Fare previsioni sulla fine dell'emergenza Coronavirus e la riapertura delle attività

Domenica 5 Aprile 2020
Fare previsioni sulla fine dell'emergenza Coronavirus e la riapertura delle attività produttive è molto difficile e complesso. Sappiamo che le prospettive per la nostra economia sono drammatiche, con il rischio concreto di perdere nel 2020 - ed è una stima ottimistica - oltre 50 miliardi di consumi, pari ad un calo del 5,7% che per il Veneto arriverebbe addirittura ad un -6,5%. Intere filiere in questi due mesi hanno azzerato i propri fatturati. Penso a quella del turismo, che tra marzo e maggio avrà perso circa 90 milioni di presenze, ai tour operator, alle agenzie di viaggio, alla ristorazione e ai pubblici esercizi, che perdono 8 miliardi al mese, ma anche al comparto dell'automotive, all'abbigliamento e al settore culturale e ricreativo. Il commercio si è sdoppiato dolorosamente. Da una parte chi ha dovuto chiudere, nel rispetto delle regole sanitarie, paralizzando così la propria attività con perdite rilevantissime e prospettive di riapertura drammaticamente incerte. E chi invece, pur tra mille difficoltà, compresa quella di reperire gli opportuni dispositivi di sicurezza, continua a fornire alle famiglie servizi essenziali. E mi riferisco, in particolare, alla distribuzione alimentare e al comparto dei trasporti e della logistica. Per questo, sin dal varo del decreto cura Italia abbiamo sollecitato il Governo e l'Europa - a fare di più, molto di più e subito. Abbiamo chiesto di attuare meccanismi straordinari di indennizzo e di rendere subito operative le misure perché ora la prima cosa da fare è garantire liquidità alle imprese. Inoltre vanno semplificati al massimo tutti gli iter burocratici che in questo momento rappresentano un freno inaccettabile. In questa direzione vanno sia l'accordo che abbiamo siglato con Intesa Sanpaolo che mette a disposizione 2 miliardi per immettere subito liquidità e facilitare l'accesso al credito delle micro, piccole e medie imprese del terziario di mercato, sia l'intesa sottoscritta con l'Abi e le altre parti sociali sulla cassa integrazione per riconoscere a milioni di lavoratori una rapida anticipazione dell'importo del trattamento d'integrazione salariale. Ma bisogna fare ancora di più. Serve una moratoria delle scadenze molto più ampia ed inclusiva, occorre tenere conto anche dei tributi locali e dei tanti che non rientrano nelle attuali previsioni di sospensione, va rivista al rialzo la soglia massima dei 2 milioni di euro di ricavi per l'accesso al regime di sospensione delle scadenze fiscali. Così come riteniamo inadeguato lo stanziamento previsto per l'indennità ai lavoratori autonomi e professionisti. Serve, insomma, che tutte le imprese del terziario di mercato siano messe nella condizione di ripartire garantendo così i livelli occupazionali. In sintesi va messo urgentemente in campo un progetto italiano, sostenuto con forza anche dalla Ue, per assicurare in primis liquidità alle imprese, semplificazione, innovazione, alleggerimento delle tasse, investimenti pubblici e sostegno ai consumi. Ma bisogna agire subito perché i tempi di reazione si accorciano e la nostra più grande preoccupazione, una volta superata l'emergenza sanitaria, è che molte imprese non abbiano la forza per riaprire la loro attività. E questa è un'ipotesi che va scongiurata a tutti i costi attraverso uno sforzo straordinario a tutti i livelli del nostro sistema Paese chiamato a vincere una sfida senza precedenti decisiva per il suo futuro.
*Presidente nazionale Confcommercio
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