IL PERSONAGGIO
La firma è quella di Gabriele D'Annunzio. La data ci riporta

Domenica 10 Novembre 2019
IL PERSONAGGIO
La firma è quella di Gabriele D'Annunzio. La data ci riporta a cento anni fa esatti, il 26 ottobre 1919. La prosa è aulica e gonfia di retorica, come si conveniva a quei tempi, e soprattutto nello stile del Vate. Il titolo della missiva è molto più chiaro: Encomio solenne al sergente Crovato Raoul del XII reparto d'assalto. Ma chi era Crovato? Uno dei tanti piccoli eroi, le cui gesta - in tutte le guerre - vengono presto cancellate dall'impietosa patina del tempo. Raoul Crovato, veneziano, nato nel 1896, era un comunista convinto, e altrettanto fervidamente patriota. La sua vita, si inserisce in una saga familiare che la figlia, Luciana Boccardi, giornalista e scrittrice, sta ricostruendo in un libro su cui lavora da anni.
LA SAGA FAMILIARE
Raoul era figlio di Gianni Masin Crovato, un tenore che, a cavallo tra fine Ottocento e primi del Novecento, aveva raggiunto picchi di fama paragonabili a quelli di un Pavarotti, e si era esibito nei più grandi teatri del mondo. La sua fama è stata cancellata dal secondo marito della moglie Gingia, l'editore Alvise Fornaro, che gelosissimo del passato della donna che aveva sposato in seconde nozze, dedicò il resto della sua vita alla ricerca di locandine, libretti, manifesti e foto del rivale per distruggerle. Ma negli archivi dei teatri, a cominciare dalla Fenice, la sua furia iconoclasta non è arrivata e Masin Crovato è rimasto nella storia della lirica italiana. La sua passione per la lirica era tale che tutti i cinque figli che ha avuto, da due donne diverse, portano il nome di un personaggio dell'opera che il padre stava interpretando al momento della nascita. A Raoul toccò il nome di uno dei protagonisti de Gli Ugonotti che stava portando in scena al Regio di Parma. Per il fratello Romeo, l'ispirazione venne dall'opera di Vincenzo Bellini, tratta dal dramma shakespeariano. Romeo e Raoul vissero gli anni della gioventù con ideali opposti. Il primo monarchico ed interventista, il fratello comunista, con profondi ideali patriottici.
L'ENCOMIO SOLENNE
E qui torna D'Annunzio e l'encomio solenne. La prima guerra mondiale è finita da poco. Romeo che, pur affetto da una fortissima miopia, si era arruolato come volontario, era morto nella battaglia di Podgora. Una lapide al caffè Lavena in piazza San Marco a Venezia, ne ricordava il sacrificio. Raoul si era aggregato agli arditi, le speciali truppe d'assalto dell'Esercito. D'Annunzio invece era a Fiume. Il 12 settembre 1919 il Sommo Poeta, a capo di un esercito eterogeneo formato da militari ribelli, patrioti convinti e avventurieri vari, aveva occupato l'Italianissima Fiume rimasta ancora parte del Regno di Jugoslavia, e proclamato l'annessione al Regno d'Italia. Una delle pagine più temerarie e controverse del D'Annunzio, uomo d'armi. Meglio l'uomo di penna. L'occupazione, come noto, fu stroncata dopo 16 mesi, dalle truppe regolari inviate dal governo Giolitti. Raoul non partecipa alla conquista di Fiume, ha il compito di arrivare con i rinforzi.
IL DIARIO SULL'IMPRESA
Leggiamo dal Diario del XXII reparto d'assalto per Fiume d'Italia, un libricino di 14 pagine che racchiude la cronaca della spedizione, probabilmente scritto, o perlomeno ispirato, dallo stesso D'Annunzio: «si decide di raggiungere ad ogni costo l'Italianissima e di superare, anche al prezzo del sacrificio, tutti gli ostacoli che vi si opponessero». Gli Arditi in quel momento sono acquartierati ad Aidussina, cittadina slovena, all'epoca italiana, distante 150 chilometri da Fiume. Servono mezzi per trasportare i rinforzi. Qui entra in ballo il sergente Raoul Crovato: «Mediante l'abilità dei signori Matcovich, Masperi, Bruni e Finzi, e l'ardire del sergente Crovato Raoul, che riesce a fornissi di documenti irregolari, si ottiene una colonna di 25 camion del 53. Autoreparto di Opicina».
INIZIA LA SPEDIZIONE
La spedizione può iniziare. Partono in 400, ma presto il furto dei camion vene scoperto e lungo la strada sono i carabinieri italiani a sbarrare il cammino agli arditi italiani che vogliono difendere l'Italianissima Fume. Un caos, specchio di quegli anni che sfoceranno nel fascismo. Non è una marcia trionfale, diversi camion vengono bloccati, decine di arditi arrestati. Si evita almeno lo spargimento di sangue tra italiani. Gli uomini avanzano a gruppi sparuti, molti marciano a piedi, trovando sostegno nella popolazione locale. Pagine eroiche, dense di retorica. «L'ardito Fusco Giuseppe - si legge nel Diario - al quale era dato in consegna il Gagliardetto del XXII, durante il tragitto viene catturato dai carabinieri, ma egli Ardito come sempre, riesce a fuggire, assolve il suo compito con meravigliosa tenacia e incrollabile entusiasmo, vincendo tutti gli ostacoli oppostiglisi, e raggiunge il Reparto in Fiume con il prezioso drappo». Saranno in 116 ad unirsi a D'Annunzio nella difesa di Fiume. Tra questi il sergente Raoul Masin Crovato. Come sia riuscito a falsificare i documenti di viaggio ed impossessarsi di una colonna di 25 camion, con tanto di autisti che hanno disertato inconsapevolmente, convinti di essere in missione per l'Esercito, non lo ha mai rivelato a nessuno, nemmeno a distanza di anni. Forse solo Gabriele D'Annunzio sapeva la verità, come traspare dalle parole dell'encomio solenne che ha inviato a Raoul: « mirabilmente entusiasta per la giusta causa di Fiume Italiana si offrì volontariamente a far parte della spedizione e a procurare al Reparto i mezzi per la spedizione Durante il tragitto seppe vincere qualsiasi difficoltà e si comportò così ammirevolmente riuscendo a tutti esempio di fede e di ardire». Poi le strade si separarono.
L'OPPOSITORE DEL FASCISMO
Masin Crovato divenne un tenace oppositore del fascismo e fu tra i fondatori del Partito comunista. Durante il ventennio fu più volte arrestato e inserito nelle liste dei pericolosi oppositori politici ed emarginato dal mondo del lavoro. Per vivere sfruttava il suo talento artistico e si esibiva con una mini orchestrina al cinema Imperiale: suonava la colonna sonora per i film muti. Una sera scoppiò un incendio in cabina di proiezione, dove c'erano duemila metri di pellicola altamente infiammabile. Raoul si gettò tra le fiamme per evitare che il fuoco si propagasse al palazzo, dove numerose famiglie già dormivano. Riuscì a sventare una tragedia, ma lui, colpito dalle fiamme, perse gli occhi. Cieco a 39 anni. L'ultimo gesto eroico, ma questa volta senza encomio.
Vittorio Pierobon
(vittorio.pierobon@libero.it)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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