Spirito positivo C'è Jovanotti

Mercoledì 14 Febbraio 2018
L'INCONTRO
«Ho imparato che la musica va suonata bene» confessa Lorenzo. L'adrenalina è ancora alle stelle, dopo due ore e mezza a tutto gas. È qui la festa. «I palasport si devono trasformare in saloni da ballo» proclama, bevendo un integratore rosa psichedelico nei camerini del Forum di Assago, subito dopo essere uscito da quel rito postconcerto in cui si immerge in un bidone della spazzatura pieno di ghiaccio: una sferzata per recuperare energie.
E fa i conti: «Ho 51 anni e ne festeggio 30 da performer. Chi si sarebbe mai immaginato che la mia storia sarebbe andata in questo modo entusiasmante». Proprio quei 51 anni sono lo spunto di questo show avventuroso, prova della maturità che parte da uno dei personaggi più fantasiosi della letteratura: Don Chisciotte. E, per questo, un concerto dedicato, come avverte la voce di Miguel Bosè fuori campo, «agli illusi, ai visionari, a todos los caballeros errantes». Il ragazzo fortunato monta il cavallo dell'hidalgo di Cervantes («ho scoperto che Don Chisciotte aveva la mia età» fa notare). Ma quel cavallo era un ronzino, invece Lorenzo monta una band di razza che va a mille all'ora per invitare a dimenticare la cupezza dei nostri tempi.
UN SAGGIO
Insomma, siamo in piena continuità con il Lorenzo di sempre, festaiolo, divertente, semplice. Solo che da ragazzo era un simpatico pirla, oggi è diventato quasi un saggio che dispensa giudizi e lezioni di vita: «Il razzismo è la cosa sbagliata nel momento sbagliato» spara, adattando la teoria darwiniana secondo cui i cambiamenti arrivano quando succedono le cose sbagliate nel momento giusto o quelle giuste nel momento sbagliato. E, allora, il suo concerto? Il desiderio, neppure nascosto, è davvero di fare la festa giusta nel posto giusto. Sennò perché stare dodici giorni al Forum, dove ieri ha debuttato davanti a 12 mila fans festanti, oppure sei al Palalottomatica a Roma e le rimanti date di 60, tutte costruite su lunghe residenze?
Quanto allo show ci ha messo la solita certosina passione: «Volevo alzare l'asticella, fare impazzire il pubblico che mi dimostra una fiducia smisurata» commenta.
Eccolo, allora, inventare una scena molto cinematografica, dominata da un bello schermo panoramico che raccoglie immagini e suggestioni alla rinfusa e parte da un cartoon di un Don Chisciotte con la faccia di Lorenzo e un corredo contrastante fatto di lampadari da ballroom, raggi laser, totem colorati, visual surreali e persino un ponte girevole con una consolle.
La musica va subito al massimo, un calcio nello stomaco, con un trittico di pezzi al fulmicotone: le nuove (che sono 8 in totale) Ti porto via con me, Le canzoni e poi il brano dell'ideologia jovanottiana Penso positivo, che terremota ancora le platee. Le percussioni si moltiplicano, i fiati fanno da motore (un trio eccellente con Gianluca Petrella, uno dei migliori trombonisti del mondo, il trombettista newyorkese Jordan McLean alla tromba e Matthew Bauder al sax).
GRANDI SUCCESSI
Non ci sono salti fra temporali: Oh vita, In Italia, la preistorica (ma senza età) L'ombelico del mondo, le ballad elementari come la nuova Baciami ancora e la classica Mi fido di te, l'immancabile Ragazzo fortunato. In mezzo c'è posto anche per Pavarotti e il Libiam nei lieti calici della Traviata.
Un viaggio donchisciottesco che tira il respiro solo nella parte centrale, un pastiche di immagini e suoni che sanno di rock, di pop, di country, di liscio, di rap, di funky, di afrobeat scatenati da quella voglia di cui Lorenzo ci parlava qualche tempo fa: «Ho la sindrome di quello che deve sempre dimostrare di saper fare qualcosa».
Marco Molendini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci