Furto al Ducale: «Condanne senza attenuanti»

Giovedì 12 Settembre 2019
Furto al Ducale: «Condanne senza attenuanti»
IL PROCESSO
VENEZIA Non meritano attenuanti i due principali imputati al processo per il clamoroso il furto messo a segno il 3 gennaio del 2018 a Palazzo Ducale da dove, durante la mostra I tesori dei Moghul e dei Maharaja, furono sottratti una spilla e un paio di orecchini di platino e diamanti, da allora mai più ritrovati.
Il sostituto procuratore Giovanni Gasparini ha chiesto al giudice di Venezia, Enrico Ciampaglia, di infliggere tre anni e sei mesi di reclusione ciascuno a Vinko Tomic, 60 anni, bosniaco, ex componente del sodalizio criminale Pink Panther, accusato di essere l'autore materiale del furto, in carcere a Venezia dallo scorso dicembre, e al serbo Dragan Mladenovic, 54 anni, latitante, che avrebbe fatto da palo durante l'apertura della teca in vetro che, nella Sala dello Scrutinio, custodiva i preziosi.
LA REQUISITORIA
La requisitoria del rappresentante della pubblica accusa, pronunciata nel corso del processo ai due imputati che hanno chiesto di essere giudicati con rito abbreviato, è durata circa mezz'ora. La sentenza è prevista per il 20 settembre: in quella occasione il giudice dovrà decidere anche in merito all'accordo raggiunto tra accusa e difesa per il patteggiamento di pene di poco superiori ai due anni richieste dai croati Zelmir Grbavec, 48 anni, indicato come l'autista del gruppo, Zvonko Grgic, 44 anni, e Vladimir Durkin, 48 anni. La posizione del sesto indagato, il serbo latitante Goran Perovic, 44 anni, è stata invece stralciata.
Nell'udienza di ieri mattina, il pm Gasparini ha ricostruito la dinamica di quello che è stato definito il colpo del secolo, precisando il ruolo di ciascuno dei sei imputati, identificati grazie alle immagini delle telecamere di controllo del museo (e di altre zone della città), e incastrati dalla presenza dei loro telefonini, che hanno agganciato la cella vicino al Ducale proprio in concomitanza del furto. Secondo il magistrato non vi è alcun dubbio sulla responsabilità di tutti nel clamoroso furto. Le telecamere del Ducale hanno ripreso i loro volti fin dal 28 dicembre del 2017, quando fu effettuato il primo sopralluogo. L'unico a non aver messo piede al museo è Grbavec, l'autista, immortalato a piazzale Roma.
LA DINAMICA DEL COLPO
Il primo tentativo di furto, non andato a buon fine per la presenza di troppi turisti nella Sala dello Scrutinio, risale al 30 dicembre: Tomic cerca invano di aprire la teca, mentre Mladenovic fa da palo, Durkin e Grgic danno copertura al complice. Il 2 gennaio 2018 la banda torna in azione con lo stesso copione: Tomic questa volta riesce ad aprire la teca, ma un sorvegliante si accorge dei movimenti sospetti e fa intervenire un addetto della sicurezza, costringendo i componenti della banda ad andarsene a mani vuote. Il giorno seguente Durkin e Grgic non fanno ritorno al Ducale in quanto, visti dai sorveglianti, potrebbero suscitare sospetti. Mentre Mladenovic controlla che non arrivi nessuno, Tomic riesce finalmente ad afferrare spilla e orecchini (lasciando una preziosa collana di perle, evidentemente non richiesta da chi ha commissionato il furto) per poi salire al piano superiore, dove consegna il malloppo a Perovic che si dà alla fuga.
I gioielli erano assicurati e, di conseguenza, i Lloyds sono stati costretti a versare quasi 7 milioni di euro al proprietario dei preziosi: ieri la compagnia assicurativa, costituitasi parte civile al processo, ha chiesto al giudice di condannare Tomic e Mladenovic a risarcire l'ingente ammontare. Anche se le possibilità di recuperare la somma sono scarsissime.
La difesa degli imputati parlerà il 20 settembre, quindi è attesa la sentenza.
Gianluca Amadori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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