Fanghi fermi, la rabbia di Brugnaro

Sabato 30 Maggio 2020
L'APPUNTAMENTO
VENEZIA In cabina di regia del Mose si consuma l'ennesimo scontro Venezia-Roma, con la sensazione che si sia creato un asse che anzichè congiungere, allontana sempre di più.
E la miccia che ha scatenato l'incendio è stato il protocollo fanghi, il documento di emergenza per Venezia e per la salvaguardia della morfologia lagunare, messa in pericolo dall'Aqua granda e da un virus che ha bloccato molti interventi di manutenzione.
La notizia, per l'ennesima volta, che a Roma il documento è ancora impigliato nei meandri della burocrazia è stata la molla che ha fatto perdere la pazienza al sindaco Brugnaro, collegato ieri mattina con la Prefettura e i vertici dei ministeri romani, oltre che con il supercommissario Elisabetta Spitz e il provveditore alle Opere pubbliche Cinzia Zincone per il consueto aggiornamento a cadenza mensile sullo stato dei lavori..
Sì, perchè il protocollo doveva essere pronto a luglio dell'anno scorso, visto che era imminente una decisione sulle grandi navi con il vecchio governo. Invece poi i tempi erano slittati. Con il nuovo anno era arrivato l'atteso parere dell'Istituto superiore di Sanità e trionfalmente era stata annunciata la firma del protocollo - pronto da mesi - da parte dei ministeri il 13 febbraio scorso, che avrebbero dovuto adottarlo con un decreto interministeriale. All'orizzonte c'era quel Comitatone che doveva tenersi a Roma prima di Natale, rinviato poi al 4 marzo e congelato dal Covid19 a data da destinarsi.
Poi il nulla, fino a ieri, quando ha fatto capolino in videoconferenza una dirigente del Ministero dell'Ambiente che ha esordito dicendo «ci stiamo confrontando per approfondire il testo elaborato dai ministeri per effettuare ulteriori passaggi...»
IL SIPARIETTO
A quel punto Brugnaro non ci ha più visto e si è scagliato contro la funzionaria e i tempi romani, chiamando a sostegno anche il presidente del Porto, Pino Musolino, che è sbucato in collegamento a dargli manforte, facendo presente quanto quel documento sia indispensabile, ma pessimo nella stesura.
E quanto sia necessario intervenire urgentemente negli scavi, per evitare che i canali si interrino e il porto rischi di perdere ulteriori fette di mercato.
Tanto che è stata presa in considerazione anche l'ipotesi della dichiarazione di uno stato di emergenza della laguna con la quale il Provveditorato alle opere pubbliche potrebbe, in caso di necessità, arrogarsi la responsabilità di effettuare gli scavi. Con la clausola - che è la linea guida del nuovo protocollo - di utilizzare dei criteri di asportazione dei fanghi e successivo stoccaggio in modo da non peggiorare l'equilibrio ecotossicologico dell'area in cui si va a intervenire.
I LAVORI
Si è parlato anche del Mose, del cronoprogramma dei lavori e soprattutto dei pagamenti alle imprese.
Incalzato dall'assessore regionale Roberto Marcato, infatti, al commissario del Consorzio Venezia Nuova Francesco Ossola che aveva tentato di rispondere in modo evasivo è stato strappato l'impegno di predisporre entro un mese lo scaglionamento dei pagamenti del pregresso a chi ha lavorato.
Il commissario Spitz ha insistito sul tema della necessità di tracciare una procedura di attivazione dei sollevamenti, soprattutto per quanto riguarda la responsabilità delle decisioni. Per il programma dei lavori, invece, sono state confermate le date delle prossime movimentazioni, il 31 maggio a Chioggia e Malamocco insieme e il 30 giugno per la prova generale con tutte le schiere contemporaneamente, in vista dell'autunno, quando dovranno essere testate in condizioni meteomarine simili a quelle di emergenza.
E si sono fatte presenti alcune difficoltà, in particolare la necessità della modifica della porta della conca di navigazione lato laguna di Malamocco e la necessità di riparare alcune tubazioni in galleria.
Raffaella Vittadello
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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