Ex emeroteca giù: due fazioni

Lunedì 12 Aprile 2021
Ex emeroteca giù: due fazioni
PIAZZA FERRETTO
MESTRE «Il palazzo non va abbattuto, ma rilanciato». Il presidente della Municipalità di Mestre Carpenedo Raffaele Pasqualetto e il suo predecessore Vincenzo Conte, da sponde politiche opposte (rispettivamente Lega e Pd) convergono nell'opporsi all'ipotesi di demolizione dell'ex centro civico ed emeroteca di piazza Ferretto. Ipotesi che ieri, su queste colonne, ha sostenuto lo storico Sergio Barizza, già direttore dell'archivio comunale e responsabile dell'archivio del Duomo, che ha ricordato: «Già quando fu costruito nel 1925 l'allora sovrintendente Gino Fogolari aveva detto di soprassedere per non soffocare il duomo di San Lorenzo e la Scoletta dei Battuti. E quando il Comune lo acquistò, nel 1978, scrisse in delibera che lo comprava proprio per buttarlo giù».
I COSTI SOSTENUTI
Una circostanza che, tuttavia, non convince il presidente della Municipalità di oggi e di ieri. «Sarebbe un errore afferma Pasqualetto e penso che potrebbe anche aprirsi un'indagine della Corte dei conti dal momento che l'Amministrazione ha investito molte risorse pubbliche negli anni, per farlo suo e per adeguarlo alle varie funzioni a cui è stato destinato». L'edificio, nato nel 1925, già sede della Banca Cattolica, ha ospitato il Consiglio di quartiere del centro, poi gli uffici della Municipalità e soprattutto l'ex emeroteca dove in tanti, ogni giorno, si trovavano per leggere i giornali e stare in compagnia. «Il fatto che siano andati deserti due bandi per affidare l'immobile in gestione non ci deve far desistere dal percorrere questa strada continua Pasqualetto Probabilmente la chiamata va rivista, magari frazionandola per piani: penso che lì potrebbero coesistere una destinazione commerciale al piano terra e direzionale in quelli superiori. Una parte, perché no, potrebbe essere mantenuta anche dal Comune. Si può trovare la quadra costruendo una collaborazione tra più attori».
Anche Conte è contrario alla demolizione. «L'ex centro civico potrebbe diventare la casa delle associazioni culturali come l'ex casa del boia in via Olivi lo è diventata per quelle socio-assistenziali sostiene In centro, poi, c'è bisogno di spazi di incontro, anche per presentazioni e pubblicazioni. Quando facemmo la mostra dei presepi a piano terra fu un successone di pubblico. Quello è un posto strategico, che ti induce a entrare anche solo per curiosità, perché passeggi da quelle parti. Vi potrebbero finalmente trovare adeguata collocazione anche le opere di Urbani De Gheltof miseramente lasciate in un magazzino al rione Pertini. Insomma, idee ce ne sono. Peraltro a me pare che l'edificio abbia un suo valore architettonico mentre non mi sembra che il Duomo abbia un pregio tale da giustificarne l'abbattimento. L'importante sarebbe che il Comune non si incaponisse a volerlo dare in gestione, i due tentativi andati vuoto confermano che non è la soluzione. Quel luogo deve restare pubblico».
RECUPERO STORICO
Letto l'appello di Barizza, anche il venezianissimo Maurizio Crovato, giornalista e già consigliere comunale nella passata consiliatura nelle file della lista del sindaco Luigi Brugnaro, ha pubblicato un post di condivisione sulla sua pagina Facebook. «Ha perfettamente ragione, l'ex emeroteca va demolita si legge Per diverse ragioni: maggior visibilità estetica al duomo e all'ex Scoletta, per un recupero della natura anfibia di Mestre con una migliore valorizzazione dell'acqua del Marzenego che lì è stata riportata alla luce; perché piazza Ferretto, già piazza Maggiore, recuperi una sua maggiore dignità storica; per dare più visibilità al vicino M9», precisa dando fiato al dibattito. «Con sindaco Massimo Cacciari ci provammo interviene Laura Fincato, già assessore nelle Giunte di centrosinistra e ci spiegarono che un bene acquistato e dentro il bilancio del Comune o si vendeva oppure si teneva Demolirlo significava depauperare di un bene e rischiare». Linea, quest'ultima, che a quanto si sa sarebbe condivisa anche in seno all'attuale Giunta, dove la demolizione non è mai stata all'ordine del giorno.
Alvise Sperandio
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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