IL CONFRONTO
MESTRE Foresto, si dice in dialetto. Un termine molto diffuso da

Martedì 21 Gennaio 2020
IL CONFRONTO
MESTRE Foresto, si dice in dialetto. Un termine molto diffuso da queste parti, usato per parlare di una persona che viene da fuori. «Ma non significa necessariamente che il migrante sia uno straniero che arriva» afferma Fiorella Rossi, vice presidente dell'Università Popolare di Mestre, che al tema scottante e di attualità dedica il cuore della conferenza I Foresti: Noi e gli Altri, in programma domani, alle 17.30, al Centro Culturale Candiani. Un incontro moderato da Tiziano Graziottin, capo dell'edizione di Venezia e Mestre del Gazzettino, cui sono stati invitati a intervenire il sociologo Gianfranco Bettin, lo storico Franco Fusaro, la scrittrice e linguista Giorgia Miazzo. L'Università Popolare di Mestre dichiara di possedere una sensibilità a 360 gradi, e di voler uscire dal dibattito con spirito ottimistico. «Vogliamo ricordare quello che siamo stati noi, ma anche quello che sono gli altri - spiega Fiorella Rossi - il rapporto tra noi e il diverso in senso positivo, prendendo la parte migliore di quello che arriva, ma capendo fino in fondo anche come sono stati i nostri antenati, perché lasciare la propria terra è sempre un atto doloroso». Gianfranco Bettin discuterà delle implicazioni sociali e socio-culturali del rapporto con gli altri. «Un nodo importate di questo tempo è formato dal rapporto tra i residenti e le persone che arrivano qui, chi si presenta agli occhi nostri come un altro - dice Bettin - Siamo in una città portuale e turistica, dove c'è uno sviluppo industriale e urbanistico, abituata a confrontarsi sulla tematica di costruire integrando, un servizio difficile e che implica una inevitabile convivenza». Franco Fusaro, storico e docente di filosofia e storia in vari istituti superiori di Mestre e Mogliano, e attualmente al Liceo scientifico Majorana di Mirano, affronterà il tema da una prospettiva lontana, ovvero come veniva trattata la figura dello straniero nell' antichità greca e latina, attraverso poi l'illuminismo e il 900. Giorgia Miazzo, invece, racconterà il suo progetto di ricerca Viaggio di sola andata per la Mèrica, un percorso accademico e professionale, svoltosi tra Italia e Americhe, in particolare negli stati brasiliani. «Parlerò del patrimonio immateriale della migrazione veneta nel mondo - dice - in particolare del Sud America, del concetto di identità, memoria storica, lingua, tradizione, dolore. Nel caso anomalo delle migrazioni in Brasile, l'integrazione diventa difficile fisicamente, perché i migranti erano isolati nella foresta e quindi si sono aggrappati alla lingua veneta, alla cultura come sostegno spirituale».
Filomena Spolaor  
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