Falconera isola magica da salvare

Mercoledì 15 Luglio 2020
Falconera isola magica da salvare
L'IMPRESA
Tra queste fragili barene, battute dallo scirocco e minacciate dall'acqua alta hanno deciso di costruire il loro futuro. E se la Laguna si salverà, sarà anche grazie a loro. Martina e Anna Sarzetto, trevigiane, 31 e 27 anni, hanno ricevuto in eredità la Valle Falconera, una piccola isola di fronte al Cavallino, dal nonno. E tre anni fa hanno fatto una scelta di vita radicale. «Abbiamo trascorso l'infanzia in questo luogo. E oggi vogliamo recuperare l'isola, impiantare un'azienda agricola e aprirla al turismo responsabile».
LA SCOPERTA
Essere accolti in cucina da un gallo? Anche questa è Valle Falconera. Robinson è uno degli abitanti di quest'oasi fragile e bellissima a una manciata di minuti in barca dal Cavallino, in quella Laguna piena di scoperte e meraviglie e così bisognosa di tutela. Un habitat che invita al silenzio e al contatto con la natura. Ma che, oltre l'aspetto scenografico, nasconde il durissimo lavoro quotidiano di difendere gli argini dal moto ondoso, tutelare le valli di pesca e reimpiantare la coltura della vite, dei peri e dei fichi ma soprattutto del carciofo violetto. In questo luogo in cui la campagna incontra la laguna, Anna e Martina hanno deciso di vivere. Salvando l'isola dal degrado, riportando l'apicoltura, l'orticoltura e la pesca in valle. E aprendo ad un turismo consapevole e responsabile.
L'EREDITÀ
«Abbiamo ricevuto la valle in eredità da nonno Ernesto. E tre anni fa, abbiamo deciso di trasferirci» spiegano. Laurea in economia per Martina e studi di architettura per Anna, le due ragazze sono nate e vissute a Treviso. «Il nonno aveva un panificio a Casale sul Sile, un allevamento di cavalli a Musile di Piave e comprò nel 1976 quest'isola come regalo a mia nonna per i 25 anni di nozze».
Con la scomparsa del nonno, nel 1995, è stato impossibile curare l'intera superficie e i cinque edifici rurali che insistono su una terra circondata da lagune. La valle si sviluppa infatti su cento ettari, ottanta di acqua e venti di terra. Papà Paolo si divideva tra il panificio di famiglia e l'isola, ma il vero progetto è nato nel 2017, quando le due ragazze hanno deciso di trasferirsi alla Falconera e farla rinascere.
OASI DELICATA
Tutta l'area è un'oasi naturalistica, un mondo ricchissimo di agrifauna. Le due sorelle hanno reintrodotto l'apicoltura, cui è destinata un'area dove non avviene lo sfalcio. E nelle superfici lasciate brade ai margini si possono vedere il falco, la faina, la volpe, le tartarughe palustri.
«È un mondo tutto da scoprire: qui c'è la beccaccia di mare e il martin pescatore - sottolinea Anna - E ogni anno centosessanta nidi di gruccioni migrano dall'Africa e fanno il nido sottoterra proprio sugli argini dell'isola».
Notevoli cure richiede il frutteto, con piante autoctone. «Abbiamo recuperato meleti e peri e meri cercando di strapparli anche alle ultime acque alte che hanno inondato la valle. Gli orti ci stanno dando soddisfazione. Abbiamo reimpiantato il carciofo violetto di Sant'Erasmo, gli asparagi e i pomodori del Cavallino».
L'acqua infine è una componente determinante del fragile ecosistema. Qui Anna e Martina hanno ripreso l'attività di peschicoltura con orate, branzini, cefali e alcune sperimentazioni sulle ostriche. «Purtroppo però la rottura degli argini durante l'ultima Aquagranda ci ha fatto perdere due anni di lavoro». Mentre Martina si divide tra l'isola e il panificio di famiglia, Anna e Andrea sono semistanziali sull'isola. «Combattiamo ogni giorno con le difficoltà di una natura generosa ma problematica, però la passione per queste terre fragili e bellissime anima tutte le nostre attività» conferma Andrea.
PIACE AGLI STRANIERI
La locazione turistica, infine, è stata aperta nel 2018, e l'isola è amata soprattutto dal turista straniero che qui trova un luogo in cui perdere il senso del tempo e dello spazio a una manciata di chilometri dall'ambiente urbano. Anna e Martina sono fiere di una scelta coraggiosa e fuori dal comune, sostenute dai genitori.
«Destineremo la nostra vita alla protezione di quest'isola - concludono le sorelle Sarzetto - Ma vorremmo ricordare anche alla politica che la laguna non è solamente Venezia, e che qui è fondamentale una manutenzione capillare. Bisogna cercare di porre un argine al turismo cafone, alla velocità che uccide le barene e gli argini. Crediamo che molte persone, oggi, inizino a capire la nostra battaglia a tutela di questo ambiente meraviglioso».
Elena Filini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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