Il Pordenone la modernità di un artista

Giovedì 26 Settembre 2019
Il Pordenone la modernità di un artista
L'ESPOSIZIONE
Ormai ci siamo: fra un mese, il 25 ottobre, aprirà la mostra Il Rinascimento di Pordenone dedicata con un gioco di parole - al più illustre figlio della città friulana, il pittore Giovanni Antonio de Sacchis detto il Pordenone, e nel contempo alla città stessa. Ieri la mostra che sarà allestita fino al 2 febbraio 2020 nella Galleria d'Arte Moderna Armando Pizzinato di Parco Galvani è stata presentata a Milano dai curatori Caterina Furlan, massima esperta del pittore e già curatrice della mostra del 1984, e da Vittorio Sgarbi cui si deve lo stimolo per intraprendere questa avventura, accolta e portata avanti dal Comune (rappresentato degli assessori alla Cultura, Pietro Tropeano, e al Turismo, Guglielmina Cucci) con il sostegno di Regione Friuli Venezia Giulia e di altri partner pubblici e privati. Il Pordenone, dunque, il pictor modernus, com'era considerato dai contemporanei: modernus chiarisce Furlan - nel senso temporale, «tuttavia anche perché innovatore nella visione prospettica delle figure e per la tecnica pittorica».
PITTORE MODERNO
Infatti il de Sacchis che fu vero maestro nell'affresco, che egli realizzava in maniera veloce e senza ripensamenti - ottiene un effetto emotivo con le sue pitture. Ma ciò che ai curatori preme mettere in evidenza è la grandezza dell'artista nel panorama del Cinquecento: da qui la scelta di esporre le sue opere mobili, ma anche quelle dei maggiori artisti dell'epoca in modo da dimostrare sia il valore del friulano sia i rapporti, i contatti, le assimilazioni che ci sono stati fra tanti di quegli artisti (a prescindere dalla supposta invidia che Tiziano provava nei confronti del rivale, tanto da far circolare la leggenda che sarebbe stato lui ad avvelenare il pittore a Ferrara nel 1539).
UN VIAGGIO AFFASCINANTE
Ne nasce così un viaggio affascinante per il visitatore, non privo di sorprese ed emozioni, perché il Pordenone, senza rinnegare il suo vissuto veneziano, ha saputo assimilare e rielaborare con assoluta originalità gli stimoli provenienti non solo dalla cultura figurativa centro-italiana e in particolare da Michelangelo e Raffaello, ma anche dal mondo d'oltralpe e dall'ambito padano. Il risultato è una pittura potente, caratterizzata da un vigoroso plasticismo e ricca di effetti illusionistici, che non mancherà di suscitare una vasta eco non solo a Venezia, ma anche in area padana. Sgarbi, poi, si diverte a proporre più arditi confronti con artisti del Novecento: nel grande affresco della Crocifissione nella controfacciata del Duomo di Cremona, egli vi scorge un Jackson Pollock del 500; o nello sfondo della Deposizione di Cortemaggiore si potrebbe pensare a Burri.
I GRANDI VENETI
Accanto alle opere di Giovanni Antonio (una quarantina fra dipinti e disegni provenienti dal territorio pordenonese e friulano, dal Veneto e da importati musei e chiese di altre regioni) ve ne saranno altrettante di esponenti di spicco della pitture veneta e padana del XVI secolo: da Giorgione, Tiziano, Sebastiano del Piombo, Lotto, Romanino a Correggio a Dosso Dossi, Savoldo, Moretto, Schiavone, Bassano, Tintoretto, Amalteo (che del Pordenone fu genero e il più importante seguace) e altri ancora. Accompagnata da un catalogo edito da Skira con contributi di numerosi studiosi, la mostra non si esaurirà nella visita della stessa, ma si amplierà nel Museo Civico di Palazzo Ricchieri e nel vicino Duomo-Concattedrale di San Marco, dove sono conservate pregevoli opere del Pordenone: in Duomo vi sono affreschi importanti, fra cui il San Rocco ritenuto l'autoritratto dell'artista.
Nico Nanni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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