IL RITRATTO
Ritornare a Parmenide appare nella Rivista di filosofia neoscolastica

Mercoledì 22 Gennaio 2020
IL RITRATTO
Ritornare a Parmenide appare nella Rivista di filosofia neoscolastica nel 1964. Le prime parole sono: «La storia della filosofia occidentale è la vicenda dell'alterazione, e quindi della dimenticanza del senso dell'essere, inizialmente intravisto dal più antico pensiero dei Greci». L'autore, Emanuele Severino, scomparso a Brescia il 17 gennaio all'età di 90 anni, di anni ne ha solo trentacinque. A ventuno, nel 1950, ha pubblicato per un editore di Brescia, la sua città, la tesi di laurea su Heidegger, discussa con il maestro, Gustavo Bontadini. Nella cultura filosofica italiana Heidegger entrerà diversi anni dopo, ma il giovane Severino ha già allora chiaro quanto scriverà anche in seguito, ricordando quel suo libro: che l'indagine storica ha bisogno di un fondamento teorico, e che a quel fondamento, cercato dalla metafisica classica, bisogna guardare muovendo dal pensiero dei due maggiori autori contemporanei, Martin Heidegger e Giovanni Gentile.
I PASSI
In questa costellazione ci sono già gli elementi decisivi che segneranno il percorso di Severino: i primi passi mossi sul terreno della filosofia classica, di impronta neoscolastica, insegnata all'Università Cattolica di Milano, il confronto con le indagini più radicali sui fondamenti filosofici e culturali dell'Occidente messe in campo nel corso del Novecento, le tematiche formidabili dell'attualismo e del nichilismo in cui quelle indagini si concludono, e che Severino proverà a rovesciare, senza temere di misurarsi con l'intero arco del pensiero occidentale.
Un percorso che non incontra le grandi questioni storiche e politiche che accendono gli animi nell'Italia del dopoguerra. Un percorso ben distante dagli umanesimi, dagli esistenzialismi, dagli storicismi, dai marxismi, dagli strutturalismi della filosofia del secondo Novecento, ma che, al rifluire di questi ultimi, si disegna con evidente grandezza, pari alla capacità di trattare, con ostinato coraggio, le domande prime e ultime della filosofia.
L'ISTRUTTORIA
Intanto, il saggio del '64 fa un gran rumore. Ritornare a Parmenide, ossia pensare l'intera avventura dell'uomo e della storia come un'alienazione (necessaria) rispetto all'autentico senso delle cose, non piace né poco né punto alle autorità accademiche ed ecclesiastiche, che tengono Severino sotto istruttoria già da qualche anno. Il contrasto che oppone Severino ai suoi censori finisce sui giornali, mentre intervengono filosofi come Ugo Spirito, Guido Calogero, Enrico Castelli. Se ne interessa anche la Sacra Congregazione della Dottrina della Fede (l'ex Sant'Uffizio). Qualche anno dopo, il giovane e brillante filosofo, che ha conseguito l'ordinariato e già pubblicato un'opera assai complessa e ambiziosa, La struttura originaria, viene allontanato definitivamente dall'Università Cattolica per l'incompatibilità del suo pensiero con la fede cristiana (la vicenda è raccontata ne Il mio scontro con la Chiesa, 2001). Da lì in avanti Severino insegnerà a Venezia, dove formerà una nutrita scuola, e a Milano. Proseguendo nella più rigorosa ricerca filosofica, ma affiancandola anche a un'intensa attività pubblicistica. Diventa così, per i giornali e le tv, il filosofo auratico, che nega contro ogni ragionevolezza l'esistenza del divenire e della morte, che sostiene l'eternità di ogni ente, che accusa l'Occidente intero di essere consumato da una inestirpabile follia. La robustezza dei trattati sistematici che Emanuele Severino scrive in quegli anni da Destino della necessità (1980) a La Gloria (2001), da Oltrepassare (2007) a Storia, gioia (2016) rimane materia per addetti ai lavori. Lo stesso dicasi di poderose monografie che Severino dedica ai massimi filosofi della modernità, come Tautótes (1995) e L'anello del ritorno (1999), su Hegel e Nietzsche. Al grande pubblico Severino arriva come il pensatore solitario, profeta tanto inascoltato quanto celebrato, che individua nell'apparato della Tecnica l'anima violenta dell'Occidente, giunta nel nostro tempo alla sua soglia estrema, in grado di spingere al tramonto ogni altra forma di vita: sociale, politica, religiosa.
L'INTERESSE
Eppure vi è almeno un motivo di interesse genuinamente teoretico che la sua opera mantiene, e che la cultura filosofica italiana avrebbe ragione di frequentare: Severino ha provato a confutare ciò che al senso comune appare come la più indiscutibile evidenza, che cioè l'esperienza umana è sempre necessariamente storica, sempre temporale, sempre finita, contingente, manchevole. Di qui si dipartono le due strade tradizionali, intraprese dalla filosofia: quella della metafisica, che prova a trascendere l'esperienza in direzione di un fondamento (e di una salvezza) di ordine teologico, e quella del pensiero contemporaneo, che giudicando impossibile ogni trascendimento si consegna, in un modo o nell'altro, al nichilismo. Severino non ha mai percorso né l'una né l'altra strada. Il suo neoparmenidismo offre una chance diversa per il pensiero, che rifiuta come radicalmente erronea quella che Leibniz e Heidegger consideravano invece la domanda metafisica fondamentale: «perché l'essere e non piuttosto il nulla?». Respingendo una simile questione, si può incontrare Severino in una compagnia eletta di filosofi da lui anche molto distanti, come Baruch Spinoza o Henri Bergson. O come lo stesso Gentile, la cui vertigine dell'atto puro ha la stessa distanza dell'essere severiniano dall'astrazione vuota del nulla.
Ancora Gentile, dunque. È stato detto lo ha fatto Biagio De Giovanni che «senza Giovanni Gentile non esisterebbe nella forma attuale una filosofia italiana». Se si prolunga lo sguardo a questi ultimi anni, si può spingere il giudizio sino a Severino e riproporlo così: se la filosofia italiana mantiene una sua forma originale, senza ridursi a provincia filosofica della Germania o della Francia (né, oggi, alle vie del naturalismo percorse dalla filosofia analitica e post-analitica di stampo anglosassone) lo deve innanzitutto a Emanuele Severino.
Massimo Adinolfi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci