Il 29 luglio 1805 nasceva a Parigi Alexis de Tocqueville. Lo ricordiamo volentieri,

Sabato 24 Luglio 2021
Il 29 luglio 1805 nasceva a Parigi Alexis de Tocqueville. Lo ricordiamo volentieri, perché assieme a Locke e Montesquieu è uno dei padri della democrazia liberale. Un sistema che tutti dicono di condividere, pochi intendono perseguire, e ancor meno riescono a realizzare. Forse perché come diceva Churchill, è il peggiore, dopo tutti gli altri. Tocqueville ne vide i pregi e i difetti, ma gli rimase fedele.
Era pronipote di Guillome Chrétien de Malesherbes, l'indulgente giurista protettore dei philosophes che minavano con le loro teorie il trono di Luigi XVI. Arrestato dai sanculotti, lo sventurato sovrano gli affidò la sua difesa davanti al tribunale rivoluzionario. «Maestà - rispose Malesherbes - accetto questo onore, anche se farà perdere la mia vita senza salvare la vostra». In effetti entrambi, a breve distanza finirono sul patibolo. Il pronipote ne tenne conto.
LA COMPOSIZIONE
Le sue idee erano idee fondate sull'esperienza perché, come subito vedremo, derivavano dall'osservazione dell'unica democrazia nata direttamente dal basso. Erano maturate dopo solidi studi, ma tendevano a una sintesi originale che coniugasse i due valori della civiltà moderna allora apparentemente incompatibili: la libertà e la giustizia sociale. La prima, sviluppando le naturali diversità e qualità degli individui, ne determina inevitabilmente le disuguaglianze. La seconda, dettata dall'umana solidarietà, tende a limitarne gli inconvenienti e gli abusi. È un dilemma che ha tormentato tutto il XX secolo, e che ancora oggi affatica le menti speculative, perché un sistema che tenda ad appiattire i cittadini mortificandone le iniziative ne limita i diritti naturali e, quel che è peggio, impoverisce il Paese: la ricchezza, prima di esser distribuita dev'essere creata, e quindi il liberalismo precede il socialismo. Tuttavia davanti agli eccessi del primo talvolta è bene affidarsi ai correttivi del secondo. Fu a questa composizione che Tocqueville dedicò la sua vita e le sue opere.
OLTREOCEANO
Giovanissimo, fu nominato magistrato a Versailles. Copriva questa carica quando il retrivo e bigotto Carlo X fu spodestato da Luigi Filippo di Orléans. Il giovane togato aderì al regime e poco dopo fu spedito in America. La ragione ufficiale del viaggio era lo studio del locale ordinamento penitenziario, ma il suo interesse si estese all'esame di tutti gli aspetti di questa vasta società, di cui scrisse - tutti parlano e che nessuno conosce. Incidentalmente diremo che su questo punto le cose non sembrano molto cambiate. Per quanto riguarda, ad esempio, proprio il sistema penale degli Stati Uniti, alcuni nostri magistrati ne invidiano il rigore e la certezza della sanzione. In effetti da quelle parti se ti prendi trent'anni, (ma puoi prenderne anche due o trecento) generalmente te li fai tutti, salvo l'intervento della Grande Mietitrice.
Ciò che tuttavia queste anime belle dimenticano è che negli Stati Uniti la carcerazione preventiva è evento eccezionale, e che il verdetto di colpevolezza o innocenza è dato dalla giuria popolare, peraltro ricusabile in parte dal difensore. Provate in Itala a ricusare un giudice perché appartiene a una certa corrente, e vi ritroverete incriminati per vilipendio. Non solo. Negli Usa il giudice togato è nominato dal governo, e, quel che più conta, il pubblico accusatore è elettivo: se si dimostra incapace, o spendaccione in inchieste infruttuose, viene spedito a casa. Insomma lì è difficile entrare in galera quando si è presunti innocenti, e ancor più uscirne quando si è colpevoli conclamati. Esattamente il contrario di quanto accade da noi. Ma torniamo a Tocqueville.
LE PRIME COLONIE
Nel 1835 pubblicò la prima parte dell'opera che lo rese universalmente famoso: La democrazia in America, la prima ad affrontare, dai tempi di Aristotele, il problema dei rapporti tra democrazia e libertà politica. Fu un successo immediato, lodato da Chateaubriand e da Lamartine. L'autore limita la sua osservazione alle sei colonie della Nuova Inghilterra, germe della confederazione futura, ma coglie subito l'essenza di quella che sarebbe stata la giovane repubblica: uno stato nato dalla fuga dei padri fondatori perseguitati per la loro fede religiosa. E di conseguenza un indissolubile connubio di libertà, moralità ed uguaglianza, consolidato da un forte decentramento che impediva il dispotismo, e da uno spirito legalitario che impediva l'anarchia.
Leggendolo ammirati, si capisce perché ancor oggi l'America sappia coniugare, persino esagerando, l'ordine e la libertà. In realtà, istruendo i francesi sul Nuovo Mondo il giovane pensatore mirava ad ammonirli dal ricadere negli eccessi del 93, quando la democrazia abbandonata ai suoi istinti selvaggi, era cresciuta come un bambino senza genitori, e quando fu indebolita dai propri eccessi i legislatori concepirono il progetto di distruggerla, invece di correggerla e istruirla. Parole, come si vede, sempre di attualità.
L'UOMO FORTE
Ma il profeta in patria non fu ascoltato. La monarchia di Luigi Filippo, minata dall'inefficienza, dalla corruzione e dalle tentazioni autoritarie, crollò con l'ennesima rivoluzione del 1848. Tocqueville ne comprese subito i pericoli, ritenendo, come Rivarol, che le rivoluzioni fossero prefazioni sanguinose di libri mai scritti. Per di più temeva che, com'era avvenuto mezzo secolo prima, all'anarchia violenta il Paese opponesse il cosiddetto uomo forte. Nel bene e nel male allora era arrivato Bonaparte. Ora stava affacciandosi alla scena il nipote, Napoleone il piccolo, che ne aveva tutti i difetti senza nessuno dei pregi. Tocqueville sulle prime si adattò, poi alzò la voce e fu arrestato. Liberato, si ritirò nel sud della Francia per curare la tubercolosi. Mori il 16 aprile 1859.
I TRAGUARDI
La sua influenza comunque fu enorme. La sua lezione fu, si disse, un'algebra politica, paragonabile a quella di Montesquieu. I philosophes non avevano elaborato sistemi particolari: tra di loro vi erano monarchici, conservatori, liberali e democratici. Rousseau aveva scopiazzato malamente John Locke e la sua teoria del contratto sociale, con una serie di confusionari enfantillages ritrovati nella recente stravagante piattaforma grillina. Voltaire aveva oscillato tra l'ammirazione del parlamentarismo inglese e quella della monarchia illuminata, senza convincere nessuno e forse nemmeno sé stesso. Quanto a d'Alembert e Diderot, erano troppo occupati con l'Enciclopedia e con la crociata anticattolica per comprendere l'importanza della fede come indispensabile vincolo sociale. Tocqueville colmò queste lacune: ebbe il pregio di far camminare sui piedi gli uomini che i suoi predecessori avevano voluto far camminare sulle teste: molte delle quali erano cadute ad opera di Robespierre e degli altri loro barbari allievi.
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