Euripide smontato e rimontato per l'uomo d'oggi

Venerdì 11 Ottobre 2019
TEATRO
«In uno spazio fuori dal tempo ma nel tempo si svolge tutta l'azione scenica, per compiere un viaggio che sembra destinato a lasciarci nello sconforto tragico più totale. E quando l'unica via di uscita in un mondo sempre più feroce sembra essere la morte, sorprendentemente, saranno la pietà e il perdono l'ultima possibile strada da percorrere per l'umanità». Il regista Andrea Chiodi introduce così lo spettacolo che il CtB propone in prima nazionale nel programma del 72. ciclo di spettacoli classici all'Olimpico di Vicenza. Secondo il regista, l'Ecuba riscritta ricorda Testori. «Tutto infatti sembra affiorare e prender vita dai ricordi». E aggiunge: «L'immaginario dello spettacolo converge nel mettere in dialogo e a volte in conflitto l'aspetto eterno del pensiero di Euripide con le varianti e novità inserite da Marina Carr che ci permettono di scandagliare il cuore dei personaggi del mito fino ai loro cedimenti».
LA DRAMMATURGIA
La drammaturgia della Carrù - ancora sconosciuta in Italia, mai rappresentata prima - attraversa e reiventa l'originale euripideo, con una scrittura tesa ed ipnotica, per ritrovarne un messaggio che continua a parlare all'uomo contemporaneo. L'autrice (che sarà presente a Vicenza) compie un'ardita operazione di rimontaggio dei materiali della tragedia antica, costruendo una vertiginosa narrazione ad incastro tra i personaggi che diventano narratori di una vicenda terribile e umanissima. Ecuba e Agamennone, Cassandra e Polissena, Polimestore, Odisseo, Polidoro, Neottolemo danno voce a una vicenda di guerra e sopraffazione terribile, che si ripete senza fine nella storia umana. Il risultato è un racconto dal ritmo serrato e concatenato, nel quale le descrizioni accurate delle azioni, dei delitti, delle passioni e degli affetti rimbalzano da un personaggio all'altro, disegnando un mito sanguinoso ed eterno che progressivamente si reinventa e ricostruisce nella lotta verbale dei protagonisti.
Nell'opera dai toni forti rivive il senso del tragico degli antichi e dei contemporanei. Sulla scena palladiana si stagliano l'universale disperazione di una madre, la lotta dei figli, la crudeltà del potere, la solitudine e l'umiliazione dei vinti. «Dominante e ineluttabile resta il tema della guerra si legge nelle note allo spettacolo - non più come fatto storico o mitologico, ma come scontro diretto e feroce nella mente dei personaggi, un conflitto che diventa sempre più privato e interiore».
Giambattista Marchetto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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