IL CASO
Marco Polo o Marko Polo, se non addirittura Marko Pili? Veneziano o croato?

Martedì 29 Gennaio 2019
IL CASO
Marco Polo o Marko Polo, se non addirittura Marko Pili? Veneziano o croato? Sarebbe tutto da ridere se non fossimo in tempi in cui le bufale diventano verità: basta ripetere una balla millanta volte et voilà il gioco è fatto. Accade con le scie chimiche, la terra piatta, i vaccini che fanno venire l'autismo, perché mai non dovrebbe succedere pure con Marco Polo croato? Anche la storia veneta viene infarcita di fantasticherie prese per oro colato: la repubblica veneta è stato il primo stato del mondo ad abolire la schiavitù, il leone di San Marco con la spada significava guerra, i sei denti del ferro della gondola rappresentano i sei sestieri di Venezia. Non è vero niente, ma non importa: se «osi» contraddire ti becchi pure gli insulti. Hai voglia a dimostrare che la famiglia Polo viveva a Venezia da un paio di secoli. Basta ribattere: «complotto» oppure «chi ti paga?» e Marco Polo resta croato.
UN FALSO STORICO
Anche le bufale, comunque, come tutto il resto, hanno una storia ed è quindi possibile identificare il momento preciso in cui qualcuno si è inventato che Marco Polo non fosse veneziano, bensì dalmata dell'isola di Curzola e quindi, siccome oggi Curzola (Korula) si trova in Croazia, per traslazione diventa croato pure lui. La data di nascita di questa vicenda è il 1856, il luogo Vienna, e l'artefice si chiama Simeone Gliubich, un abate originario di Cittavecchia (Stari Grad), sull'isola di Lesina (Hvar). Questi in quell'anno pubblica il Dizionario biografico degli uomini illustri della Dalmazia, datandolo Vienna-Zara. Ci inserisce pure Marco Polo e scrive: «Polo, Marco, di Curzola, dove aveva preso stanza molto prima la sua famiglia. Alcuni lo vogliono veneziano, la Biografia Universale Antica e Moderna, lo dice però d'origine dalmata». Questa è la prima volta che si qualcuno accoppia le parole «Marco Polo» e «Curzola», intendendo dire che questo fosse originario di quella. Il riferimento all'origine dalmata è dovuto al fatto che qualcun altro, ma ancora una volta senza prove, aveva affermato che la famiglia Polo provenisse da Sebenico (ibenik).
L'ABATE NAZIONALISTA
Saltiamo subito alla conclusione per dire che i Polo non hanno nessun, ma proprio nessun, legame con la Dalmazia, nemmeno quello in base al quale, secondo la tradizione, Marco sarebbe stato catturato dai genovesi in una battaglia navale al largo di Curzola. Secondo uno dei più recenti (e documentati) biografi di Marco Polo, ovvero Alvise Zorzi, i genovesi hanno in realtà fatto prigioniero il veneziano nelle acque di Laiazzo (oggi Yumurtalk), nel golfo di Alessandretta, Anatolia meridionale. Torniamo a Gliubich, perché vale la pena spendere due parole su di lui. In una prima fase della sua vita era un fervente sostenitore della nazione dalmata, un autonomista, come si diceva al tempo. Poi cambia idea, e pure nome: comincia a firmarsi ime Ljubi, diventa annessionista, ovvero propugna l'idea che la Dalmazia debba entrare a far parte della nazione-madre, ovvero la Croazia. Lavora anche nell'Archivio di stato di Venezia e polemizza con Niccolò Tommaseo, dalmata di Sebenico, nonché punto di riferimento degli autonomisti.
