Esiste ancora la famiglia tradizionale? O è entrata definitivamente in crisi

Mercoledì 30 Settembre 2020
Esiste ancora la famiglia tradizionale? O è entrata definitivamente in crisi per il moltiplicarsi delle forme di convivenza, incluse anche quelle fra persone con lo stesso orientamento sessuale? Tutto ciò riguarda anche aree di più lunga tradizione cattolica del Nordest, come il Veneto e il Trentino? Se allineiamo quanto ci raccontano i demografi e i sociologi, le trasformazioni della famiglia sono iniziate negli anni Settanta. Una data può essere considerata l'inizio: il referendum sul divorzio del 1974. Come si ricorderà, il Veneto e il Trentino-Alto Adige, anche se di misura, si schierarono contro il divorzio, il Friuli-Venezia Giulia, più nettamente, a favore. Un segnale di una nuova transizione demografica, una fase di cambiamento della famiglia e, in generale, delle relazioni di coppia. Per molti anni è stato lento. Ha conosciuto un'accelerazione negli ultimi quindici anni. Oggi sono sotto i nostri occhi. Ne parliamo spesso, fra lo sgomento o la sorpresa, nel constatare ciò che i dati dell'ISTAT ci ripetono ormai da qualche anno: ci si mette insieme senza passare per un matrimonio; la convivenza tende in parte o per un lungo periodo a sostituire l'unione basata sul matrimonio; in ogni caso, il momento del matrimonio è spostato in avanti e, quando ci si decide a sposarsi lo si fa sempre più con il rito civile (che anche nel Nordest Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia - ha ormai superato quello religioso); nascono (pochi) sempre più bambini da genitori non sposati; infine, si diffondono sia coppie che non convivono stabilmente sotto lo stesso tetto sia vari modi di stare assieme (fra famiglie multiple e ricostituite), comprese quelle di persone dello stesso sesso. Eppure se chiedete ai giovani cosa pensano della famiglia, vi rispondono che per loro è importante e che vorrebbero metterla su volentieri, se avessero qualche prospettiva di un lavoro stabile e serie politiche familiari di sostegno concreto per i figli (a cominciare dagli asili nido e così via). D'altronde il 70% dei genitori con figli (da 0-12 anni) continuano nel Nordest a risiedere vicino alla casa dei nonni, veri ammortizzatori sociali, ma memoria vivente di un legame di sangue che continua, nonostante tutto, ad essere ancora stretto e profondo. Un quadro complesso, dunque. L'aspetto nuovo è che tali processi non sono avvertiti come strani: in meno di venti anni, infatti, cala ancora la convinzione che per fare famiglia ci si debba sposare in chiesa, così come scende anche l'altra di farlo, almeno, in municipio. Aumenta e di tanto il numero di quanti ritengono che per fare famiglia, basta convivere. A questo punto, la mentalità collettiva si è adeguata alle trasformazioni sociali e culturali che sono avvenute nell'arco di due generazioni, nel respiro corto della storia.
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