IL RITRATTO
È morto a 84 anni negli Stati Uniti dove viveva il re della

Lunedì 1 Giugno 2020
IL RITRATTO
È morto a 84 anni negli Stati Uniti dove viveva il re della Land Art, arte e paesaggio. Forse non tutti si ricordano che Christo in realtà si chiamava Christo Yavachev, era bulgaro ed ha avuto una vita assai curiosa, non soltanto pewrché ha impacchettato monumenti famosi, a Roma, ad esempio, le Mura aureliane in cima a via Veneto. Nel 1958 a Parigi, Jeanne-Claude Denat de Guillebon, nata a Casablanca, commissiona all'artista un ritratto della madre. Scoprono che sono nati entrambi il 13 giugno 1935, e le affinità, evidentemente, non si fermano a questo punto. Da allora, saranno una coppia: nel lavoro, e nella vita.
Jeanne se n'è andata 11 anni fa; lui, ha proseguito da solo; tra le opere più recento, il Molo flottante sul lago d'Iseo, tre chilometri di passerelle galleggianti larghe 16 metri, di libero transito, colori sgargianti. E il sito on line della coppia, che ne annuncia il decesso, precisa che la loro opera continuerà anche dopo che lui se ne è andato: come Christo ha voluto, a Parigi l'Arco di Trionfo impacchettato resta in programma dal 18 settembre al 3 ottobre dell'anno prossimo.
LA STORIA
Due vite interessanti, le loro. Lui, studia a Sofia; dal 1956 si trasferisce a Praga, e l'anno dopo riesce a fuggire dal regime. Apolide a Parigi, non se la passava affatto bene: campava la vita eseguendo ritratti. Uno, appunto, gli riesce fatale. Jeanne-Claude, la cui madre era nella Resistenza e moglie di un generale, vive a Berna e poi a Tunisi, dove si laurea; approda a Parigi in quel fatale 1958. L'anno dopo, lascia lascia il fidanzato, e marito, Philippe Planchon, dopo la luna di miele: era incinta di Christo, che peraltro frequentava sua sorella, Joyce. La loro prima collaborazione, a Colonia, nel 1961; la prima opera monumentale a Parigi l'anno dopo: Cortina di ferro, un muro di barili d'olio che blocca rue Visconti, presso la Senna, come protesta per il muro di Berlino. Dal 1964, si trasferiscono negli Stati Uniti.
La loro arte, firmata soltanto con il nome di lui, non ha emuli: è inconfondibile. E si dipana in tutto il mondo. A Spoleto, nel 1968, imballano la Fontana di piazza del Mercato e il Fortilizio dei Mulini; nel 1968 a Berna, alla Kunstalle, il primo edificio intero; sempre lo stesso anno, a Kassel, una struttura di di 5.600 metri cubi sollevati da gru e visibili da 25 chilometri lontano. Ed è subito una grande affermazione.
IL BELPAESE
L'Italia ne è un palcoscenico privilegiato: a Milano, nel 1970, tocca al monumento a Vittorio Emanuele II in piazza del Duomo; nel 1974, è la volta di Porta Pinciana. Tra il tanto d'altro, seguiranno il Pont Neuf a Parigi; le isole della baia di Miami del tutto circondate; il Reichstag, a Berlino; un percorso di 30 chilometri nel Central Park a New York. Un trapezio da 7.506 barili colorati messi in modo orizzontale su una piattaforma galleggiante a Hyde Park di Londra, sul Serpentine Lake, resta l'ultima loro prodezza, due anni fa: loro, anche se lei non c'era già più.
Leggiamo il sito ufficiale della coppia: «Ha vissuto una vita piena, in cui non solo ha sognato ciò che sembrava impossibile, ma lo ha realizzato. Il lavoro di Christo e Jeanne-Claude ha unito le persone facendo condividere loro esperienze in tutto il mondo. La loro opera vive nei nostri cuori e nei nostri ricordi». Infine, una citazione, proprio di quel 1958 che li ha uniti: «La bellezza, la scienza e l'arte trionferanno sempre». E la foto sul lago d'Iseo, che lo ritrae con le mani sui fianchi, i bianchi capelli lunghi sulla nuca, di porofilo, a guardare lontano, chissà dove. Cordoglio di Franceschini, che ne ricorda l'amore per il nostro Paese.
Non tutto gli è sempre riuscito: dopo anni di battaglie, nel 2011, era stato autorizzato a un'opera faraonica nelle montagne del Colorado: la copertura del fiume Arkansas, con cavi e pali a sostenere una struttura di tende argentate, lunga 62 chilometri; il lavoro era previsto per il 2014. È rimasta in lui la voglia di questo ennesimo progetto: il più grande esponente di un'arte già originale di per sé, se n'è andato senza averla mai vista. Lo ricordano i milioni di visitatori che hanno camminato sulle acque del Lago d'Iseo.
Fabio Isman
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci