«I Pili ci interessano ancora»

Mercoledì 21 Ottobre 2020
IL CASO
MESTRE Potrebbe non essere un addio: «L'area ci interessa, è prospiciente Venezia, ha un suo fascino. Ora ci sono state difficoltà, ma in futuro chissà». Dagli ambienti che circondano mister Ching Chiat Kwong, magnate di Singapore, e la società Oxley, gestita in Italia dal fiorentino Luis Lotti, ciò che filtra è che l'affare Pili e i progetti di sviluppo legati all'area che si affaccia sulla laguna, già di proprietà del sindaco Luigi Brugnaro attraverso la società Porta di Venezia (dal 2017 gestita da un blind trust), potrebbero essere soltanto accantonati.
«Al momento le difficoltà riguardano un contenzioso legale con il trevigiano Claudio Vanin e la sua società Sama Global - spiega Luis Lotti - e ci siamo ritirati. Ma l'idea di uno sviluppo di quell'area che guarda Venezia è un progetto dal quale mister Kwong resta affascinato». La partita è la seguente: Sama Global sostiene di vantare un credito di 15 milioni di euro per i progetti da lui commissionati a professionisti di fama fino al 2018, tra cui l'architetto Tobia Scarpa, per trasformare l'area (oggi altamente inquinata) in un centro commerciale, residenziale e alberghiero, con darsena turistica e il palazzetto dello sport che Brugnaro da anni promette alla città. Ma il magnate di Singapore, per bocca di Lotti, replica che si tratta di richieste inesistenti: progetti mai commissionati a Vanin, e comunque di valore ben meno consistente. Per un'area che, se acquistata dal magnate asiatico - che a Venezia ha già acquistato Palazzo Donà e Palazzo Papadopoli - avrebbe fatto incassare 100 milioni di euro alla società Porta di Venezia, inserita da Luigi Brugnaro nel blind trust per evitare i conflitti d'interesse, contro i 5 milioni di euro che nel 2005 aveva pagato lo stesso Brugnaro acquistando le aree dal Demanio dello Stato.
LE POLEMICHE
«Finora gli incontri sono sempre stati in sedi istituzionali - spiega ancora Lotti - ci erano state proposte dal Comune altre aree, ma era stata scelta quella. Il sindaco non ci ha mai parlato da imprenditore». Ma proprio il fatto che la proprietà sia inserita nel terreno finito nel blind trust di Brugnaro ha sollevato un polverone in città, con l'opposizione a chiedere un passaggio in Consiglio comunale del sindaco. Anche perché a tenere i contatti con il magnate per conto dell'amministrazione è stato il vice capo di gabinetto del sindaco, Derek Donadini, ex dipendente di Brugnaro a Umana. «Con lui ci siamo interfacciati solo per questioni urbanistiche - precisa Lotti -. Per la società proprietaria dell'area, Porta di Venezia, i contatti sono avvenuti con Luca Gatti, l'amministratore del trust». Tanto era bastato per far riaffiorare la questione del conflitto di interessi per un sindaco-imprenditore che, in qualità di amministratore pubblico, si trova a gestire lo sviluppo di un'area di cui è proprietario. Il neo consigliere comunale Marco Gasparinetti (Terra e Acqua) aveva chiesto per Donadini le dimissioni o la sospensione dall'incarico mentre c'era stato chi aveva chiesto al sindaco stesso di ritirarsi. Da una partita che a Singapore non considerano però chiusa.
Nicola Munaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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