Fusina, inceneritore a due facce

Giovedì 28 Maggio 2020
Fusina, inceneritore a due facce
INCENERITORE
MESTRE «Bisogna riciclare non incenerire» dicono ambientalisti, cittadini, pediatri, e con questo motto la settimana prossima si terrà un'assemblea pubblica in piazza a Marghera e negli stessi giorni anche un Consiglio della Municipalità dedicato esclusivamente al progetto per l'inceneritore di Veritas-Ecoprogetto a Fusina. Chiedono sostanzialmente di fermare l'iter di autorizzazione e di discutere pubblicamente il progetto perché l'approvazione da parte del Comitato regionale è suonata come un blitz in periodo di Covid-19.
CAVALLO DI TROIA
Eppure, dice Gianfranco Bettin presidente della Municipalità di Marghera, la soluzione era stata offerta su un piatto d'argento: «Andando alla sostanza esiste un problema di smaltimento del Css - il Combustibile solido secondario ossia ciò che rimane dal trattamento dei rifiuti urbani, quel che non è organico, plastica e vetro, carta e tantomeno umido -. Fino a qualche tempo fa veniva incenerito nella centrale elettrica Enel di Fusina al posto di una parte di carbone, oggi non più. Ragioniamo, dunque, su come incenerire solo quei rifiuti e nulla di più. La discussione, invece, è stata stroncata sul nascere e Comune e Regione hanno deciso di andare avanti sul progetto presentato, temuto soprattutto per il potenziale autorizzato, molto più dei rifiuti prodotti in zona per cui rischia di diventare un altro cavallo di Troia per fare quel che negli anni in tanti hanno tentato di fare, cioè trasformare Marghera nella pattumiera del Veneto, togliendo le castagne dal fuoco alla Regione che così non dovrebbe andare ad invadere altre province».
Detto con una battuta, se a un bambino dai una stecca di cioccolata e gli imponi di mangiarne solo un quadrettino, prima o poi è facile che se la mangi tutta: se l'inceneritore viene autorizzato per trattare 285 mila tonnellate, invece delle 150 mila di rifiuti secchi prodotti dal territorio, prima o poi qualcuno verrà a portare a casa nostra anche le 135 mila che oggi non ci sono. Per gli ambientalisti le tonnellate in ballo sono molte di più, si arriva a 450 mila, ma Veritas lo ha sempre smentito come anche spiega che l'autorizzazione per le 285 mila tonnellate in realtà c'è già da due anni e mezzo, e che bisognava ottenere solo l'ok per bruciare il Css invece del legno. Perché questo cambio? Perché la centrale Enel verrà trasformata in centrale a turbo gas e quindi non prenderà più le 60 mila tonnellate di Css prodotte ogni anno dal trattamento delle 150 mila tonnellate di rifiuto secco. «L'autorizzazione è per una quantità superiore perché quando venne concessa la percentuale di raccolta differenziata era molto inferiore al 70% di oggi, e quindi il Css era molto di più».
Dopo la Valutazione di impatto ambientale positiva, ora bisogna aspettare 30 giorni e poi Ecoprogetto potrà già avviare la prima linea dell'impianto che bruciava, appunto, il legno. Veritas non calcola l'operazione in tonnellate di rifiuti ma in Megawatt termici prodotti dall'inceneritore: l'autorizzazione è per 47,9 Mw termici, 20 generati bruciando i rifiuti con la prima linea esistente, e 27,9 con quella che verrà costruita, «per trattare il Css (che, invece, oggi dobbiamo mandare in Lombardia spendendo soldi al posto di guadagnarne con l'Enel), e/o fanghi da depurazione civile, ossia quel che esce dai gabinetti delle case, e/o legno». Veritas ha chiesto anche l'autorizzazione per una terza linea da altri 20 Mw termici: «Entrerà in funzione solo quando una delle altre due andrà in manutenzione, mai assieme alle altre, anche perché non c'è l'autorizzazione, e in ogni caso non abbiamo rifiuti a sufficienza, bisognerebbe prenderli da fuori ma non lo abbiamo mai fatto e mai lo faremo».
GARANZIE SOLO VERBALI
Lo stesso direttore generale di Veritas, Andrea Razzini, assieme al presidente Vladimiro Agostini, hanno ripetuto decine di volte questa assicurazione ma cittadini, ambientalisti, medici ricordano la storia della cioccolata: «Giurano che non lo faranno mai ma se si può fare, prima o poi, può capitare che lo facciano».
Elisio Trevisan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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