I frati del Corano più antico

Venerdì 3 Luglio 2020
I frati del Corano più antico
LA STORIA
C'è un posto dove sono custoditi a pochi metri di distanza la prima edizione a stampa del Corano (1538), una rara copia della terza edizione (1525) della Bibbia ebraica «manuale», ovvero senza commento. Questo posto è la biblioteca di San Francesco della Vigna. Non è una coincidenza: è ovvio che sia a Venezia, una delle pochissime città dove, nei secoli passati, le tre grandi religioni del libro potevano convivere senza spargimenti di sangue.
TEOLOGIA & ECUMENISMO
La biblioteca francescana è uno dei luoghi più affascinanti di Venezia e molto deve al suo direttore, padre Rino Sgarbossa: «Nel 2000 aveva 40 mila libri, adesso quasi 200 mila». Sono finite lì le biblioteche di vari conventi francescani del Veneto (ma anche di uno di Trieste) che hanno chiuso. Quando padre Rino era arrivato a San Francesco della Vigna, ventisei anni fa, le biblioteche erano due, una conventuale, al tempo abbastanza negletta, e una dell'Istituto di teologia ecumenica, facoltà distaccata della pontificia università Antoniana di Roma, che ha sede alla Vigna dal 1990. Nei primi anni ha catalogato la parte antica della biblioteca conventuale, grazie anche a un contributo della Regione del Veneto e dal 2000 le due biblioteche sono state unificate, si è deciso che sarebbero confluiti lì i fondi librari dei conventi chiusi, e sono stati fatti importanti lavori di restauro, ora la biblioteca è disposta su due piani, mentre al terzo si trovano le aule e gli uffici dell'Istituto di studi ecumenici. La maggior parte dei libri del fondo moderno riguarda le teologia ecumenica, con particolare riguardo al dialogo culturale e interreligioso (oggi si tiene un master di primo livello di dialogo interreligioso), la biblioteca è abbonata a 300 riviste cartacee di teologia da tutto il mondo, altrettante sono quelle online, e vi si trovano quattrocento titoli di riviste che non escono più.
Negli ultimi anni erano cresciute moltissimo le visite guidate, nel 2019 c'erano stati 1600 visitatori, adulti in piccoli gruppi e scolaresche. «Avevamo una richiesta continua di attività didattica», sottolinea padre Rino, «ai ragazzi illustravamo la storia della carta e della stampa, potevano vedere concretamente la storia del libro, dai manoscritti in pergamena ai volumi a stampa».
LA SCOPERTA
Non c'è dubbio i visitatori sono affascinati maggiormente dal fondo antico: 40 mila volumi, tra i quali, come detto, il primo Corano a stampa della storia. Si trovava nella biblioteca di San Michele in Isola, soppressa nel 2008, ed era stato identificato nel 1987 da un'allora dottoranda, Angela Nuovo, oggi ordinaria di Storia del libro all'università statale di Milano. Una storia affascinante, che meriterebbe una trattazione a sé, comunque del Corano stampato a Venezia nel 1538 da Paganino e Alessandro Paganini si erano perse le tracce, tanto che qualche studioso riteneva fosse soltanto una leggenda. Invece esisteva, era arrivato nell'Ottocento a San Michele in un fondo librario trasferito da Vittorio Veneto. Si sapeva che l'arabista cinquecentesco Taddeo degli Albonesi aveva posseduto una copia di quel Corano, e Angela Nuovo ha identificato la sua firma nel volume che al tempo si trovava nella biblioteca di San Michele. Una scoperta sensazionale nel campo della storia libraria, un po' come il ritrovamento della tomba di Tutankhamon nell'egittologia, ma non fece grande scalpore: era stata fatta da una giovane donna, e l'ambiente accademico non era favorevole né ai giovani, né alle donne; ci fu pure un arabista piuttosto noto che cercò di far passare per sua la scoperta del Corano. Comunque il tentativo di stampare il Corano in arabo fallì, bisognerà aspettare il XVIII secolo perché qualcuno stampi il libro sacro dell'Islam; quella di San Francesco della Vigna è l'unica copia sopravvissuta di un'operazione commerciale finita male, conclusa con fallimento degli stampatori.
LA BIBBIA RITROVATA
Assieme al Corano, nella biblioteca francescana convive una copia della Bibbia ebraica stampata da Daniel Bomberg. Questi era un fiammingo che introdusse a Venezia la stampa in ebraico, nel 1517 pubblicò la prima Bibbia rabbinica, e tra il 1520 e 1523 stampa i dodici volumi del Talmud babilonese (ovvero la Bibbia con i commenti) che diventa il modello per tutti i Talmud successivi fino al XIX secolo. Ovviamente ci sono anche preziose edizioni della Bibbia: quella di Nicolas Jenson (1476), il più importante stampatore veneziano prima di Aldo Manuzio, la prima Bibbia illustrata (1490) e la Bibbia poliglotta del fiammingo Christophe Plantin (1570).
IL CANTO FRATTO
Il vero tesoro del fondo antico sono però i 160 corali che vanno dalla fine del Quattrocento all'inizio del Novecento. Sono volumi di grandi dimensioni, molto pesanti, spesso miniati, alcuni manoscritti e altri a stampa, che contengono la musica che i frati cantavano durante le cerimonie religiose. Alcuni dei volumi sono molto preziosi, altri sono di bassa qualità, ma testimoniano il cosiddetto canto fratto, ovvero il modo di cantare che ha differenziato i cori dei francescani da quelli dei monaci benedettini, una variante del gregoriano classico entrata in uso dal Cinquecento. Alcuni di questi libri corali sono stati modificati per adattarli ai dettami del Concilio tridentino, per cui sono state tolte alcune parti e ne sono state aggiunte altre, e comunque si tratta di un interessante spaccato della storia musicale e ed ecclesiastica.
TRA LE RELIGIONI
La biblioteca non è grande: ha solo sedici posti, e i principali fruitori sono gli studenti di teologia, ma c'è anche un utilizzo da parte dei residenti, soprattutto studenti universitari della zona che cercano un posto tranquillo dove poter preparare gli esami. Una piccola cosa che non va dimenticata, anche se non c'entra nulla con i libri: i frati della Vigna, per tenere fede al nome del convento, coltivano una vigna dalla quale ricavano un ottimo vino.
Per tornare al punto di partenza, ovvero alla presenza di testi islamici ed ebraici tanto importanti in un convento cristiano, è un fatto che rientra perfettamente nel dialogo interreligioso che ha visto proprio i francescani tra i protagonisti, in particolare grazie all'incontro di Assisi del 27 ottobre 1986, promosso dall'allora pontefice Giovanni Paolo II che vide la partecipazione di sessanta rappresentanti di altre religioni. Da allora i francescani cercano di tenere vivo quello che era stato chiamato «lo spirito di Assisi» e la biblioteca di San Francesco della Vigna ne è l'espressione.
Alessandro Marzo Magno
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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