De Sica: «In scena con papà»

Sabato 23 Febbraio 2019
De Sica: «In scena con papà»
IL PROGETTO
Christian racconta Christian de Sica, ancor prima che il suo spettacolo vada in scena. Lo fa con lo spirito di chi vive uno dei momenti più felici della sua vita. Il suo ultimo film, Amici come prima, è stato un indiscusso successo natalizio. E corrispondeva esattamente a quello che lui desiderava fare. A 68 anni, si dice «soddisfatto di tutte le scelte compiute, compresi i cinepanettoni, che hanno raccontato l'Italia, specialmente quella degli Anni Ottanta, più di tanti altri film d'autore. D'altro canto, io autore non sono mai stato».
L'identità si definisce anche così, per sottrazione. Lo sa bene uno che per tutta la vita ha dovuto misurarsi con il fantasma di un padre monumentale. Per evitare che il grande Vittorio appaia nella conversazione a sorpresa, lui lo nomina subito. Tanto è lì che si va sempre a parare: «Christian racconta Christian De Sica è il racconto di un uomo della mia età che è stato figlio di un artista importante nato nel 1901. Con lui ho conosciuto Charlie Chaplin. Montgomery Clift si è seduto sul mio vasetto. Ho cantato con Wanda Osiris».
L'ORCHESTRA
Lo spettacolo non avrà però il tono di un amarcord. Sarà la musica a impedirlo. «Avrò a disposizione 50 elementi di un'orchestra diretta dal maestro Marco Tiso. Naturalmente diventeranno 18 o addirittura 6 quando andremo in tour nei teatri più piccoli La cosa che io amo più fare è cantare, e qui mi scatenerò in un repertorio che va da Frank Sinatra a Modugno, da New York New York a Parlami d'amore Mariù».
Scritto assieme a Raffaello Fusaro, prodotto da Niccolò Petitto, con Pino Strabioli nei panni del cerimoniere intervistatore e Riccardo Biseo al piano, «più che uno spettacolo, sarà una festa, una serata tra amici. Entrerò in scena deliberatamente dalla platea anticipa l'attore . Quello che mi interessa è parlare con chi è venuto ad ascoltarmi, leggere i volti degli spettatori. Anche durante la performance, in diversi momenti chiederò la luce in sala, per essere sicuro che nessuno si annoi».
De Sica rivendica la nobiltà del cinema popolare. Per lui, lo spettatore viene prima di ogni cosa.
DAVID DI DONATELLO
Per questo non approva le scelte fatte quest'anno per i David di Donatello: «Nelle cinquine finali espresse dalla giuria, solo il film di Gabriele Muccino (A casa tutti bene), che ha incassato oltre 10 milioni di euro, ha avuto successo di pubblico. Gli altri candidati sono film che nessuno ha visto, alcuni sono usciti in sala un giorno solo. Quelli che hanno avuto maggior successo in questa stagione, e non parlo solo del mio, ma per esempio del film con Paola Cortellesi, La befana vien di notte, non hanno avuto alcuna nomination. Mi fa piacere però sapere che da quest'anno è stata istituita anche una giuria di spettatori».
Amici come prima, che lo ha visto riavvicinarsi a Massimo Boldi dopo 13 anni di separazione, non avrà un secondo capitolo. «Sto scrivendo invece un nuovo film con Nicola Guaglianone e altri due sceneggiatori. Una horror comedy intitolata S.O.S. Fantasmi a Napoli. Carlo Buccirosso, Gianmarco Tognazzi ed io siamo tre investigatori del paranormale. Dovrebbe dirigerlo mio figlio Brando. Le riprese iniziano a maggio e contiamo di uscire in sala per Halloween, il 31 ottobre». Subito dopo, De Sica reciterà, accanto a Vincenzo Salemme e Claudia Gerini, nel nuovo film di Fausto Brizzi. La storia? «La reunion di una band musicale che ricorda un po' i Ricchi e Poveri. Invece di suonare, questi vecchi amici andranno a compiere un furto in Russia».
LA STRADA
Horror comedy, commedia brillante, cinepanettone. Sono generi che l'attore e regista romano difende senza complessi: «Mi è capitato anche di lavorare con Roberto Rossellini e Pupi Avati. Ma poi sono rimasto un artista vicino alla strada. Se avessi cercato di girare un nuovo Ladri di biciclette, avrei rischiato il fallimento. Mio padre e Rossellini lavoravano spesso su testi preesistenti, io invece ho voluto sempre raccontare il presente. È per questo che tra il mio pubblico ci sono ragazzini di 15 anni. Quando mi incontrano per strada, mi abbracciano e mi chiamano zio».
Katia Ippaso
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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