IL FENOMENO
La provincia di Belluno ha un primato poco invidiabile nel Veneto:

Mercoledì 23 Maggio 2018
IL FENOMENO
La provincia di Belluno ha un primato poco invidiabile nel Veneto: è al primo posto nel rapporto tra numero di abitanti e incidenti che coinvolgono motocarri. Precede le province di Venezia e di Padova. Nel Bellunese - in effetti - le apecar, i piccoli motocarri, sono da anni un vero e proprio fenomeno di massa che, in positivo, si traduce anche in un fitto calendario di manifestazioni goliardico-sportive che sta peraltro varcando i confini e contagiando un po' tutta Italia. L'inizio fu la storica manifestazione Caliera trophy, che attirava ogni anno in una piccola frazione del comune di Sedico, Roe Basse, alcune migliaia di appassionati e curiosi.
LE TRE RUOTE PIAGGIO
Gli apecar sono motocarri a 3 ruote realizzati per la prima volta dalla Piaggio nel 1948, in un'Italia ancora stremata dalla guerra. Il fenomeno delle corse è invece esploso una trentina di anni fa nell'autoproclamato Principato di Roe Basse e poi aveva preso piede in tutta la provincia. Tutto iniziò per gioco com'è nello spirito del Principato. Prese infatti avvio in una estate per ricordare il ratto di un secchio, sottratto dagli avversari di sempre, quelli di Roe Alte. Fu lì, a metà strada tra le due frazioni di Sedico, che venne collocata solennemente dagli abitanti di Roe Basse una caliera. Il gruppo era guidato dal mastro salumiere Ermen Gretti, da sempre punto di riferimento della disciplina e in seguito politico (fu leader provinciale di An). E fu là che si disputò la prima edizione del Caliera trophy, in ricordo di quel furto.
Arrivarono apecar truccate da tutti i paesi vicini, Roe Alte comprese. Ma arrivò soprattutto tantissima gente attirate anche dallo slogan di Gretti («Noi ne facciamo di cotte e di crude»). Fu un successo strepitoso. E negli anni successivi vollero cimentarsi con la disciplina prima un grande campione dello sci come Kristian Ghedina, poi, addirittura, i piloti di Formula uno (della Red Bull ad esempio) e poi del mondo del rally (Gigi Galli in primis). E cominciarono ad interessarsi del fenomeno i grandi media nazionali. A partire dalla rivista Fuoristrada che propose un ampio servizio dedicato al boom della apecar e delle corse di cross su tre ruote, in tutta Italia. Lo spunto di quell'articolo fu una gara-esibizione disputatasi in concomitanza con il gran premio di Monza, una decina di anni fa. In quell'occasione, i piloti della Red Bull avevano voluto provare questi mezzi che la scuderia del Principato di Roe Basse aveva preparato appositamente per loro.
PILOTI DI F1
«In verità, ben pochi dei dieci mezzi da corsa messi a disposizione dei piloti della scuderia di Formula Uno ricordano oggi i bellunesi che andarono a Monza - erano riusciti a reggere lo sforzo cui erano stati sottoposti. Ma l'esibizione risultò comunque molto spettacolare, tanto che anche alcuni giornalisti presenti vollero provare personalmente l'emozione di una corsa sulle tre ruote».
Subito dopo arrivarono anche Sky e, di seguito, la Rai. Il fenomeno, insomma, cominciò ad allargarsi oltre i confini della provincia di Belluno e nacque il Campionato mondiale di apecar. Roe Basse, pertanto, dovette nominare un ministro degli Esteri e gemellarsi con mezza Italia (chiedendo l'annessione poi al principato di Monaco, per non essere da meno di Lamon e Sovramonte). La natura popolare di questo evento, in ogni caso, portò ben presto le apecar a divenire una passione, un vero e proprio fenomeno di costume anche per vincere l'isolamento, soprattutto tra i giovani bellunesi che faticavano a spostarsi da un paesino all'altro.
LA PISTA NUVOLARI
Ad ospitare la prima corsa-esibizione fu una pista che era stata intitolata al mitico Tazio Nuvolari e che disponeva di un anello di circa 600 metri disegnato tra i boschi su più livelli con curve e chicane. Poi di piste ne sorsero un po' dovunque, mentre quella storica di Roe Basse, quattro anni fa, fu smantellata tra le polemiche e le amarezze dei piloti e degli appassionati.
Le corse - che si svolgono in apodromi - ebbero un loro regolamento che via via fu aggiornato e modificato. I mezzi partecipanti erano sempre più numerosi ed ormai la loro evoluzione aveva portato in pista motori di notevole potenza. Occorreva qualche regola in più per garantire maggiori standard di sicurezza.
MATERIA DI STUDIO
L'apecar divenne anche materia di studio all'istituto Ipia di Agordo, dove i periti meccanici si erano esercitati proprio costruendo un motocarro che fu poi presentato, con grande successo, alla mostra sull'orientamento. Ma c'è stato anche chi, un paio di anni fa, con un motocarro ha fatto il Giro d'Italia: l'impresa a bordo di un Gladiator della Giotti Victoria, due giovani agordini, Daniel Cravero e Maicol Costa, che abitano a Taibon. Percorsero circa 3500 chilometri arrivando in Sicilia per poi risalire tutta l'Italia e toccare anche la Liguria.
«I momenti peggiori ricordano oggi non furono per la tenuta del mezzo sempre a punto, ma per la nostra incolumità. Ad esempio nella periferia di Napoli restammo bloccati dal caos e dalle proteste per l'emergenza rifiuti. E In Calabria, ci siamo invece insabbiati. Negli ultimi giorni abbiamo dovuto fare i conti con la pioggia, ma è stato comunque tutto bellissimo. Abbiamo avuto solo un piccolo incidente, quand'eravamo ormai sulla strada del ritorno già a Vicenza. In una rotatoria abbiamo tamponato un altro mezzo ed abbiamo dovuto fare una constatazione amichevole».
I momenti più belli? «Il più glorioso ricorda ancora il patron Ermen Gretti è stato l'esibizione con i piloti della Red Bull. Ma restando nello spirito della disciplina, sono state le ore trascorse in compagnia e in allegria, a preparare i mezzi e poi a metterli alla prova nelle esibizioni. Abbiamo calcolato che tra il 2008 e il 2016 sono stati almeno 500 i giovani che si sono cimentati in provincia nelle nostre esibizioni.
E il più brutto? «Certamente la chiusura dell'apodromo Nuvolari che non fu più messo a disposizione dal proprietario. È stato un vero lutto che ha lasciato un vuoto incolmabile in tutti noi».
CAMPIONE DI 17 ANNI
Cosa rappresenta un apecar per un giovane? Lo spiega un 17enne studente di un istituto professionale, Luca Ciet, pilota di Mel, che si è aggiudicato tre delle quattro prove dell'ultimo campionato mondiale: «Stare tra i motori delle apecar è vivere. Mi sono attrezzato un'officina in casa dove ho elaborato i miei primi mezzi dedicandoci mesi di lavoro. Ed ora dalle apecar sto passando alle automobili. Perché il mio futuro sarà qui, tra i motori. Non come pilota, magari, ma come meccanico».
Egidio Pasuch
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