Imprese all'attacco: «La politica vuole la morte del porto»

Mercoledì 23 Ottobre 2019
PORTO
MESTRE Non condividono i tre giorni di sciopero proclamati dai Sindacati al Porto (il primo entro fine mese) ma solo per una questione di forma, perché, dicono gli imprenditori, «non possiamo che comprenderne le ragioni, ormai siamo allo stremo delle forze». Questa volta si sono messi tutti assieme e hanno scritto una nota che accusa amministratori pubblici e burocrazia: «La politica del non decidere vuole la morte del Porto di Venezia» affermano Assoagenti Veneto, Assosped, Confetra Nord Est e Doganalisti Venezia a proposito del mancato escavo dei canali che sta un po' alla volta uccidendo lo scalo.
Non c'è solo questo problema ad assillare gli operatori, perché com'è noto ci sono pure le navi da crociera da sistemare, ma quello più immediato da risolvere è proprio lo scavo dei canali portuali: se non torneranno alle profondità stabilite dal Piano regolatore del Porto, infatti, resteranno fuori sia le navi commerciali sia quelle per i passeggeri, già ostacolate dalle limitazioni derivanti dal Mose.
L'impegno del ministero dell'Ambiente (ribadito dal sottosegretario Alberto Morassut al parlamentare veneziano Nicola Pellicani) per approvare il Protocollo fanghi entro la fine dell'anno, e l'interesse dimostrato dal nuovo ministro dei Trasporti Paola De Micheli non bastano, insomma, agli operatori e ai lavoratori dello scalo che da troppi anni stanno attendendo soluzioni concrete.
«È arrivato il momento in cui ciascuno si deve assumere le proprie responsabilità: la comunità portuale di Venezia non può più sopportare rinvii ed estenuanti attese dovute alla burocrazia e alle non scelte dei decisori pubblici» scrivono i responsabili delle quattro associazioni che non comprendono come una normale attività di manutenzione dei canali trovi tutti questi ostacoli: «Vi è uno stallo ingiustificato imposto da chi deve predisporre le relative autorizzazioni. E più emblematico, e tipicamente italiano, è che queste scelte dipendono in definitiva da due soli ministeri, Infrastrutture e Ambiente per mezzo delle varie emanazioni funzionali periferiche».
E, intanto, finché operatori e lavoratori aspettano, «gli armatori (sia delle navi porta container sia di quelle da crociera) stanno forzatamente da mesi spostando le navi e le prenotazioni per i prossimi anni verso altri porti limitrofi». (e.t.)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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