IL RICORDO
«Lui e l'indimenticabile amico Giorgio Bellavitis progettista

Sabato 24 Marzo 2018
IL RICORDO
«Lui e l'indimenticabile amico Giorgio Bellavitis progettista di giardini, restauratore, disegnatore, un giorno si presentarono da Michelangelo Antonioni a Roma con un soggetto per un film. Antonioni non c'era ma quel soggetto destinato al regista è diventato poi il primo romanzo di Alberto Ongaro, Il complice. Ivo Pavone - uno dei disegnatori della pattuglia che Hugo Pratt aveva chiamato nel 1948 in Argentina, finanziati dall'Editorial Abril, di un gruppo di ebrei italiani emigrati - vive al Lido in una casa «vicina a quella dove abitava Alberto, siamo stati amici per una vita». E racconta di quei momenti eroici quanto «questo uomo silenzioso, un po' ombroso ma disponibile sempre quando c'era da fare qualcosa» piomba con quasi tutta l'ex formazione dell'Asso di Picche in America Latina per una stagione di successi irripetibili.
IN ARGENTINA
«È stato un narratore sublime» insiste ancora Pavone. Già in Argentina aveva cominciato a coltivare la passione per il cinema e la scrittura (oltre ai soggetti per i fumetti) . «Nel 1954 lui ed io finimmo ad un banco di pegni in Sudamerica per comprare una cinepresa Ben & Howell a 16 mm: girammo un documentario sugli ultimi cercatori d'oro del Paese». Per Alberto l'avventura dei fumetti stava per virare verso la scrittura. A fianco, questo uomo - che si lamentava negli ultimi tempi con gli amici «perché nessuno dei miei nipoti parla italiano» (il figlio Filippo è un noto medico, esperto di neurologia, molti anni alla Nasa, ora a Treviso) c'erano stati alcuni dei giovani che ancora adesso sono ricordati in Argentina come miti: Pratt aveva allora 23 anni, Ongaro 25, Mario Faustinelli 26 e Pavone 21. «Mi chiamavo el pegatero. L'incollatore (ero in effetti un rifinitore delle opere degli altri) racconta di questo amico morto ieri e definito anche da Ivo Prandin che l'ha conosciuto e frequentato un uomo che ha assorbito interamente l'esprit d'aventure di quel tempo». Ongaro aveva studiato filosofia a Venezia, era un uomo dalle enormi letture. Il suo mestiere, quello di costruire storie lo assorbiva dal primo all'ultimo minuto del suo tempo. Ricorda Pavone. «Siamo venuti via dal regime fascista in Italia, Ongaro era stato incarcerato per un mese per attività antifasciste, e siamo finiti nell'Argentina di Evita e Peron, di fatto fascista». In Sudamerica Ongaro comincia a scrivere di cinema per Il giornale degli italiani di Franco Pierini. «Siccome una volta scrisse male di un (brutto) film su Roma dice Pavone - gli italiani d'Argentina non ci pensarono su un attimo: la nostra capitale non si tocca, e lo minacciarono di morte».
IL RIENTRO IN ITALIA
Quando Pierini torna in Italia lavora all'Europeo. Rientra nel 56 anche Ongaro; che prima continua come sceneggiatore di fumetti e Perini lo presenta all'Ansa; poi viene assunto all'Europeo per il quale compie viaggi memorabile prima di fare per quattro anni l'inviato da Londra. Quando scoppia il caso P2 lascia tutto: non se la sentiva di stare in quell'ambiente».
E' il momento della letteratura, sostenuto anche dalla sorella Franca - allora senatrice, moglie dello psichiatra Franco Basaglia: Alberto, da Milano 2, la nuova città creata da Berlusconi, ritorno alla sua Venezia, meglio al Lido. Dalla casa vicina alla mia - spiega Pavone - i paesaggi lagunari che aveva smarrito lo aiutano a entrare, con altro stile ,nelle storie che avevano affascinato milioni di lettori. Lo scrittore di fumetti raccontava adesso in letteratura quelle vicende di sogno che erano state concepite nel gruppo Asso di Picche.
ASSO DI PICCHE
Forse nessuno di noi spiega Pavone voleva che finisse quell'epopea e quell'atmosfera che avevamo cominciato a vivere durante e dopo la guerra ispirati dalle strisce arrivate dagli Usa. Quello che Antonio D'Orrico definì autore di kafka e spada, vince un premio selezione Campiello (La Partita), scrive una ventina di romanzi da trame fantastiche e densissime, alcuni diventati film. E quasi sicuramente sostiene Stelio Fenzo, disegnatore mestrino è stato lui a fornire a Hugo Pratt l'idea di Corto Maltese. Probabilmente ispirato dal cinema. Sì, Alberto è stato un grande veneziano.
Adriano Favaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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