Gpl, almeno due piani B per fermare il deposito

Giovedì 12 Dicembre 2019
Gpl, almeno due piani B per fermare il deposito
CHIOGGIA
Un piano A e parecchi piani B. Così si delinea, all'indomani del convegno sui rischi del gpl, il quadro delle iniziative che gli oppositori al deposito della Costa Bioenergie ritengono ancora possibili. Il piano A, come l'ha già definito l'avvocato Giuseppe Boscolo, è l'emendamento alla legge di bilancio che istituisca una norma per bloccare, nei siti Unesco, gli impianti, tipo quello di Chioggia, «non ancora in esercizio, ancorché precedentemente autorizzati». Norma che potrebbe aprire conflitti legali non solo sulla sua implicita retroattività, ma anche sulla sua natura ad civitatem (solo per una comunità, di Chioggia, in questo caso), invece che di tipo generale.
In attesa che la norma ipotizzata divenga legge, però, anche altre strade sono state prefigurate. Lo stesso sindaco Ferro ha citato le varianti in corso d'opera eseguite sull'impianto che, per la loro importanza, «avrebbero dovuto essere, e non sono state, oggetto di una nuova autorizzazione ministeriale» per cui «è pendente una procedura per abuso edilizio» e la mancata domanda di concessione demaniale che avrebbe dovuto essere presentata «entro 30 giorni dall'autorizzazione» e che ora può ancora essere richiesta ma «d'intesa con il Comune». Altro ostacolo per l'entrata in esercizio dell'impianto sarebbe la redazione del piano regolatore portuale per trasformare lo scalo di Chioggia da commerciale a industriale.
Per l'urbanista Carlo Giacomini, invece, occorre puntare sulla nullità del parere di compatibilità urbanistica, rilasciato a suo tempo dal dirigente comunale di settore dell'epoca, l'architetto Mohammad Talieh Noori. «Un mostro giuridico», l'ha definito, spiegando che «non doveva essere un parere ma un certificato» ovvero un documento di natura oggettiva, non soggettiva, e che in tale parere il dirigente arrivava ad affermare una compatibilità tra l'impianto e il piano regolatore del porto che non spettava a lui, né al Comune, ma all'Autorità marittima. Insomma un pezzo di carta privo di valore su cui, però, si è successivamente fondata l'autorizzazione ministeriale che sarebbe nulla in conseguenza della nullità del parere in questione. Secondo Giacomini, quindi, tale nullità andrebbe fatta valere nelle sedi opportune e permetterebbe di fermare l'impianto senza dover versare alcun indennizzo alla Socogas, proprio perché l'autorizzazione ministeriale sarebbe giuridicamente mai esistita. Giacomini ha poi invitato a non «puntare tutto» sui rischi per la sicurezza della navigazione pur evidenziati dalla Capitaneria di porto e relazionati, in un incontro apposito, dal direttore della Nuova Scintilla, don Vincenzo Tosello. «Quei rischi ha detto Giacomini potrebbero essere scavalcati dalla proposta della condotta sottomarina che qualcuno ha già avanzato». (d.deg)
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