Il sei Agosto di settantacinque anni fa, un B 29 americano sganciò su Hiroshima

Sabato 8 Agosto 2020
Il sei Agosto di settantacinque anni fa, un B 29 americano sganciò su Hiroshima Little Boy, la bomba atomica con una capacità distruttiva pari a 17 mila tonnellate di tritolo. Tre giorni dopo toccò a Nagasaki. In totale i morti furono, approssimativamente, centocinquantamila. Pochi giorni dopo il Giappone si arrese, e la guerra finì.
I padri spirituali della bomba erano due. Democrito, che aveva concepito l'atomo come l'indivisibile mattone dell'universo, e Einstein, che aveva teorizzato l'equivalenza di materia ed energia. I padri operativi furono invece altri, e soprattutto il nostro Enrico Fermi, che smentendo la definizione del filosofo greco frantumò il mattone, realizzando la prima fissione controllata. Da quel momento la costruzione dell'ordigno era solo questione di tempo, di fondi e di organizzazione. Roosevelt autorizzò così il progetto Manhattan, affidandolo al Generale Leslie Groves e a Robert Oppenheimer, ragazzo prodigio della fisica. A Los Alamos, nel deserto del New Mexico, fu creato un villaggio di scienziati e di tecnici con un budget illimitato e in segretezza ( si credeva) assoluta. Il collaudo avvenne lì vicino, ad Alamogordo, il 16 Luglio 1945. Qualcuno temeva l'incendio dell'atmosfera e la fine del mondo, invece tutto andò secondo i calcoli di Fermi e Oppenheimer, che osservarono l'esperimento in un bunker a debita distanza. Il presidente Truman, in conferenza a Potsdam con Churchill e Stalin ricevette il messaggio che i gemelli erano nati felicemente. Stalin lo sapeva già, perché le spie, infiltrate tra il personale, lo avevano regolarmente informato dei progressi nella costruzione della bomba.
LA DECISIONE
Si trattava ora di decidere che farne. La guerra con il Giappone sembrava non finire mai. Gli americani avevano riconquistato tutto il Pacifico, ma con perdite crescenti: oltre 20 mila a Iwo Jima, più del doppio due mesi dopo ad Okinawa. Gli Stati Maggiori stimarono che un' invasione del territorio nipponico sarebbe costata centinaia di migliaia di morti tra gli americani, e alcuni milioni tra i giapponesi: forse la nuova arma avrebbe accelerato la fine del conflitto. Fermi e Oppenheimer ne consigliarono l'impiego militare immediato, consapevoli che una semplice esibizione dimostrativa non avrebbe convinto alla resa i fanatici avversari. In effetti, come si è detto, Hiroshima non bastò, e la strage dovette esser ripetuta a Nagasaki. Einstein, dal canto suo, era ritornato alla sua proverbiale prudenza, dimenticando, con la distrazione del genio, di esser stato l'autore della lettera che aveva spinto Roosevelt a far costruire l'ordigno. Truman comunque non ebbe esitazioni, e decise di usarlo. Così i due giganteschi petardi,Little Boy e Fat Man furono spediti separatamente a Tinian. L'incrociatore Indianapolis, che aveva trasportato il primo, durante il viaggio di ritorno fu silurato da un sommergibile, e gran parte dell'equipaggio annegò o fu divorata dagli squali.
IL DECOLLO
Così, il 6 Agosto, il B29 comandato dal colonnello Paul Tibbets - che l'aveva battezzato con il nome della madre, Enola Gay - decollò disarmato e con la bomba ancora inerte: un incidente a terra avrebbe infatti distrutto l'intera isola. Tibbets aveva tre possibili bersagli: le buone condizioni atmosferiche su Hiroshima ne determinarono la condanna. La bomba fu innescata durante il volo, fu lanciata con un puntamento di precisione, scoppiò a circa 500 metri dal suolo, e creò, secondo le testimonianze dei superstiti, un secondo sole, con il simbolico fungo visibile fino a 150 chilometri. Furono subito polverizzati circa sessantamila residenti, e molti altri morirono in seguito per le ustioni e le radiazioni.
L'effetto psicologico fu immenso, perché mai tanta devastazione era stata provocata con un colpo solo. Oppenheimer, impressionato, recitò un poemetto indiano che evocava la morte, e iniziò la sua tardiva conversione al pacifismo. Fermi, più pratico, si limitò a osservare gli effetti dell'esplosione, corrispondenti ai suoi calcoli. Edward Teller, più politico, cominciò a pensare al passo successivo, cioè alla bomba all'idrogeno, afusionetermonucleare. Ci sarebbe arrivato qualche anno dopo, seguito a ruota dai russi, che stavolta invece delle spie impiegarono il genio di Andrei Sacharov, lo scienziato diventato poi il simbolo della dissidenza, e insignito del premio Nobel per la pace nel 1975. Le vie della storia, come insegnava Tucidide, sono imperscrutabili, e spesso soggette ai capricci del caso.
SECONDO COLPO
Il Giappone, comunque, non sia arrese. Esasperato, Truman ripetè l'avvertimento, stavolta su Nagasaki, che fece solo 40 mila morti, più i feriti e i contaminati. Ora gli americani avevano esaurito l'arsenale disponibile, ma per fortuna il nemico non lo sapeva. L'imperatore Hiro Hito, temendo per il Paese e per il trono, impose la capitolazione e la pace. Alcuni ufficiali si ribellarono, altri fecero harakiri, ma il governo ubbidì, e il 2 Settembre, a bordo della corazzata Missouri, firmò davanti a un trionfante Generale Mac Arthur l'atto di resa.
Le discussioni sulla scelta di Truman iniziarono subito, e proseguono ancora oggi, generalmente condizionate da pregiudizi acritici e dall'ignoranza della situazione bellica di allora. Inoltre si dimenticano due cose. La prima, che Einstein aveva consigliato la costrizione della bomba perché temeva che Hitler vi arrivasse per primo, e in questo caso la civiltà occidentale sarebbe finita. E la seconda che le guerre è meglio non farle, ma una volta scoppiate vanno concluse il più rapidamente possibile. È certo che le vittime delle due martirizzate città risparmiarono una quantità enormemente maggiore di lutti ad entrambe le parti. Sarà un calcolo cinico, ma è un calcolo vero.
I RUSSI
Com'era prevedibile, e inevitabile, iniziò la corsa agli armamenti nucleari, culminata nell'Ottobre del 1961 quando l'Urss fece esplodere, tra il plauso di molti pacifisti di sinistra, una bomba H da 50 megatoni, tremila volte più potente di quella che aveva polverizzato Hiroshima. Il mondo capì che un terzo conflitto mondiale avrebbe riportato l'umanità all'età della pietra, e le grandi potenze si limitarono alle guerre per procura. Alcuni di noi vissero anni di incubo, temendo la che un qualsiasi dottor Stranamore provocasse la fine del mondo. Altri la pensarono diversamente, ricordando che i nostri nonni erano morti a migliaia sul Carso e sull'Isonzo, e i nostri padri in Grecia, in Russia, e nei Lager nazisti. In fondo, conclusero, se godiamo almeno in Europa - di una pace mai così lunga dai tempi degli Antonini, è anche merito, o colpa, della minaccia nucleare. Il dibattito è aperto, e come sempre può convincere solo chi è già convinto.
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