Il mondo di Umberto Maggioli tra rinnovamento e vedutismo

Giovedì 12 Dicembre 2019
LA MOSTRA
Le ricorrenze dei centenari costituiscono a volte delle ottime occasioni per mettere in atto una riflessione sul personaggio e la nuova rilettura dell'opera di un artista. È il caso di Umberto Moggioli (Trento 1886-Roma 1919) al quale, nel centenario della morte, avvenuta a soli 32 anni colpito dall'epidemia di febbre spagnola, il Museo d'Arte Moderna di Ca'Pesaro dedica una particolare mostra omaggio, aperta fino al 1 marzo, incentrata solo sulle opere che il pittore ha realizzato nel corso del suo storico soggiorno a Burano, cioè dal dicembre del 1911 al marzo del 1915. Formatosi all'Accademia di Belle Arti di Venezia, dove si è diplomato nel 1907, dopo un primo importante soggiorno a Roma il pittore trentino aveva deciso di andare a vivere nella quiete dell'isola di Burano. Non isolandosi tuttavia ma stabilendo invece stimolanti contatti con altri artisti, in particolare Gino Rossi e Luigi Scopinich, dando così inizio, incoraggiati da Nino Barbantini, primo direttore dal 1907 della Galleria d'Arte Moderna di Ca'Pesaro, a quella che venne poi definita la mitica Scuola di Burano. Configurando una tendenza espressiva, ovviamente oppositiva della imperante maniera accademica, che poneva al centro della proposizione immaginativa l'osservazione della natura, chiaramente nella scia dell'insegnamento dell'Impressionismo francese.
SEMEGHINI E CASORATI
Coinvolgendo anche gli altri giovani artisti che ormai gravitavano nell'ambito di Ca'Pesaro come Tullio Garbari, anche lui trentino, Pio Semeghini e, pur con una certa distanza formale ed ideativa, lo stesso Felice Casorati. Torinese e più maturo quest'ultimo condivideva però con il gruppo la polemica, a volte anche aspra, con i baroni che dominavano in quegli anni La Biennale di Venezia. Basterà ricordare a questo proposito la clamorosa mostra degli Artisti rifiutati alla Biennale di Venezia, tenuta nel 1914 negli spazi dell'Hotel Excelsior al Lido, con la decisiva partecipazione del grande Arturo Martini, ormai anch'egli vicino al gruppo di Barbantini, e naturalmente dello stesso Felice Casorati che, probabilmente in quella occasione, affermò di preferire esporre le sue opere con i vivi di Ca'Pesaro piuttosto che con i morti della Biennale. La Scuola di Burano è stata perciò una sorta di movimento teso al rinnovamento dell'arte moderna in Italia e dunque della stessa Biennale, provocandone la crisi, superata con le dimissioni del fondatore Antonio Fradeletto, sostituito nella Segreteria generale dal più giovane Vittorio Pica, conoscitore dei movimenti d'avanguardia europei di quegli anni. Che, non a caso, nel 1920, appena un anno dopo la sua morte, organizzò in Biennale una bella mostra personale di venti dipinti di Umberto Moggioli. Facendo finalmente conoscere la sua opera pittorica impregnata di un sentimento di contemplazione della natura che tutto contiene ed assorbe superando anche le definizioni dello spazio e del tempo, in una esperienza espressiva assai vicino alle ricerche formali europee di quel tempo. L'attuale mostra di Ca'Pesaro è abbastanza piccola perché allinea solo una ventina di opere (dipinti, disegni e acqueforti) certamente non esaustiva come quella del 2008 allestita al Museo di Bassano del Grappa. Esauriente comunque per comprendere il senso poetico della natura in Moggioli che, assieme a Gino Rossi, è stato un protagonista della storica Scuola di Burano.
Enzo Di Martino
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Ultimo aggiornamento: 14 Dicembre, 15:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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