Guerritore «Il mio teatro al femminile»

Martedì 20 Febbraio 2018
L'INTERVISTA
Uno spettacolo liquido, al femminile lavorando con i più grandi maestri del teatro italiano. Monica Guerritore racconta così l'esperienza di Dall'Inferno all'Infinito, lo spettacolo che sabato 24 febbraio la porterà sul palcoscenico del Teatro Duse di Asolo nel progetto Centorizzonti (info tel. 340 9446568 - www.villabenzizecchini.it). Il lavoro è un introspettivo percorso letterario che spazia da Dante a Giacomo Leopardi, da Pier Paolo Pasolini a Elsa Morante o Cesare Pavese. È dunque un percorso incontaminato, una strada che la Guerritore crea ogni sera, avvicinando scrittori anche molto distanti tra loro attraverso salti arditi e attrazioni in un turbine emozionale.
Monica Guerritore, da quale urgenza nasce questo lavoro?
È una creazione assolutamente libera, nata per assonanze emotive poetiche e musicali. Concedendomi una libertà piena, ho lavorato su Dante in un percorso centrato sull'andare alle origini del viaggio all'interno del sé. È la strada indicata da Hillman che analizza e commenta i primi passi dell'Inferno di Dante come una discesa in un luogo sconosciuto, nel quale il poeta si confronta con i primi archetipi.
Quali archetipi?
Sicuramente la paura. La paura del luogo sconosciuto è la prima cosa che mi è venuta in mente dicendo il canto dantesco. E poi la forza di Virgilio che viene in aiuto. A quel punto arrivano la libertà, l'amore sacro e profano, le figure del padre e della madre divoratori. Ecco, ci sono molte reminiscenze delle mie letture.
Cosa spinge oltre Dante?
Il desiderio forte di sradicare parole, testi, versi altissimi dalla loro collocazione conosciuta per restituirgli un senso' originario e potente, sicura che la forza delle parole di Dante, togliendole dal canto e dalla storia, ci avrebbe restituito un senso originario, ci avrebbe condotto all'interno delle zone più dense, oscure e magnifiche dell'animo umano.
Lungo quale percorso?
In scena passo da un autore all'altro, semplicemente per associazione di sentimenti. Come dal padre Ugolino rappresentato da Dante, alla madre di Pasolini, alla madre della Morante. Mi muovo nella letteratura pensando esclusivamente all'autore e a ciò che provava al momento della scrittura.
I rimandi a Leopardi, Pasolini, Pavese toccano il tema del dolore?
No. Il dolore si radica e quindi è un fermo teatralmente, ci devi stare dentro e viverlo fino in fondo per poterlo raccontare. In questo lavoro invece c'è un flusso, ci sono sentimenti e pulsioni differenti e in dinamismo perché c'è la perdita delle certezze. Fino all'uscita a riveder le stelle' e al naufragar mi è dolce in questo mare', dove emerge una quiete rasserenante sulle note di Armstrong.
Dall'inferno all'infinito è un viaggio oltre il limite umano?
C'è il tema del limite che viene superato, dal narcisismo di madame Bovary o dai personaggi che divorano i propri figli. E poi c'è il limite oltrepassato dalla figura umana sulla scena, la figura attoriale che deve catturare i sensi del pubblico, accende una candela e invita ad andare.
C'è una lettura del femminile in questo percorso?
Sì, c'è un modo di leggere femminile, liquido e lunare, ma un modo maschile di portarlo in scena. L'ho imparato negli anni questo modo fisico di esser un maschio in scena, virile e ben piantata sulle gambe.
Dunque dopo esser stata interprete plasmata da registi su testi di autori, ha deciso di sterzare?
Mi son fatta maschio. Il primo passo è stata la Giovanna d'Arco', primo lavoro organizzato in modo maschile ma con una scrittura femminile. Sono uscita dalla griglia maschile autore-regista.
Essere autrice e regista è una ribellione teatrale?
La vera risposta è in Mariti e mogli' da Woody Allen, il mio controcanto femminile alla violenza maschile delle Scene da un matrimonio' di Bergman e di Lavia.
Racconta la su messinscena più da medium che da autrice...
Tutti i miei spettacoli hanno un inizio fluido, perché sono un percorso non finito, un viaggio nel pensiero attraverso le sensazioni. E il pubblico si perde in questo viaggio sensoriale fatto di voce, sudore, musica.
Giambattista Marchetto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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