IL PERSONAGGIO
Un dolore lancinante che dura pochi secondi, poi entra in trance

Martedì 13 Febbraio 2018
IL PERSONAGGIO
Un dolore lancinante che dura pochi secondi, poi entra in trance e può camminare scalzo su qualsiasi superficie, dalla lava al ghiaccio, con tutte le sfumature di roccia possibili. L'uomo che cammina a piedi nudi è seduto davanti alla sua scrivania a Villa Cordellina, splendido edificio in stile palladiano affrescato da Giambattista Tiepolo, a Montecchio Maggiore, dove lavora come guida, organizzatore di eventi, factotum.
LA TRASFORMAZIONE
Antonio Peretti quando calza le scarpe è uno qualunque, 57 anni ben portati in un fisico asciutto e muscoloso. Quando si toglie le scarpe diventa Tom Perry e si trasforma in una specie di Hulk, che salta come un camoscio (ma senza zoccoli) sulle cime e nei luoghi più impervi del mondo.
Cosa spinge un uomo normale a comportarsi come un fachiro? La domanda se la sarà sentita porre chissà quante volte, ma non si può non partire da lì per conoscerlo. «A quarant'anni ho scoperto che era quello che cercavo. Avevo sempre fatto sport, sono stato un buon mezzofondista di livello nazionale, ma non un campione. Non ero soddisfatto cercavo dentro di me la mia strada e l'ho scoperta per caso. Stavo rientrando da un'escursione sul monte Carega, un massiccio vicino a casa mia. Gli scarponi mi stringevano, avevo molto male ad un piede, quasi non riuscivo a camminare. Mi sono fermato e mi sono tolto le scarpe e ho provato a scendere a piedi nudi, faceva male, ma provavo una sensazione di libertà».
LIBERARSI DAGLI SCARPONI
E da quel momento non si è più fermato: Kilimangiaro in Kenya, Salar de Uyuni in Bolivia, Aconcagua a quota 7mila in Argentina, persino la piramide di Cheope in Egitto, dove è stato inseguito dalla polizia locale. E una serie di passeggiate sulle Dolomiti e sui monti di mezzo mondo. Sempre a piedi nudi.
IL CAMBIO DI NOME
Un fenomeno, costruito in maniera casareccia. E forse per questo non è diventato fenomeno mediatico. La prima uscita ufficiale il 15 agosto del 2002, discesa del Carega, la montagna dell'iniziazione. «Ma non potevo presentarmi come Toni Peretti, non era un nome che attraeva, troppo veneto. Mio padre, che faceva il maestro, era soprannominato Perry, come Mason il famoso avvocato televisivo, e i miei figli in Tv guardavano i cartoni animati di Tom e Jerry. Da lì, Tom Perry. Ho attaccato uno striscione a Recoaro annunciando che Tom Perry sarebbe sceso scalzo dal Carega. Nessuno sapeva chi fosse Tom Perry, ma sono arrivati a centinaia per la curiosità di vedere questo matto. E' stato un trionfo, in quella mezz'ora di corsa è nato il mio personaggio».
IN MONTAGNA SENZA SPONSOR
Una carriera un po' naif, senza troppi sponsor, e con molto scetticismo da parte del mondo alpinistico. Uno così demoliva il mito della sacralità della montagna. Arrivava seminudo, dove gli altri arrampicavano bardati con attrezzature supertecniche. «Ma poi ci siano capiti - taglia corto Io non sono uno scalatore e difatti contesto l'appellativo di alpinista scalzo, io sono l'uomo a piedi nudi. Il mio vuole essere un ritorno alla natura. Quando corro sento l'energia che viene dalla terra e mi ricarica le batterie. E' una sensazione incredibile».
La sensazione che, invece, prova chi già sente fastidio quando al mare pesta una conchiglia, è da brividi. Ma quanto male può fare camminare scalzi sulla roccia appuntita? «Tantissimo. Le prime volte era atroce. Ho cronometrato che il dolore durava 14 minuti, poi il mio corpo si auto anestetizzava, la mente scaccia il dolore. Con l'allenamento ho ridotto i tempi del male fisico. Adesso soffro per i primi tre secondi, poi non sento nulla».
IL DOLORE ANESTETIZZATO
Che senta o non senta dolore, è certo che resiste alle prove più estreme. «Sono arrivato in cima al Kilimangiaro scalzo, con solo un maglione, e la temperatura era di meno 20 gradi. Ho aspettato più di un'ora prima che arrivassero gli altri della spedizione, ma non potevo tornare indietro, volevo qualcuno che mi facesse almeno una foto».
Le pietre aguzze non erano niente in confronto alla lava dell'Etna e al lago del Salar de Uyuni a 4mila metri d'altezza in Bolivia. «Sull'Etna credevo di morire.
SALISCENDI SULLA LAVA
Scendevo fiancheggiando una colata lavica. La temperatura del suolo era di 80 gradi, ma non avevo calcolato che il piede sprofondava nella sabbia lavica e la temperatura effettiva era molto più alta. Ero solo, seguito da un elicottero, non potevo fermarmi perché sarei arrostito e dovevo cercare refrigerio in qualche macchia di neve, che usavo per raffreddare i piedi. In Bolivia le insidie erano tre. L'altitudine, perché a 4mila metri di quota ti manca il fiato, il sale che penetrava nella pelle lacerata e la temperatura di 15 sotto zero».
Tom Perry racconta le sue gesta con orgoglio e soddisfazione. Si capisce che è appagato da questa scelta di vita. Non gli porta soldi (pochi sponsor con cifre leggere) e nemmeno vantaggi (ferie e aspettativa consumate per compiere le imprese), ma una pace interiore, rafforzata da una forte fede. E soprattutto, a piedi scalzi, ha girato il mondo e conosciuto grandi personaggi. Due gli incontri che hanno lasciato il segno nel suo animo: il Dalai Lama e Papa Francesco. Il primo lo ha incontrato in Nepal, quando gli portò la fiaccola olimpica di Torino 2006, il Pontefice nel 2014, quando gli regalò una statua di Wojtyla.
PAPA E DALAI LAMA
«La storia della statua ha del miracoloso si infervora Tom Perry il papa polacco mi è apparso in sogno vestito con gli abiti da semplice prete. Da lì l'idea di realizzare una statua, ma non sapevo come fare. Un giorno per caso ho incrociato un camion che viaggiava proprio con una statua di Wojtyla. L'ho fermato, era lo scultore Luciano Minati, che ha accettato di farne un'altra secondo le mie indicazioni: un Papa vestito da semplice prete. Per farla breve l'abbiamo portata a San Pietro e il giorno della consegna ero tra la folla. E' venuto un messo pontificio a cercarmi. Il Papa voleva conoscermi. E mi sono presentato da lui a piedi nudi».
IL CERVINO COME SOGNO
Scalzo, il biglietto da visita di Tom Perry. Lui le scarpe al chiodo le ha sempre appese e per ora non pensa di fermarsi ed indossarle. Due i sogni nel cassetto: il monte Cervino, che conta di affrontare quest'anno, e il tour dei più grandi vulcani del mondo. Sono 14, come le vette sopra gli 8mila metri, ne mancano ancora 7. «Voglio farcela, credo sia un record difficilmente battibile.»
Resta una curiosità: ma perché non fa una maratona a piedi scalzi, come il mitico Abebe Bikila? «Non voglio mancare di rispetto all'impresa del leggendario campione, ma per me correre 42 chilometri scalzo in città, è come camminare sul velluto». Tom Perry se non ci sono sassi appuntiti non si diverte.
Vittorio Pierobon
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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