Il gran cammino di Artuso insieme agli spaventapasseri

Venerdì 7 Agosto 2020
di Mirko Artuso

Sono partito alle 6.30 del mattino da Caldonazzo in direzione Marghera/Fusina. Mi accorgo, dai comportamenti della maggioranza delle persone, che il desiderio più forte è di tornare alla vita di sempre. Ma quale? Ho creduto nella paura, ho sperato nel suo effetto choc ma non mi ha aiutato. Certo questo che dico non vale per tutti, alcuni hanno avuto i miei stessi pensieri e forse hanno anche cambiato in parte le loro abitudini. Ci siamo difesi dal nemico troppo tardi, era già in casa quando ce ne siamo accorti. Lo sappiamo da tanto tempo che il nostro comportamento è gravemente dannoso per il nostro pianeta, la nostra madre terra, ma sembra impossibile cambiare rotta e continuiamo a distruggere.
A metà Febbraio mi ero messo in testa di disegnare nuvole e ho trascorso tutta la quarantena nel bellissimo borgo di Stramare a guardarle attraverso i rami degli alberi intrecciati. Un ritiro salutare in cui ho cucinato, camminato, letto, disegnato. Ogni volta che avevo necessità di fare la spesa, o trovare segnale per telefonare, mi sentivo come in un tempo sospeso. Tutto era buffo e fuori scala come in un teatro. Ho cominciato a diradare le mie uscite e ho iniziato ad assaporare la libertà tra le mura domestiche. Paradossale.
Ora eccomi qui di nuovo in cammino lungo un fiume tutto da scoprire. Questa volta al posto dello zaino mi porto un carretto sul quale trasporto le cose necessarie per camminare e per raccontare. L'ho costruito con le mie mani durante la quarantena e sarò io stesso a trainarlo per quasi 170 Km. Un carretto che in chiave moderna ricorda I Carri di Tespi in miniatura. Quelli veri erano dei teatri mobili usati dai comici del teatro nomade. Venivano montati su piazza per 40/50 giorni durante i quali le compagnie dei guitti recitavano parti del loro inesauribile repertorio portando anche nei luoghi più remoti il teatro.
La Tappa di oggi mi ha regalato un incontro inaspettato: Il museo degli spaventapasseri a Marter piccola frazione di Roncegno. Esiste anche uno in pietra per tenere lontani gli sciacalli dalle capre. Gli spaventapasseri appartengono alla categoria dei dissuasori ottici per il controllo degli uccelli. C'è chi attacca delle foto di qualche uccello rapace su degli aquiloni per spaventare altri uccelli. Oppure nei giardini si usa mettere foto di gatti, gufi o serpenti. Altri hanno avuto la brillante idea di disegnare due enormi occhi su un grande pallone gonfiato con l'elio. Altri ancora usano dei nastri argentati tipo delle strisce di carta per confezionare le uova di Pasqua. La cosa più conveniente pare rimanga cambiare di posto lo spaventapasseri il più possibile e magari aggiungerci anche un suono lo rende ancora più efficace. Un clown trasandato immobile e spesso solo in mezzo a distese di grano per secoli è stato il custode dei raccolti di tutto il mondo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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