Galeotto fu Truman Capote, o meglio il ritratto fotografico che gli fece Irving

Sabato 31 Ottobre 2020
Galeotto fu Truman Capote, o meglio il ritratto fotografico che gli fece Irving
Galeotto fu Truman Capote, o meglio il ritratto fotografico che gli fece Irving Penn nel 1948. Più di quarant'anni dopo, a Chicago, nella sede della Steppenwolf Theatre Company, dopo una intensa giornata di lavoro con John Malkovich - l'attore più camaleontico del teatro e del cinema americani - il fotografo Sandro Miller rimase colpito dalla somiglianza tra Malkovich e il Capote ritratto da Penn. È in quel momento che nasce un progetto che oggi approda anche in Friuli, nella prima italiana della mostra Malkovich, Malkovich, Malkovich. Homage to Photographic Masters, curata da Anne Morin e Simona Cossu, organizzata dall'Ente regionale per il patrimonio culturale Erpac Fvg.
Programmata inizialmente per lo scorso marzo poi rimandata a causa dell'emergenza sanitaria, la mostra apre oggi al pubblico al Magazzino delle Idee di Trieste. Viene esposto il progetto fotografico di Sandro Miller nato come omaggio a trentaquattro maestri della fotografia, fra cui Albert Watson, Annie Leibovitz, Bill Brandt, Diane Arbus, Herb Ritts, Irving Penn, Pierre et Gilles, Richard Avedon e Robert Mapplethorpe. In ognuno degli scatti in mostra John Malkovich impersona il soggetto di una celebre fotografia trasformandosi di volta in volta. Ogni opera riproduce in tutti i dettagli le fotografie prese a modello esaltando le doti camaleontiche e la capacità mimetica di Malkovich che di volta in volta muta non solo espressione, ma anche sesso ed età divenendo uomo o donna, anziano o bambino, sensuale o enigmatico, cupo o gioioso.
IL TRUCCO
Grazie ad accurate sedute di trucco, travestimenti e messa in scena, seguite da mesi di ricerca, Malkovich diventa Albert Einstein che mostra la lingua a Arthur Sasse (1951), il Che Guevara di Alberto Korda (1960), il maestro del brivido ritratto con ironia da Albert Watson, ma anche Jack Nicholson dietro il trucco di Joker per Herb Ritts (1988). Malkovich anima il trasgressivo Self di Robert Mapplethorpe, insieme al crocifisso di plastica di Andres Serrano (1987), la pop art di Andy Warhol e la fragranza dell'estro frizzante di Jean Paul Gaultier immortalata da Pierre et Gilles (1990). Indossando un pellicciotto intorno al volto, Malkovich impersona il Mick Jagger di David Bailey (1964) o ancora, nudo e coperto di api, si trasforma nel celebre Beekeper di Richard Avedon. A tutto il resto provvede il talento per l'illuminazione e l'editing di Miller.
Gli scatti di Miller-Malkovich saranno accostati alle riproduzioni delle fotografie che hanno fornito l'ispirazione. «È diventato la mia tela, la mia musa, John si sedeva ed ascoltava la mia idea, poi diceva Ok facciamolo» spiega Sandro Miller raccontando come dopo quello scatto originario, l'intero progetto fotografico sia stato intrapreso solo più tardi nel 2013: Malkovich interpreta una galleria di ritratti così noti da essere divenuti quasi immagini devozionali che tuttavia non ha timore di dissacrare attraverso il proprio talento.
SOTTOSEZIONE
L'anteprima italiana della mostra presenta anche l'inedita sottosezione dedicata esclusivamente a David Lynch, oltre ai tre ritratti che rappresentano Malkovich nei panni di Adolf Hitler (Hitler Green), di Papa Giovanni XXIII (Recreations), e la rivisitazione del tema di Salomè con la testa del Battista (Head on Plate). «Ognuno di noi eroi o una persona che ammira. Li lodiamo, li veneriamo e li mettiamo su un piedistallo. Ho ricreato le fotografie dei grandi maestri in segno di rispetto, amore e ammirazione. L'unico modo per mostrare la mia ammirazione per la loro maestria era collaborare con il mio amico John Malkovich, andando incontro al faticoso compito di ricercare ogni aspetto e dettaglio di queste meravigliose immagini. A modo mio, sono arrivato a una migliore comprensione di ognuno di questi maestri, sviluppando un legame, e un'ammirazione per le difficoltà e le dure prove che hanno superato per creare queste opere d'arte. Amo le fotografie di ognuno di loro, hanno segnato la mia anima e saranno per sempre radicate nella mia memoria» racconta Sandro Miller nel catalogo che accompagna la mostra Photographic Masters Malkovich, Malkovich, Malkovich. Homage to Photographic Masters pubblicato da Skira Milano.
Valentina Silvestrini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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