IL LIBRO
Un lupo e un uomo si incontrano. Le loro vite si intrecciano lungo un

Domenica 26 Maggio 2019
IL LIBRO
Un lupo e un uomo si incontrano. Le loro vite si intrecciano lungo un sentiero che li conduce, quasi fossero un'unica entità, verso la montagna. Max Solinas, artista, scultore, scrittore di Cison di Valmarino (Treviso) ha pubblicato da qualche giorno il suo nuovo libro Il lupo e l'equilibrista (Garzanti, 2019, 176 pp, 16.90 euro), e si appresta in giugno ad una camminata in solitaria per 15 giorni dalla Slovenia alle nostre Dolomiti, seguendo il sentiero dei lupi.
Il sentiero dei lupi non è un caso. Solinas, scrittore le cui sculture in legno trasmettono il calore della materia e la dolcezza delle forme femminili che l'artista scolpisce, vive assieme anche ad una bellissima lupa, Arja, con la quale intraprende molte delle sue imprese in montagna.
Come nasce questo nuovo libro?
«Dopo i primi libri che ho scritto, finalmente era giunto il momento di realizzare un romanzo, pescando nella mia vita e nelle mie esperienze. Certamente il romanzo è inventato, ma è inequivocabile che, per quanto inventata, una storia peschi dal proprio bagaglio personale, che nel mio caso è fatto di natura, montagna, animali selvatici».
Così i protagonisti sono due: il lupo e Chris.
«Due protagonisti che alla fine formano un'unica entità. Due vite distanti: da un lato un lupo che aveva sofferto in un circo, dall'altro Chris, l'equilibrista del romanzo, che mette in dubbio le sue radici. Il loro incontro li porta ad intraprendere lo stesso sentiero, che nel loro caso porta alla montagna, attraverso i boschi. Francesca, la compagna di Chris, aiuta e genera il contatto. La storia è ambientata in un paese delle Dolomiti».
A giugno intraprenderà un percorso a piedi in solitaria seguendo il sentiero dei lupi?
Questo progetto mi porterà per 15 giorni a seguire il sentiero che hanno calpestato i lupi che hanno colonizzato le nostre Dolomiti, partendo dalla Slovenia. Partirò dalle foreste di Kranjska Gora per poi arrivare a Cortina. Un'impresa estrema, perché stare completamente soli già una forma di estremismo. Avrò con me solo una piccola macchina fotografica per realizzare anche delle riprese video. Null'altro, nel pieno rispetto della montagna».
La sua materia prima è sempre il legno?
«Il legno, perché deriva dall'albero. Lavoro anche il bronzo e per un monumento a Dacca in Bangladesh per ricordare la strage del 2016 ho usato il marmo. Ma la mia passione resta sempre il legno».
Dopo tanti anni, la sua casa è sempre a Cison di Valmarino.
«Sempre qui. È un paese che ha una sua poetica. Sono seduto mentre le parlo e guardo fuori: il castello di Castelbrando segna il confine tra giorno e tramonto. Il sole lo lambisce e cala dietro il castello, che è anche la prima costruzione che si illumina alla luce dell'alba».
Sara De Vido
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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