«Il progetto che mi attrae di più è il prossimo. Non bisogna mai

Mercoledì 12 Giugno 2019
«Il progetto che mi attrae di più è il prossimo. Non bisogna mai fermarsi a considerazioni vecchie, ma guardare avanti. Il passato è utile per riflettere e per non ripetere errori, ma non aiuta a creare il nuovo». Con queste parole Carlo Nuvolari, ingegnere e architetto navale, racconta il suo lavoro e la sua grande passione. Una visione che punta all'orizzonte, dove la linea di confine tra cielo e mare si confonde.
Nuvolari e il designer Dan Lenard hanno creato il loro studio vicino a Venezia nel 1990. La loro Maison du Design conta oggi 16 collaboratori che creano yacht dai 25 ai 185 metri. L'intera gamma Monte Carlo Yachts è disegnata dallo studio Nuvolari-Lenard. Se si mettessero in fila le barche in costruzione in questo momento, si arriverebbe coprire una distanza di 850 metri.
Ingegner Nuvolari, Venezia lancia una nuova sfida all'Adriatico attraverso il salone nautico. La vincerà?
«Il salone nautico di Venezia non nasce per diventare l'alternativa a Genova, ma guarda al bacino di utenza territoriale, oggi particolarmente ricco di prospettive. Storicamente la nautica mediterranea e sud europea si è sempre concentrata sul Tirreno. L'Adriatico in passato è stato utilizzato quasi esclusivamente da italiani, negli ultimi 15 anni invece si è consolidata una nautica proveniente anche dall'ex blocco dell'Est e dall'Austria. In questo quadro di crescita, Venezia può dire la sua».
Cosa propone a questo salone nautico?
«Ho collaborato organizzando diversi incontri su design e innovazioni tecnologiche. Tutto si svolge all'interno di un'arena tecnica, all'Arsenale Tesa 113, dove si susseguiranno workshop tenuti da esperti del settore. Lì si può visitare anche una mostra di disegni promossa dai Musei Civici di Venezia. Sono esposti una cinquantina di lavori, hanno partecipato studenti e professionisti, anche stranieri. Un suggestivo allestimento che riprende l'idea primordiale dell'origami di carta a forma di barchetta ospiterà le proposte progettuali. Mercoledì 19, alla Torre di Porta Nuova, è previsto il convegno L'avanguardia nel design, i percorsi del nuovo nello yachting con interventi di Luca Bassani di Wally Yachts, Carlo Fei dall'Università Luiss e di Luca Dini, yacht designer».
Qual è il futuro del design nella nautica?
«Il mercato della nautica è moto vasto, non esiste un trend unico. Ma possiamo notare alcuni andamenti. La vela purtroppo sta morendo, rappresenta il 10% del mercato mondiale ed è in calo. Questo perché la vela presuppone fatica, dedizione, pazienza e un certo grado di umiltà. Bisogna avere la voglia di imparare e confrontarsi con chi ne sa di più di te. È un atteggiamento sportivo che molti non accettano. Chi non si approccia alla nautica per sport, in genere lo fa per motivi di immagine. Venezia è in un'isola felice, qui la vela si pratica e le società si fanno in quattro per fare promozione anche nelle scuole. Molti hanno un'immagine elitaria di questo sport, legata alla coppa America, ma non è così. Chi fa vela con le derive sportive non spende tanto, costa meno di una motocicletta da competizione».
E per quanto riguarda il lusso?
«Si può notare un incremento della dimensione media delle imbarcazioni, che segue l'andamento della società. Ci sono sempre più pochi, grandi ricchi e si assiste ad un appiattimento generale della classe media che non può più permettersi un'imbarcazione. I pochi fortunati tendono a volere barche grandissime, ora ho in disegno e costruzione tre barche lunghe più di cento metri. Vuol dire una nave, con cinquanta persone di equipaggio. Sono destinate agli imprenditori delle multinazionali, si spendono centinaia di milioni di euro».
Quali linee vengono più richieste dai clienti?
«Il designer è chiamato a disegnare per l'industria. L'industria chiede di vendere. Una barca per essere venduta, deve essere ben compresa dalla clientela. L'utente della barca a vela ha una cultura nautica che lo porta a concentrarsi su parametri funzionali. Il cliente che si rivolge alla barca a motore è meno tecnico, la sua percezione in genere è legata all'automobile. L'auto è l'oggetto con più contenuto di design, con il quale la maggior parte delle persone si confronta quotidianamente. La richiesta è che si creino imbarcazioni simili al design automobilistico, questo talvolta diventa fuorviante. Il mare non è la strada. Il design finale deve riuscire a coniugare l'idea, alla funzionalità».
Elisa Fais
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