Il 1919 e i crac: il Teatro Stabile scommette sulla produzione

Giovedì 16 Maggio 2019
Il 1919 e i crac: il Teatro Stabile scommette sulla produzione
L'AUDIZIONE
Una pièce di Marcello Veneziani dedicata al cruciale anno 1919 e un dramma di Romolo Bugaro sul crac delle banche venete. Sono le due novità, in cartellone per la prossima stagione, con cui il Teatro Stabile del Veneto punta a consolidare il proprio ruolo di produttore di spettacoli. «Abbiamo il dovere di non essere solo degli ospitanti, soprattutto in un momento come questo in cui la Regione intende favorire le aggregazioni sul territorio», ha spiegato ieri il presidente Giampiero Beltotto, al termine dell'audizione nella commissione Cultura del Consiglio regionale.
CAMPANILI E SISTEMA
Affiancato dal direttore Massimo Ongaro, davanti ai consiglieri regionali Beltotto è partito proprio dalla legge quadro sulla cultura recentemente approvata da Palazzo Ferro Fini, con quell'emendamento voluto dal relatore Alberto Villanova sul sostegno alle attività di coesione e fusione in ambito teatrale. «Una norma eccellente ha detto il presidente quindi basta soldi pubblici alle realtà che vogliono restare aggrappate alle logiche di campanile e alle piccole lobby cittadine, con il rischio concreto di finire comunque in una condizione di subalternità se non addirittura di soccombere. Bisogna costruire un sistema di città medie che consenta di avere un palcoscenico da 400-450.000 spettatori. Questa è la direzione in cui intendiamo andare, ora che arriveremo a quota 170.000 con l'ingresso di Treviso, un traguardo che contiamo di raggiungere entro metà giugno». Al riguardo le tappe sono ormai segnate: oggi pomeriggio la ratifica in Consiglio di amministrazione, domani mattina l'incontro a Ca' Farsetti con l'assessore Michele Zuin in vista del colloquio con il sindaco Luigi Brugnaro, lunedì 20 maggio la discussione nell'assemblea dei soci, quindi i passaggi negli organi decisionali di Regione, Comuni di Padova, Venezia e Treviso, Provincia di Padova. Con un occhio anche a Rovigo: «Appena sarà stata eletta la nuova Giunta, ci presenteremo anche lì, perché conosciamo il valore del Teatro Sociale», ha sottolineato Beltotto, che a margine della seduta si è confrontato con il numero uno della commissione Villanova sulla possibilità di far entrare nel circuito come associato pure il Careni di Pieve di Soligo.
LE RISORSE
Un piano di prospettiva strategica, ma anche di necessità economica. Presentando in Consiglio regionale i risultati dell'analisi sui conti condotta dall'advisor Sinloc, definiti «eccellenti», i vertici dello Stabile hanno evidenziato un problema: «Se ricevessimo percentualmente le stesse risorse assegnate ai nostri cugini di Milano e Torino, saremmo il terzo Teatro in Italia. Invece siamo il settimo, a causa di un fraintendimento che si è sedimentato nel corso del tempo, per cui viene coperta la gestione ma non la produzione. Ma produrre spettacoli, come faremo noi con le opere di Veneziani (che aprirà la stagione a Padova, ndr.) e Bugaro, significa anche far lavorare intellettuali, artisti, compagnie, maestranze, cioè generare un indotto che se ci limitassimo alla miope visione della pura ospitalità non verrebbe mai realizzato». Di questo il presidente Beltotto parlerà sia al Cda che ai soci, affrontando anche il tema della direzione artistica: «Leggo di candidature per il Teatro di Treviso, ma ribadisco che lo Stabile avrà un solo direttore artistico, in grado di ragionare nelle diverse città secondo le specifiche esigenze. Dobbiamo muoverci secondo un ragionamento di squadra, non di singoli».
Angela Pederiva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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