IL PARERE/1
VENEZIA «Giocare a pallone in campo? Per noi veneziani è

Sabato 18 Maggio 2019
IL PARERE/1
VENEZIA «Giocare a pallone in campo? Per noi veneziani è la cosa più naturale del mondo, come respirare o bere acqua quando hai sete». La bandiera del pallone cittadino Paolo Poggi parla semplicemente di «normalità» ripensando a quando, prima di spiccare il volo verso la Serie A, scendeva in calle con gli amici. «La mia fortuna è stata quella di esser nato e cresciuto a Sant'Elena, eravamo gli unici veneziani ad avere l'erba l'amarcord del 48enne ex attaccante ma anche Campo Stringari e Campo Grappa erano due punti di ritrovo, tant'è che ragazzi venivano in trasferta da Castello e da altre zone». Il nuovo regolamento di polizia prevede il divieto di giocare a calcio, con tanto di sequestro del pallone e multe tra i 25 e 500 euro, per i ragazzi dagli 11 anni in su. «A Venezia da sempre si fa tutto in strada, fa parecchio strano pensare che ciò si è potuto fare per 1600 anni, come giocare in campo, non varrà più d'ora in avanti. I bambini di tutte le altre città hanno a disposizione più parchi e spazi, i veneziani molti meno, fermo restando che in ogni parte del mondo si scende in strada a giocare. Io l'ho fatto fino ai 16 anni, ho smesso solo quando con la fusione tra il Venezia e il Mestre ho dovuto cominciare a spostarmi in terraferma per allenarmi con la Primavera». Alla base del giro di vite la volontà di contrastare pericoli o molestie alle persone e danni a strade e proprietà. «La normativa ha una sua logica e non è tutta sbagliata, però penso, anzi spero, che ci sia un minimo di elasticità. Non possiamo chiedere la carta d'identità ai ragazzini, dopodiché ci sono luoghi adatti e altri meno. Ovvio, non si può giocare a calcio davanti a chiese e opere d'arte».
Marco De Lazzari
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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