IL LIBRO
«Noi abbiamo il dovere di ricordare il passato. Chi non conosce

Sabato 17 Febbraio 2018
IL LIBRO
«Noi abbiamo il dovere di ricordare il passato. Chi non conosce il passato non ha strumenti per capire il presente né per leggere il futuro». La passione del cantautore veronese Massimo Bubola per la storia arriva da lontano. I racconti di guerra dei suoi familiari la accendono che era ancora un bambino. Tenuta viva da curiosità e senso civico, ha permeato la sua prolifica attività di musicista e scrittore. Fino all'ultima fatica, Ballata senza nome edito da Frassinelli. Un romanzo sulla Grande Guerra scritto da uno dei padri della canzone d'autore italiana (che, oltre ai suoi venti album, ha firmato capolavori per De Andrè, Fiorella Mannoia, Mia Martini, Vecchioni, Lucio Dalla) per rendere onore a un mondo che non c'è più e ai suoi protagonisti, voci che hanno ancora molto da insegnare. «Ho ritenuto doveroso scrivere un libro sui valori della generazione che ha vissuto la Prima Guerra Mondiale, sui sentimenti degli uomini partiti per combatterla. Perché molti di questi valori e di questi sentimenti nel tempo si sono affievoliti - spiega Bubola - L'amore filiale, l'amore coniugale, lo spirito di sacrificio, la pietà, il senso di unione attorno a un ideale, il rispetto per la vita, per le persone ma anche per le cose. In un Paese travagliato come è il nostro è molto importante ricordare. Ed è per questo che ho deciso, partendo dalla storia del Milite Ignoto, di dare voce agli undici soldati senza nome posti nelle bare sotto l'altare che Maria Bergamas si trovò davanti nella basilica di Aquileia quando le fu chiesto di scegliere il figlio che per sempre avrebbe ricordato tutti i soldati caduti nella Grande Guerra. Per ridare loro la dignità che meritano».
Un libro dedicato al nonno Silvio, che da contadino partì soldato per il fronte. «Dentro ci sono i volti e la sensibilità delle persone che ho frequentato da piccolo - racconta il cantautore - quando vivevo nella casa colonica di mio nonno nella Bassa Veronese. Il loro modo di pensare, di muoversi, di vedere il mondo. È a mio nonno che devo l'idea di scrivere canzoni. Ricordo che nei momenti di festa, quando gli adulti intonavano le canzoni della Grande Guerra, si copriva il volto con il cappello e scappava in stalla per non farsi sorprendere nella commozione. Fu lì che io capii che le canzoni avevano una forza evocativa enorme. Sono vera letteratura, emotive, sintetiche ed efficaci». In contrasto con quanto avviene oggi. «Il nostro Paese - conclude lo scrittore - soffre di disaffezione nei confronti dello Stato, delle cose che non lo riguardano direttamente. Si sta perdendo il senso del dovere e del sacrificio, di rinunciare a qualcosa di sé per il bene comune. Per questo, dobbiamo tenere a mente gli insegnamenti delle generazioni che hanno molto patito e creduto, che sono quelle che hanno costruito questo avventurato Paese e ne hanno creato la rinascita, civile e democratica».
Valentina Russo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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