ai bellunesi giocando con l'Ariosto»

Venerdì 11 Gennaio 2019
«In aiuto ai bellunesi giocando con l'Ariosto»
L'INTERVISTA
Dalla pubblicità del Maxibon ai film di Muccino fino ad arrivare a Ludovico Ariosto. Il Du gust is megl che uan della famosa pubblicità del gelato, metà biscotto e metà cioccolato, è solo l'inizio di una carriera ricca di personaggi forti al cinema, in televisione e a teatro. Bello, bravo e preparato Stefano Accorsi, 47 anni, ha inanellato un successo dietro l'altro. Da Carlo, l'innamorato spaventato de L'ultimo bacio, allo strepitoso Loris, tossico e sbandato, di Veloce come il vento, passando per Le fate ignoranti e Radio Freccia. Ora sarà anche la voce narrante di un documentario dedicato al Tintoretto in uscita a febbraio. Non rinnega nulla di quanto fatto, nemmeno quello spot televisivo che lo presentava giovane e già accattivante. Una carriera da grande al fianco di due donne bellissime: prima Laetitia Casta dalla quale ha avuto due figli e ora la moglie Bianca Vitali che un anno e mezzo fa, con la nascita di Lorenzo, l'ha reso padre per la terza volta.
In questi giorni Accorsi è impegnato in teatro e arriverà in Veneto con lo spettacolo Giocando con Orlando, un monologo ispirato al poema di Ariosto, diretto e adattato da Marco Balliani e prodotto da Nuovo Teatro. L'attore bolognese, sarà in scena al teatro Comunale di Vicenza l'11 e 12 gennaio e al Comunale di Belluno il 29 gennaio. In quest'ultima data devolverà gli interi proventi al Bellunese oltraggiato dal disastro di vento e pioggia dello scorso 29 ottobre. Unico artista singolo che si è lanciato in questo gesto di generosità.
Come è nato il desiderio di aiutare il Veneto?
«La regione aveva fatto un appello e io mi sono sentito di collaborare aggiungendo una data non prevista al mio tour. Coniugare la mia attività di artista con queste richieste di aiuto mi rende sempre felice».
È legato alle Dolomiti e a questo territorio?
«A Belluno ho già presentato I piccoli maestri e anche il Decamerone, inoltre d'estate vengo in montagna da quelle parti. Comunque non l'ho fatto per questo, diciamo che ogni volta che transito con i miei spettacoli in zone che lanciano richieste di sostegno di questo tipo, per quanto possibile faccio la mia parte».
È passato da Muccino all'Ariosto, come nasce questo spettacolo?
«L'idea ha origine dalla lettura di alcuni brani dell'Orlando che feci in un piccolo auditorium di Parigi alcuni fa. Capii subito che questo poema avrebbe funzionato a teatro. Così lo proposi a Marco Balsamo di Nuovo Teatro che ha accolto la mia idea e l'ha prodotto e ci siamo rivolti a Marco Balliani per l'adattamento del testo. In una prima versione ero in scena con un'attrice, nella seconda stesura con Balliani stesso, infine, lo spettacolo è diventato un monologo. È questa versione quella che più si avvicina alla mia idea originale».
Quindi la vedremo cavaliere solitario sul palcoscenico?
«Il pubblico può abbandonarsi completamente alla narrazione, ci sono solo dei cavalli sullo sfondo. Nello spettacolo irrompono in tutta la loro forza Orlando, Carlo Magno, l'ippogrifo alato, ma sono personaggi solo evocati».
Rispettando le ottave di Ariosto?
«Ci siamo accorti che questo linguaggio in rima coinvolge moltissimo il pubblico. Certo, Balliani ed io, abbiamo sempre ben presente la voglia di comunicare in modo chiaro, quindi abbiamo modernizzato alcuni termini. Garantisco che il pubblico, di tutte le età, partecipa molto. Su tutto c'è poi la straordinaria ironia di Ariosto. Io entro in scena inizialmente come narratore, poi divento tutti i personaggi, ad un certo punto sono pure Angelica».
Come trova il pubblico veneto?
«È molto caloroso, si sente che arriva dalla nobile tradizione della commedia dell'arte: c'è una certa abitudine al riso. In Veneto si sente che c'è il gusto di andare a teatro e di divertirsi senza imbarazzo».
Meglio il teatro o il cinema?
«Mi piace alternare teatro, cinema, televisione anche la pubblicità. Uno unisce l'altro, e mi nutro di tutti. Ogni forma di linguaggio legato alla messa in scena mi piace e coinvolge».
Qual è il personaggio del suo ricco repertorio che le è rimasto nel cuore?
«Ho interpretato tanti film con personaggi forti. Penso a Veloce come il vento, ma anche L'ultimo bacio e Le fate ignoranti. È una fortuna aver incarnato così tanti personaggi dominanti che mi risulta difficile sceglierne uno rispetto ad un altro».
È stato criticato dai pubblici esercenti veneziani per aver postato sui social una foto mentre mangia una pizza sul cartone in piazza San Marco, che dire?
«Ho già risposto via social, io capisco l'esasperazione, ma ritengo di non aver fatto nulla che meriti critiche. Il cartone, garantisco, l'ho buttato nei contenitori. Venezia è meravigliosa: tanto è affollata di giorno quanto è deserta di notte. È la sua bellezza. Mi sono trovato alle due di notte da solo in piazza San Marco, un grande privilegio: è come stare da solo di fronte alla Gioconda, che dire... peccato che oltre alla pizza non avevo anche una birra».
È legato a Venezia?
«Vengo spesso, sono stato anche di recente qualche giorno con mia moglie per vedere un po' di mostre. Inoltre ho partecipato ad un progetto interessante, sono la voce narrante di un documentario dedicato a Tintoretto firmato da Sky Arte e in uscita a fine febbraio».
Raffaella Ianuale
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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