IL VOLUME
VENEZIA La Cina e la nuova via della Seta. Progetto per un'invasione

Mercoledì 26 Settembre 2018
IL VOLUME VENEZIA La Cina e la nuova via della Seta. Progetto per un'invasione
IL VOLUME
VENEZIA La Cina e la nuova via della Seta. Progetto per un'invasione globale. Il titolo del volume che è stato presentato ieri mattina a Palazzo Ferro Fini lascia già intuire il suo contenuto. Lo scrittore e giornalista d'inchiesta Antonio Selvatici non va tanto per il sottile: «Basta dirci cretinate, basta con le visioni parziali e il buonismo. La Via della Seta è un progetto di invasione commerciale globale e lo dimostrerò».
LA VIA DELLA SETA
La via della Seta, secondo la ricerca dello scrittore, non è solo una rotta finalizzata all'importazione di merci. «E' un mezzo commerciale - ha spiegato Selvatici - ma anche militare, di accordi bilaterali e infrastrutturali che la Cina intrattiene con i singoli paesi. E' una strategia infrastrutturale». Con slide e grafici ieri a palazzo Ferro Fini, sede del Consiglio regionale, sono stati rappresentanti alcuni degli investimenti strategici che la Cina ha fatto negli ultimi anni, in vari paesi del mondo. Una rete formata dal controllo di rotte oceaniche, canali strategici, ferrovie, autostrade e strade, vie e comunicazioni - si legge nel libro - Un insieme anche di approvigionamento energetico e di espansione militare. «È un progetto politico - ha ribadito lo scrittore - con cui la Cina mira a diventare uno Stato leader mondiale». E questo grazie a «progettualità, risorse economiche e rapidi livelli decisionali, ovvero: ha una banca pubblica che finanzia, un'azienda pubblica che costruisce e un'altra, sempre pubblica, che gestisce». Venezia è il capolinea della Via della Seta, in quanto i cinesi vogliono raggiungere l'Alto Adriatico «al minor costo possibile, utilizzando le grandi navi. Ma la culla della Repubblica Serenissima - ha commentato l'autore - non si merita certo un porto offshore che ospita navi lunghe quattro campi da calcio, deve restare città d'arte e cultura». Il presidente dell'Autorità di Sistema Portuale dell'Adriatico Settentrionale Pino Musolino ha poi precisato che è necessario puntare sulla reciprocità nei rapporti e nelle collaborazione con la Cina. «La vecchia versione del porto offshore non era realizzabile - ha detto Musolino - ora stiamo lavorando per verificare sotto il profilo progettuale che cosa si può fare, fuori dalla laguna». Musolino ha ereditato dalla precedente amministrazione la collaborazione cinese nella realizzazione del progetto. «Abbiamo la necessità di costruire opere che funzionano, che si ripagano e non lasciano debiti impagabili alla prossima generazione. Su questo stiamo lavorando con i cinesi. Non bisogna essere prigionieri della trappola del debito: dobbiamo mantenere il controllo strategico delle nostre infrastrutture». In cantiere c'è anche un'analisi con la Cgia di Mestre sulle ricadute economiche del Porto nelle varie province, che sarà presentata a breve. Il libro dunque delinea nuovi orizzonti espansionistici cinesi che si tradurrebbero con la conquista del commercio e quindi anche la perdita della manifattura italiana, tanto che il presidente del Consiglio regionale Roberto Ciambetti ha espresso preoccupazione.
LA REGIONE
«La Via della Seta - ha detto Ciambetti - è presentata dal governo cinese come il primo passo per rinforzare la connettività regionale e costruire un radioso futuro condiviso: bisogna tuttavia vedere se questo futuro sarà veramente radioso e condiviso, oppure se ci darà un nuovo ordine che sarà radioso per alcuni, mentre i costi verranno condivisi da altri. Non vi nascondo le mie personali preoccupazioni per il rischio di un espansionismo cinese che avrà delle incredibili ripercussioni anche negli equilibri geopolitici dei prossimi decenni».
Giorgia Pradolin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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