IL LIBRO
Hanno iniziato nel 2018 con il primo libro, Profili veneziani, la Venezia che non ti raccontano, acquistabile anche dal loro sito e oggi ecco che esce, scaricabile gratis on line, Sartre e Venezia - Sartre et Venise, fotografie di Franco Mapelli, testi del regista francese Patrick Guinand: sesto volume dei libri di ytali (ytali.com), testata giornalistica on line nata a Venezia nel 2015 da un progetto del giornalista Guido Moltedo che ne è anche il direttore. Sartre a Venezia esce a 40 anni dalla morte del grande filosofo francese (15 aprile 1980) e apre una finestra sul rapporto intercorso tra una delle figure più importanti della cultura del Novecento e una delle città più carismatiche al mondo. Il risultato è un puzzle armonico che alterna foto a testi scritti (in due versioni italiana e francese). Protagonisti: Venezia attraversata dal turista riluttante Sartre, che in varie occasioni si ritrova a percorrerne calli e campielli con in mano un taccuino per appunti. Note, pensieri e riflessioni che saranno poi convogliati in La regina Albemarle. O l'ultimo turista, di cui qui vengono offerte parecchie intriganti citazioni; quasi delle didascalie alle foto in bianco e nero di Mapelli (scattate tra gli anni '70 ad inizio anni 90) che, di pagina in pagina, commentano silenziose.
LA CITTÀ
Visioni della città e piani temporali diversi così si incrociano, tracciando strade che si prestano ad essere percorse dal lettore con passo lieve e curioso. Senza escludere i mesi dell'oggi, quelli disegnati dalla pandemia e dal lockdown; il vuoto e lo splendore nudo della città che non cambia malgrado tutto cambi. Tratti ben delineati nella prefazione di Moltedo che ci regala poi l'immagine di Sartre a Venezia nel 1951, quando la città è ancora dei veneziani, con i suoi abitanti, con pochi alberghi e ristoranti, con i ritmi di un centro urbano vivo, con le sue bellezze, molto più affascinanti di quanto non lo siano oggi. Con un turismo che non è ancora industria, ma la cui degenerazione - spiegherà poi Guinard - il filosofo sembra già cogliere in nuce. Annota infatti Sartre: Non c'è città al mondo che non si popoli di cadaveri, basta spargere un po' d'insetticida turisticoIl turista è un uomo di risentimenti. Uccide. Non sente i veneziani che sfiora, non li vede. Le riflessioni del regista francese su quanto scritto da Sartre ci portano dritte dentro al rapporto carico di ossimori tra Sartre e Venezia. Guinand parla di bipolarità. Amore e orrore. Una meraviglia di riflessi, nei giochi d'acqua e di luce. Ma poi il nero dell'acqua che dà alla città intera un leggerissimo colore d'incubo. Tornando al presente, ci troviamo ora ad uno snodo storico in cui è d'obbligo interrogarci su quale futuro si prospetti per la città.
Giulietta Raccanelli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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LA CITTÀ
Visioni della città e piani temporali diversi così si incrociano, tracciando strade che si prestano ad essere percorse dal lettore con passo lieve e curioso. Senza escludere i mesi dell'oggi, quelli disegnati dalla pandemia e dal lockdown; il vuoto e lo splendore nudo della città che non cambia malgrado tutto cambi. Tratti ben delineati nella prefazione di Moltedo che ci regala poi l'immagine di Sartre a Venezia nel 1951, quando la città è ancora dei veneziani, con i suoi abitanti, con pochi alberghi e ristoranti, con i ritmi di un centro urbano vivo, con le sue bellezze, molto più affascinanti di quanto non lo siano oggi. Con un turismo che non è ancora industria, ma la cui degenerazione - spiegherà poi Guinard - il filosofo sembra già cogliere in nuce. Annota infatti Sartre: Non c'è città al mondo che non si popoli di cadaveri, basta spargere un po' d'insetticida turisticoIl turista è un uomo di risentimenti. Uccide. Non sente i veneziani che sfiora, non li vede. Le riflessioni del regista francese su quanto scritto da Sartre ci portano dritte dentro al rapporto carico di ossimori tra Sartre e Venezia. Guinand parla di bipolarità. Amore e orrore. Una meraviglia di riflessi, nei giochi d'acqua e di luce. Ma poi il nero dell'acqua che dà alla città intera un leggerissimo colore d'incubo. Tornando al presente, ci troviamo ora ad uno snodo storico in cui è d'obbligo interrogarci su quale futuro si prospetti per la città.
Giulietta Raccanelli
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