Siamo nella seconda metà dell'Ottocento, nell'era dei nazionalismi e ognuno fa quel che può. Tanto per dire, viene diffusa la bufala che la stampa a caratteri mobili non sia stata inventata dal tedesco Johannes Gutenberg, bensì dal feltrino Panfilo Castaldi (nella base del suo monumento, a Feltre, si legge ancora così). La storia del Marco Polo croato rimane sottotraccia, ma continua a circolare. La scrittrice britannica Rebecca West, nel 1941, pubblica il suo libro più celebre, Black Lamb and Grey Falcon, solo in parte tradotto in italiano dalla torinese Edt, in resoconto di un lungo viaggio nei Balcani compiuto negli anni Trenta, dove scrive che Marco Polo era «forse» nato a Curzola. A mano a mano che passa il tempo, quel «forse» decade e l'ipotesi diventa certezza.
LA CROAZIA RIVENDICA
A riprendere l'idea con grande vigore è il primo presidente della Croazia indipendente, l'ipernazionalista Franjo Tuman che in occasione di un viaggio in Cina, nel 1993, afferma di aver seguito le orme del suo compatriota Marko Polo. Nello stesso anno, in Galles, alla Conferenza inaugurale della gioventù europea, interviene il curzolano Mate Depolo che si indirizza all'ospite della Mongolia affermando che loro due ripropongono l'incontro tra Kubilai Khan e «il mio famoso antenato Marco Polo» (i cognomi Depolo, Polo, Pili, sono piuttosto diffusi sia a Curzola, sia in Croazia e anche questo alimenta la leggenda).
Nel 2010 l'Ente turismo della Croazia ha prodotto 15 mila pieghevoli più una serie di presentazioni in internet per il mercato estero dal titolo Croatia Homeland of Marko Polo.
La saga si arricchisce di un nuovo capitolo nell'aprile 2011, quando l'ex presidente croato Stjepan Mesi partecipa all'inaugurazione del Marco Polo Memorial, di Yangzhou, in Cina, dove osserva che il dalmata, e quindi croato, Marco Polo è stato «il primo turista nel mondo».
DALLA BUGIA AL RIDICOLO
Nel frattempo un curzolano di nome ivan Filippi ha riassunto tutta la vicenda in una pagina internet in inglese dove inevitabilmente si arriva, portati da Google. Filippi, che rigorosamente si firma Dr. ivan Filippi, dichiara di essere un ricercatore storico, ma all'epoca in cui aveva scritto i testi era un agente di viaggio. Ci dà dentro di fantasia e ne racconta di ogni, per esempio che il mercante veneziano avrebbe partecipato nientepopodimeno che alla congiura di Marin Bocconio, a fine XIII secolo, per far tornare il Maggior consiglio alla situazione pre serrata del 1297. Fonti? «Alcuni storici dicono che...». D'altra parte alla voce Marco Polo nella Wikipedia croata sta scritto: «È creduto che sia nato nell'isola di Curzola», l'edizione in inglese è possibilista («nato nella repubblica di Venezia»), quella francese afferma che la nascita a Venezia è contestata da alcuni storici croati, la tedesca scrive che è nato «presumibilmente» a Venezia.
Qualcuno si è occupato di smontare pezzo per pezzo la leggenda di Marco Polo croato, e questo qualcuno è, neanche tanto sorprendentemente, una studiosa croata, Olga Orli, a riprova del fatto che cialtroni e studiosi seri sono distribuiti tra i vari paesi del mondo. Orli fa parte dell'Istituto per le ricerche antropologiche, di Zagabria, e nel 2013 ha pubblicato una relazione accademica dal titolo: «Il curioso caso di Marco Polo da Curzola: un esempio di tradizione inventata». Già da qui si capisce dove voglia andare a parare. Nelle nove pagine di testo, con tanto di bibliografia, ricostruisce tutto il cammino della bufala. Peccato però che Orli sia una «professorona», una «plurilaureata», con tanto di PhD in antropologia, e quindi più che mai oggetto di vituperio. Non accada, per carità, che uno studio accademico abbia più credibilità della fandonie che si trovano in rete.
Alessandro Marzo Magno
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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