IL LIBRO
La solennità senza clamori né retoriche del poeta friulano

Giovedì 6 Agosto 2020
IL LIBRO
La solennità senza clamori né retoriche del poeta friulano Giuseppe Solardi, si ritrova nelle parole incise su carta fina dai tasti della macchina da scrivere che usa per comunicare. Un suono asciutto, cristallino e profondo, che si fa verso poetico grazie alla leggerezza che proviene dall'ironia. La voce di Giuseppe Solardi è quella che si precisa nella sua terza pubblicazione di poesie dal titolo Canti minori edito dalle edizioni Ponte Sisto nella collana Quaderni di poesia del Caffè Illustrato. Si tratta della seconda pubblicazione di Solardi con questo editore che segue Via con l'ombra del 2015, e prima ancora il grande compendio dell'opera completa Colloqui con Amleto del 2008 edita da Spirali. Fu quello l'avvio editoriale di Solardi, un traguardo a cui era approdato in tarda età, sebbene la sua produzione dati molti decenni prima. Solardi è conosciuto negli ambienti letterarie e poetici fin dagli anni giovanili, al tempo in cui aveva vissuto a Firenze e Roma. Schiettezza e libertà, sono i termini con cui Silvio Ramat commenta l'opera del poeta friulano, un Amleto in Friuli citando Walter Pedullà nella prefazione alla penultima silloge pubblicata. In ciascuna delle sue liriche, Giuseppe Solardi afferma senza indecisione, «rifuggendo qualsiasi reticenza» come ebbe a scrivere Giulio Cattaneo, con la «discreta resistenza» il cui «prezzo è la solitudine» precisa Claudio Magris.
LIRISMO
A fare da prefazione a quest'ultimo libro sono gli estratti di commenti, critiche, e annotazioni di grandi letterati italiani: Giovanni Raboni, Giancarlo Vigorelli, Carlo Bo, Mario Luzi, Geno Pampaloni, oltre ai già citati Giulio Cattaneo, Claudio Magris, Silvio Ramat e Walter Pedullà.
«Salviamo l'umanesimo, la poesia, l'agricoltura, la memoria, la povertà» è il lapidario appello che qualche pagina dopo il frontespizio precede i componimenti. Un appello che dà la misura non solo del pensiero poetico di Solardi ma anche di un'estetica e di uno stile di vita. La solitudine di questo Amleto friulano ritorna anche in questi Canti Minori. Componimenti in cui si esprime la grande ironia di Solardi, il cui ragionamento procede per spostamenti, per affermazioni che non sono mai univoche ma richiedono ripetute letture. Tasso, Ariosto, Dante, sono i riferimenti letterari ricorrenti; ma anche la quotidianità del rito, delle festività. Nato nel 1936 a Udine, Solardi ha vissuto qualche anno a Padova, poi a Firenze (dove per la prima volta venne recitata una sua poesia), per spostarsi infine a Roma dove è rimasto sei anni durante i quali è entrato in contatto con intellettuali e poeti.
Valentina Silvestrini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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