«Il nazionalismo prima o poi porterà all'odio»

Domenica 16 Giugno 2019
Un ingegnere veneziano che gestisce un'azienda che costruisce grandi telescopi in tutto il mondo quando deve assumere un laureato chiede: Come ti senti ad essere italiano quando vai all'estero. Non sappiamo le risposte, ma o uno ha la patria dentro o non risponde bene.
Chiunque di noi potrebbe inciampare in questo domanda, anche se adesso gli verrà in aiuto il lavoro Sentimento Italiano . Storia arte e natura di un popolo inimitabile Sem edizioni di Valerio Massimo Manfredi. Il noto archeologo e docente ha costruito un percorso di orgoglio, appartenenza, identità, valori e passione pieni di sapore di patriottismo e mai nazionalismo. Sarà lui a chiudere oggi alle 21, con Antonio Riccardi la rassegna Resistere organizzata a Bassano dalle sorelle Manfrotto per discutere del sentimento italiano.
Cos'è questo sentimento?
«È il mio rapporto con l'Italia in questo caso c'è una parte autobiografica : da come nella scuola ci si forma un'identità a come si rinforza alla vista del paese e dei suoi capolavori e dalla civiltà unica. Dove sono ora i vandali, gli unni, i longobardi, i goti? Noi italiani invece siamo alla base della cultura dell'Occidente».
Giusto ma mi crede se dico che molti italiano non se ne rendono conto.
«La maggior parte degli italiani non sa dove si trova, cosa ha e perché vive. Passa il tempo a disprezzare se stessa. Non degni del loro paese».
Ma c'è chi non capisce e non ha colpa.
«Mi sento italiano perché ho potuto fare l'università perché non costa niente. Perchè mio padre e mia madre, tutti e due col cancro si sono potuti curare cinque anni senza spendere e sono morti della loro buona morte. Ho amici negli Usa finiti in miseria perché i genitori si sono ammalati di tumore. Mi sento italiano perché mio padre si è potuto comprare un pezzo di terra pagando un interesse dell'1,5 per cento con soldi prestati; ed è stato uomo libero».
Sull'italianità sono nate battaglie e polemiche
«Abbiamo perso una guerra e quando si perde esercito e territorio e chi governa si dà alla macchia il popolo non crede più a niente. Ma adesso sta credendo a chi dice votatemi, legheremo i cani con le salsicce. Se va male e hai votato devi biasimare te stesso non il tuo paese».
Però metà non vota.
«Uno che non vota non dovrebbe aprire bocca. Democrazia non vuol dire che tutti devono parlare ma che tutti possono, e senza dire cazzate».
La differenza tra patriottismo e nazionalismo.
«Il patriottismo è amore mentre il nazionalismo prima o poi porta all'odio».
Nel 1500 la carta geopolitica era uguale a quella dei dialetti. I dialetti ci sono ancora tali e quali, l'Italia no.
«Io parlo tre/quattro dialetti e allora? C'era uno che chiamavano senatur e diceva bisogna insegnare dialetto nelle scuole: gli replicai che nemmeno un professore lo sa fare. Il dialetto si parla, nel bolognese ci sono 18 forme vocaliche e coi segni c'è da impazzire. Dante ci ha forgiato e Virgilio scrive. L'Italia cerco, mia patria e i miei avi. Parliamo di Italia da 25-30 secoli».
Lei dice viva la Serenissima.
«A scuola tutti facevamo il tifo per la Serenissima e la leonessa Brescia, ogni città, era un forziere pieno di tesori. Questi rigurgiti che vediamo ora sono una cosa terribile».
Ci compiangiamo?
«Una collega universitaria mi fa, brutta giornata ho bocciato due volte uno che non sapeva niente e oggi, suo padre, famoso camorrista vuole parlarmi: ho paura. Di fronte a questo con chi ce la prendiamo? Quanti dei nostri uomini muoiono per strada cercando di fare un paese vivibile?».
Dove molti stranieri vogliono arrivare
«Non li vogliamo? Possiamo sparargli ai confini, potrebbe essere una soluzione ma chi ha il fegato di sparare su donne e bambini, ci sono 10mila altre soluzioni. Non vedo nostri giovani che facciamo certi lavori, lo fanno gli immigrati».
Lei italiano all'estero è...?
«Non ho paura di nessuno e nessuno mi ha bagnato il naso: e nessuno mi ha offeso senza avere quello che si merita».
Adriano Favaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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