IL LIBRO
Un viaggio nei viaggi. Di questo parla KZ Lager il libro di Davide Romanin

Giovedì 25 Febbraio 2021
IL LIBRO
Un viaggio nei viaggi. Di questo parla KZ Lager il libro di Davide Romanin Jacur (Ronzani editore), con prefazione di Antonia Arslan, che racconta un itinerario attraverso ventitré campi di concentramento e di sterminio, da Bergen-Belsen a Buchenwald, da Dachau a Mauthausen, sino ad Auschwitz, luoghi dove l'autore, a partire dal 2005, ha accompagnato, in oltre cinquanta viaggi, gruppi di studenti o adulti. Il volume, che si articola in 335 pagine, è contraddistinto da due suddivisioni: nella prima con ordine, razionalità e meticolosità vengono descritti i luoghi in cui avvenivano i crimini nazisti e il racconto è supportato da drammatiche immagini in bianco e nero; nella seconda, invece, Romanin Jacur lascia spazio all'emozione e alle sue riflessioni. Ne esce un'opera toccante, efficace, originale e documentata, anche se non è scritta da uno storico, bensì da una persona a cui sta a cuore la trasmissione della memoria.
LE MOTIVAZIONI
Romanin Jacur è certo che per la maggior parte delle persone «resti inevasa la concretezza della conoscenza della Shoah». Partendo da questa convinzione, quindi, ha preso spunto dall'iniziativa avviata nel 2005 dal Comune di Padova a cui lui ha collaborato, di introdurre come appuntamento fisso i Viaggi della memoria, per mettere nero su bianco le esperienze raccolte durante le visite a 23 campi e a 13 posti in qualche modo legati alla Shoah. «Ho cominciato il libro - spiega Romanin Jacur - pensando di descrivere la diversità dei campi di concentramento e sterminio. Ma già nel parlare dei primi mi sono reso conto che raccontavo la mia visita, senza distacco e oggettività, e che tale approccio era più empatico per il lettore e più liberatorio per me. Ho volutamente omesso i nomi dei gerarchi nazisti, dei direttori dei campi e degli aguzzini: non meritano di essere ricordati. Tra i siti di concentramento non potevo omettere Vo' Vecchio, dove venivano portati gli ebrei padovani, ma ho preferito affidare la descrizione all'amica Chiara Saonara»
«Ci sono - conclude Romanin - decine di posti che devo ancora visitare perché la pandemia mi ha fermato. Affinché la vita e la morte di così tanti individui non sia stata totalmente inutile, ritengo sia doveroso ripercorrere i loro ultimi passi. E perché il ricordo non resti relegato alla letteratura, alla cinematografia e alle declamazioni stereotipate, è opportuno rendere omaggio ai cimiteri in cui sono sepolti, all'aria che li ha dissolti, al vento, umano e celeste, che li ha portati via».
Nicoletta Cozza
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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