Esmeralda, centina a 54 anni. Ma è già laureata

Sabato 19 Agosto 2017
Si stanno giodendo le meritate vacanze, prima dell'inizio dell'università, gli studenti reduci dalla maturità nelle scuole superiori del centro storico, E tra questi, ancora centini. Al Marco Polo c'è stata Petra Codato, (5C) che vuole continuare ad impegnarsi nello scrivere. «Sin da piccola mi sono appassionata alla scrittura - si racconta Petra - le figure professionali alle quali ambisco sono giornalista, saggista o autrice di romanzi, se ne avrò la possibilità. Per ora sceglierò la facoltà di Filosofia a Ca' Foscari. Ho già avuto piccole e grandi soddisfazioni al liceo, nell'ambito della narrativa: il mio racconto E intanto l'acqua scorreva nella Kolymbetra, si è classificato tra i primi dieci nel concorso L'Italia del Fai». Due centini al Barbarigo, istituto che si occupa di servizi per l'enogastronomia e l'ospitalità alberghiera: Esmeralda Dolor e Leonardo Simionato. Esmeralda ha sostenuto l'ultima prova della maturità, a 54 anni, accompagnata dal figlio diciassettenne che frequenta lo Zuccante; ha seguito il corso serale perché lavora in Comune come mediatrice culturale. «Mi sono già laureata in letteratura nelle Filippine, il mio Paese d'origine - afferma - Ho affrontato questa nuova avventura al Barbarigo per imparare meglio l'italiano e perché mi piace moltissimo cucinare». «Sono stato scelto dal Barbarigo per partecipare ad un contest in ottobre - rivela Simionato, di Spinea - prova per ottenere una borsa di studio che mi permetta di affrontare un master di cucina italiana a Vicenza: 13mila euro offerti dagli sponsor. Se non va sceglierò la Alma di Parma, scuola internazionale di cucina e pasticceria. Anche il settore dei cocktail mi interessa molto, un pallino che ho sempre avuto». Infine, le parole che ogni docente vorrebbe sentire. «Sono orgoglioso dei miei professori - conclude Leonardo - ne annovero di mitici, come gli insegnanti di italiano e di matematica; mi hanno sempre aiutato ed incoraggiato con il loro modo di insegnare, e con sguardi e parole che diventavano metaforiche e continue pacche sulle spalle».
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