Giuliana Musso: «Così voglio far ridere sulla morte»

Venerdì 14 Dicembre 2018
TEATRO
Nel corso del recente processo di civilizzazione, la morte - come la nascita - è stata progressivamente allontanata dalle pratiche della vita comune. «Abbiamo depositato nelle mani guantate di lattice dei professionisti gli attimi supremi della nostra esistenza, quegli attimi che forse ci possono far intravedere il mistero che siamo, il senso che cerchiamo», sottolinea Giuliana Musso, che con lo spettacolo Tanti saluti affronta un nodo complesso. Travestiti da clown, con i nasi rossi e una buffa cassa da morto, Gianluigi Meggiorin, Giuliana Musso, Marcela Serli esplorano in scena il tema del morire ai nostri giorni, portando in scena attraverso sei brevi monologhi il racconto delle paure, degli smarrimenti e delle soluzioni paradossali che mettiamo in atto di fronte alla morte. «Abbiamo raccolto testimonianze e racconti dai principali protagonisti dell'evento: medici, infermieri, familiari e morenti spiega Musso Abbiamo visitato i teatri del morire: ospizi, ospedali, hospice, case. Indagato le sue nuove declinazioni: cure palliative, accanimento terapeutico, protocolli di rianimazione, eutanasia. E abbiamo anche ascoltato chi è stato così vicino al punto della morte da non averne poi più alcun timore».
In tutto questo c'è una ospedalizzazione della morte che toglie il momento della com-prensione e com-passione. Chi può allora condurre attraverso le sabbie mobili di queste contraddizioni e paradossi se non un clown? Ridere di questi argomenti è necessario, utile, illuminante. «Non è forse ridicola fino alle lacrime la nostra stupida pretesa d'immortalità? - osserva l'autrice - Si può ridere perché l'opera artistica possa, di fronte al mistero della morte, balbettare senza vergogna». Questo allestimento è una ripresa della produzione. «zA dieci anni dalla prima abbiamo voluto riproporla, soprattutto perché aveva fatto poche repliche - spiega la Musso - Beatrice Schiros ha iniziato a lavorare assiduamente con la compagnia Carrozzeria Orfeo e dunque non c'era spazio per la tournée, dunque per la ripresa abbiamo coinvolto Marcela Serli. Siamo ripartiti perché c'erano richieste per lo spettacolo e perché tutti avevamo un forte sentimento per il lavoro». L'approccio si è però modificato, perché lo stesso lavoro 10 anni dopo è cambiato sulla base della nostra crescita personale conclude l'autrice Io sono invecchiata, oggi mi diverto di più e mi commuovo meno, forse perché come persona sono riuscita ad evolvere il mio rapporto con il tema della morte».
Giambattista Marchetto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci