IL RITRATTO
«È innaturale, è innaturale». Sono le prime parole

Lunedì 14 Ottobre 2019
IL RITRATTO
«È innaturale, è innaturale». Sono le prime parole a cui Saverio Marconi si affida per esprimere il dolore. Ha da poco saputo della morte di Manuel Frattini, il danzatore, attore e cantante, che due sere fa, prima di andare in scena a Milano, si è spento in seguito a un malore improvviso. Saverio Marconi reagisce come può reagire un padre a cui hanno appena detto: tuo figlio non c'è più, è sparito, così, senza dire niente, senza un biglietto, senza un saluto, a 54 anni, nel pieno delle sue forze, è caduto per terra ed è morto.
IL PROVINO
«Era il 1991 quando gli feci il provino per Chorus Line» ricorda il regista teatrale, fondatore della Compagnia della Rancia. «Mi colpì la sua energia infinita. Che ha mantenuto fino all'ultimo. Naturalmente gli diedi il ruolo. Aveva una grande empatia con il pubblico. Ed era instancabile. Prima Manuel aveva fatto solo tv, ma da quel momento è diventato un divo del musical. Insieme poi abbiamo fatto Sette spose per sette fratelli, Cantando sotto la pioggia, Pinocchio e Cenerentola». Con Christian De Sica e Paolo Conticini, aveva invece di recente interpretato Il tributo a George Gershwin- Un americano a Parigi. La sera di sabato Manuel avrebbe dovuto partecipare a una serata di beneficenza nella sua Milano (era nato il 25 maggio del 1965 nel piccolo comune di Corsico). «Era una persona generosa, che amava spendersi per gli altri»: così lo descrive oggi l'amico Giampiero Ingrassia. «Scherzavamo spesso insieme e ci dicevamo: noi siamo ormai vecchi, dobbiamo lasciare spazio ai giovani. Ma naturalmente non si mollava. Manuel era instancabile. Riusciva a trasmettere questo mestiere ai più giovani, che lo adoravano. Era una persona umanamente preziosa. Per me lui era un eterno fanciullo. Infatti è stato uno straordinario Peter Pan».
A dicembre, Manuel Frattini sarebbe dovuto tornare a Roma con Priscilla, il musical che era già stato al Brancaccio nella scorsa stagione. «Era straordinariamente solare, esprimeva innocenza. Grande ballerino, straordinario cantante» ci dice Alessandro Longobardi, che del Brancaccio è il direttore artistico. «L'ultima volta che l'ho visto è stata proprio in quella occasione» riflette Giampiero Ingrassa. «Ero andato a vederlo in Priscilla, lui faceva il più vecchio di questi vecchi amici. Poi gli telefonai per dirgli che l'avevo trovato fantastico nel personaggio di Bernadette. Ed è così che mi piace ricordarlo: mentre si prepara ad andare in scena». «Quando sai che una persona a cui vuoi bene è malata, magari hai il tempo di prepararti» conclude Saverio Marconi. «Per me è veramente innaturale. Mi fa star male. Ma forse se devo pensare a come era Manuel, e se avesse potuto scegliere su come andarsene da questa terra, di sicuro avrebbe scelto un modo simile: morire quasi senza accorgersene, nel pieno di un gesto artistico».
Katia Ippaso
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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